Attraverso Akille ho scoperto questo genio assoluto:
…ogni laureato in filologia romanza si cimenta in cose del genere…
…con risultati decisamente disastrosi…
poveri i bambini che finiscono nella squadra avversaria
Attraverso Akille ho scoperto questo genio assoluto:
…ogni laureato in filologia romanza si cimenta in cose del genere…
…con risultati decisamente disastrosi…
‘Notizia brumoral’ quale sarebbe / che il Mutu perde il Chelsea, non il vizio? / Già ben tu lo sapea che non giulebbe / ma bianco polverin pippava il tizio.
Non posso che rispondere per le rime:
Presidente che pippa già noi s’ebbe,
Lo Dieci ‘i fece nuovo sodalizio
di quel gittar memoria sol potrebbe
l’imberbe fenomen Seferovizio
io non mi ci sono mai cimentato, proprio per evitare i risultati disastrosi… però Seferovizio mi è piaciuto 😉
Miglior’è ‘fenomén’ per eufonia
per dir del garzon novo del Prandelli;
ma’l fatto è che voialtri come pria
pigliarvi vi faceste pei fondelli.
O forse hai già scordato L’Animale
(ch’altri non oso riferirgli nomi)
che i balli elesse in Rio del Carnevale
in loco dei cimenti trapattoni?
oh ma non se ne accorge nessuno che è “brOmUral”?
e Giovanni, perdona, ma gli accenti del tuo primo endecasillabo non mi convincono proprio per niente
@ Chelidon:
Io tacevo perché il ragazzo va incoraggiato, sennò non mi gioca più >;-)
Chelidon scrive::
Ho corretto!
Shylock scrive::
Zitto tu, che non solo hai cambiato le rime (e allora liberi tutti!), ma m’hai pure spacciato un dodecasillabo!
@ Giovanni Fontana:
Perché Giovan più meco non favelli
come solevi far sino a poc’anzi?
Omai t’è noto con dolor che quelli
da sé e d’altrui nomati qual ‘romanzi’
a guisa adoperiamo di livelli
ai pie’ de’ zoppi scranni (e non son ganzi)
noialtri, quei che la German favella
proclaman sopra ad ogni cosa bella.
Io nacqui nella terra del Cangrande
ma mosso fui da un sentimento nuevo
poi che Chiampan lasciocci in mutande
ed ora il cor mi batte sol pel Chievo.
Eppur mi molce il tuo dolor si grande
pel tradimento dello Dacio pravo
mentre Tavano parmi idea bislacca
buona semmai per punger una vacca.
PS: un dodecasillabo? E dove, di grazia?
Nell’arte del dittar sembravi bravo
Invece hai difficoltà a contare
Dici pur «Io speriam che me la cavo»
Ma undici con dodici vai a scambiare
Non è da te, Giovan, essere ignavo
e limitarti ad un vacuo cianciare;
mostrami tosto il loco ov’io sbagliavo
sicché mai più in quel debba fallare.
Lo tristo articolo ponesti innanzi
a lo turpissim brà silo Animale.
Non già che gli fosse immeritato, anzi!,
ma a tal cagion fallasti ‘l decimale.
Corruccio non ti voglio, bensì allegria;
te ‘n faccio sconto: però che, in Firenze,
vostra minuta compagin clivense,
sempre c’ispirò sol larga simpatia.
‘O forse hai già scordato’ sono sette,
se ‘l’Animale’ aggiungi fanno undìci.
Le sillabe son giuste e anco ben dette:
non v’ha ragione in quello che tu dici.
La giusta soluzion sol non raggiungi?
T’aiuto io, ché non ti voglio male:
‘forse’ con ‘hai’ per sinalefe giungi
ed ecco articolato l’Animale.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Scialòcco di com ‘l verso non strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quand’ei disse con piglio sì deciso
“‘O forse hai già scordato’ sono sette”
quasi a dir che quel tanto gli sia inviso
lo dittator che la Comedia dette
financo a prenderlo davver per fesso
e contestar quel ch’ei nel Poema mette.
Scialòcco ver polemico indefesso
fuggirà , augùro, dire sì arrogante
– s’almeno avesse messo un circonflesso! –
«fallava nel contar anco Alighier Dante».
Ã’m pratìco ‘l cognosco di c’ho detto
vorrà prova: già lo vedo qual infante,
poscia ch’abbi ‘l corrente “pòsto” ‘nviato,
recriminar «sito ov’è esto concetto?»;
è du’ versi pria de lo meo citato:
“del nostro amor tu hai cotanto affetto”.
Vado a dormire!
così al volo, direi che Giovanni infila un paio di dodecasillabi (almeno “vorrà prova”, emendabile con ‘l al posto di lo; e “corruccio non ti voglio”, ove basterà un vo’ al posto di voglio – a meno che, ma non oso pensarlo, intendesse far sineresi delle ultime due di allegria)
Scialocco mi pare abbia ragione, nella diatriba (accento sulla a o sulla i?)
ma così, tanto per rendermi simpatico a tutti, segnalo che bara su una rima: nomi / trapattoni (che va inteso come trapattonî, vero?)
