Facciamo Casini

Parlo solo della forma, a me l’espressione del concetto della riduzione del danno espresso da Casini, quello per cui si è accettata la legge salvaBerlusconi sottostando al ricatto della maggioranza, ma per evitare danni peggiori al paese è piaciuto.

Lasciamo stare tutte le critiche – prima fra tutte: e quelle che hai votato prima? –  mi sembra un esempio molto raro del dire le cose come stanno: quelle cose-che-non-si-devono-dire, fingendo che le magagne della politica siano il sacrosanto principio del male minore (che tutti sanno), e non altre (che quasi tutti sanno)

Sarebbe anche una cosa educativa, che in politica – per il bene della comunità – si deve sottostare ad alcuni ricatti. Diciamolo, Berlusconi fa i propri interessi, ma anche noi non facciamo i nostri interessi di opposizione, cerchiamo di fare quelli di tutti.

Ho idea che se si fosse detta la stessa cosa su quei 67 furbetti del quartierino+Previti, che era un ricatto di Forza Italia (qualcuno non l’ha capito?) per far passare l’indulto, un provvedimento necessario per lo stato di diritto, questo sarebbe stato accolto con meno diffidenza.

È anche non facendolo che si creano Di Pietri, Grilli e Travagli, che fanno molta strada (e carriera) a “scoprire” l’ovvio: l’inciucio sarebbe che è stato un ricatto di Forza Italia? Sì, embè?

Rule Britannia

David Cameron, candidato dei Tories, che stanno mettendo in seria difficoltà Gordon Brown. Ad averci una destra così, qui in Italia, si potrebbe anche pensare di votarli, invece abbiamo la deresponsabilizzazione (molto cattolica) di Berlusconi:

We as a society have been far too sensitive. In order to avoid injury to people’s feelings, in order to avoid appearing judgemental, we have failed to say what needs to be said. We have seen a decades-long erosion of responsibility, of social virtue, of self-discipline, respect for others, deferring gratification instead of instant gratification.

Instead we prefer moral neutrality, a refusal to make judgments about what is good and bad behaviour, right and wrong behaviour. Bad. Good. Right. Wrong. These are words that our political system and our public sector scarcely dare use any more. Of course as soon as a politician says this there is a clamour – “but what about all of you?” And let me say now, yes, we are human, flawed and frequently screw up.

Our relationships crack up, our marriages break down, we fail as parents and as citizens just like everyone else. But if the result of this is a stultifying silence about things that really matter, we re-double the failure. Refusing to use these words – right and wrong – means a denial of personal responsibility and the concept of a moral choice.

Scippato da Leibniz

Seguite quella macchina

Ieri ero alle 4 di notte in motorino sulla Trionfale, passa una volante della polizia a tutta velocità sull’altra corsia: il poliziotto dentro (alla guida) si affaccia, e ci vede. Fa inversione con tanto di cigolìo delle gomme in un punto da ritiro della patente, prende la nostra direzione di marcia, accelerando, inchioda davanti a noi e la poliziotta – classico poliziesco, uomo alla guida donna passeggero – ci chiede «avete visto sfrecciare una Porsche grigia». Noi, omertosi, diciamo che non-abbiamo-visto-nulla (purtroppo è vero).

Pensavo che  solo nei film i poliziotti dicessero sfrecciare.

Prefazione

Come vedete dal bannerino qui a sinistra, la destinazione alla quale accennavo qui è stata decisa. La partenza è fissata per il 14 luglio: prima di quella data comincerò un Diario dalla Palestina (al momento non è ancora attivo), raccontando quello che ho fatto nel frattempo.

Un paese di maschilisti

La cosa peggiore di questo litigio fra piloti aerei che leggo da Gilioli, è che il terzo, quello della torre di controllo, quello che sembrava il più ragionevole, chiude la conversazione chiedendo di non usare quel linguaggio «perché ci sono donne che ascoltano la frequenza».

Senza perdere la tenerezza

Di solito le notizie che non hanno bisogno di commento, quelle per cui è ovvio rallegrarsi o intristirsi, non le commento. Dicono tutto gli altri, e questo non è un blog che dà notizie, ma che – ogni tanto – le commenta.

Però facciamo un’eccezione: che bella notizia.

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L’idea che le FARC si siano fatte fregare dalle magliette di Che Guevara è una nemesi, evocativa conclusione della storia di questa donna prigioniera di farabutti prigionieri della loro ideologia.

Questa foto mi è sempre piaciuta moltissimo, ora la metto:

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