Giovanni, ti prego, correggi il brumoral del titolo in bromural: devo chiedertelo in metro?
@ Chelidon:
Ben meglio sa contare Chelidòn
Che’l Gioà n che fiate molte in dodèca
incorse già ; ma tacquimi io bon
di simil cacofonica ciofeca:
appellerammi per questo ‘cojon’?
Se in ‘trapattoni’ schifo il circonflesso
con ciò sia cosa che non sono fesso.
Messer Giovà n, chied’io, non per iattanza:
‘Dich’io, s’ancor di favellar m’en prieca:’
al limitar superno de la stanza
aggiungi, che completa sia la spieca.
Se poi citar tu vuoi lo Sommo Dante
credendo (e a cagion) non abbastante
la scienza tua, vedrai che all’istante
Scialocco citeratti sanza chieda
‘che più che tutte l’altre bestie hai preda’
e un altro che sebben da te non sieda
è dir che nel pensier sempre mi frulla:
‘perché per ira hai voluto esser nulla?’
@ Shylock:
Torno sicuramente la prossima settimana, ma ti voglio in terzine.
Su Allegrìa tenete ragione.
(su “Tu hai”, invece no)
@ Giovanni Fontana:
In genere non mi piace fissarmi dentro un solo schema metrico: capita che l’ottava rima, in questo preciso momento, mi garbi per concisione ed efficacia, domani chissà .
P.S. Sicuro di voler continuare? 😉
Shylock scrive::
Certo. Per l’ottavina, però, non ho lo stesso orecchio.
Fra un’oretta ho un po’ di tempo, e torno di qua!
Giovanni Fontana scrive::
Vabbé, intanto beccati questa:
Io la Ragion non la voleva avere
è dessa che mi s’offre qual baldracca:
all’uso del poeta volentiere
(ch’anzi lo disputar a lungo fiacca)
lasciar convien decidere s’è d’uopo
che quivi o quinci in verso avanti l’acca
ch’inizia la parola che vien dopo
unire oppur disgiungere, secondo
il tempo, l’occasione o lo scopo
com’è normale avvenga in questo mondo
che però in questo è riputato bello
non tanto è solamente perch’è tondo
ma accomodare suol e questo e quello.
In tali e in altri simil modi cento
Dante dittar solea, mio garzoncello
gentil, ma poco nel dittare attento.
Finalmente vieni giù anche tu di terzine!
Diamo di sonetto.
*
Ciuco somaro o asino oppure sciecco,
come noman esta bestia con la soma
quei che primi lo “sì” fécer idioma,
quivi quei ruzzola in dicer ove pecco;
Agil cosa è risolver battibecco
e inficiare il di lui non dotto assioma,
quand’ei andò lamentando che si noma
endecasillabo sol s’ha suon secco.
Ei esige ton su quarto o sesto accento,
ma lo sa ben: l’inane infranta norma
da Dante in dar a su’ Comedia forma
Delle due l’una dica «me ne pento»,
regla s’accoglie, o tutte o se ‘n fa senza:
non s’elegge una a propria convenienza.
Non discutea dove l’accento cada
ma la lunghezza in sillabe del verso
o liberal consumator di biada
con lunghe orecchie e cranio vuoto e terso
non puoi mutar secondo che t’aggrada
de la question il dritto ed il roverso.
Ver tu potrai lo giovincello tocco
da scienza altrui lo Sommo ed altri nomi
con l’illusione d’intortar Scialocco
citar da mille e forse dieci tomi
con fare assai pedante e un poco sciocco
ma io ben me ne sbatto li c-
Chi sa la retta via pur devierÃ
sanza timor che poscia smarrirà .
(Sfuggito t’è ch’a ‘nuevo’ e ‘Chievo’ ‘pravo’
con imperfetta rima accompagnavo.)
Shylock scrive::
In esto loco lamentavi venial
mia imprecisione in su la quarta o sesta
nel riferitelo sarò sì giovial:
la tua magagna fu inver proprio questa.
Fu Chelidon, non io, a fare obietto
all’uso disinvolto de l’accenti:
con lui, allor, o dittator inetto
se credi e sei capace ne lamenti.
Io feci della discussion l’obietto
li versi tui che fur incontinenti;
poiché sillabe tu non sai contare
li versi altrui vorresti ravanare.
Com’io ti dissi sono liberale
nel loco ove s’accentan le parole
lo risultato posson giudicare
gentili orecchie ed esperte sole
secondo il suon più o meno musicale
ch’ottiene la sequenza di parole.
Ma il fallo nel contar non è opinione
e chi non lo sa far è somarone.