Giorno della memoria

Quando i nazisti vennero per i comunisti,
Io restai in silenzio;
Non ero comunista.

Quindi rinchiusero i socialdemocratici,
E io restai in silenzio;
Non ero un socialdemocratico.

Quindi vennero per i sindacalisti,
E io non feci sentire la mia voce;
Non ero un sindacalista.

Quindi vennero per gli ebrei,
E io non feci sentire la mia voce;
Non ero un ebreo.

Quindi vennero per me,
E non era più rimasto nessuno
che potesse far sentire la sua voce.

Martin Niemöller

Sarti Burgnich Facchetti

undici leoniLetta sulla gazzetta questa storia, la prima cosa che ho pensato è che se l’avessi trovata su un libro di Nick Hornby, sarei andato a Londra a cercarlo per dirgli: «ehi Nick, stai calcando un po’ la mano».

Succede quanto segue: stasera il grande Liverpool ospiterà nella FA cup – la più importante delle due coppe nazionali in Inghilterra – l’Havant & Waterlooville, e già questa sarebbe una piccola favola: la solita piccola favola, perché la formula della Coppa favorisce questo tipo di testa-coda.

Ma il Liverpool non giocherà soltanto contro gli Hawks, giocherà soprattutto contro Anthony Philip David Terry Frank Donald Stanley Gerry Gordon Stephen James Oatway, che non è la formazione degli avversari, ma un giocatore solo: più precisamente l’allenatore-giocatore.

Figlio di due sfegatati e un po’ scemi tifosi del Queen’s Parlk Rangers (la squadra attualmente in mano al sotto sosiato Briatore, e a Bernie Ecclestone), ricevette in sorte non uno – come i vari Diego Armando attualmente adolescenti a Napoli – bensì tutti e undici i nomi dei titolari della formazione del 1973!

Charlie is just a nickname. An aunt told my parents they couldn’t name me after the QPR team because I’d look a right Charlie – and the name just stuck.

Geniale anche l’idea della zia: assalita da un moto di buon senso convinse i genitori a dargli – almeno – un soprannome, uno e uno solo. Ma invece di eleggerne uno degli undici, scelse “Charlie”. Fatto undici, facciamo dodici…

You wanted the bike

prodi in biciVentiquattr’ore.
Berlusconi già parla di campagna elettorale, e c’è già chi paventa un Berlusconi tris (e stavolta non gli si potrà neanche scrivere “Berlusconi Bis-chero, come a suo tempo al Franchi); e Prodi? Prodi ha detto che si farà da parte. Senza acredine, speriamo.
Corrado ieri ci ha raccontato di avere il “sospetto che in fondo qualcuno di noi sente una specie di senso di liberazione”.

Confesso che, io, questo senso di liberazione un po’ ce l’ho avuto. Non che sperassi nella caduta; anzi, quando a Radio Radicale ho sentito «Cusumano sì», ho anche pensato «dài, speriamo». Però.

Però questo governo (già la parola è fuori luogo) era stato inane. Questo frustrava: non che avesse fatto cose sbagliate (come detto dalla propaganda destrorsa), ma che semplicemente non avesse fatto nulla. E cioè che per ogni argomento, ogni provvedimento, ogni tentativo di tirare fuori qualcosa, una legge, un decreto… un’idea(!), c’era sempre la scusa della maggioranza ingovernabile, del senato immobilizzato, dei veti di Binetti o Turigliatto. E della legge elettorale porcata.

Ora, messa da parte in un attimo la questione della legge elettorale: certo che era una porcata, ma senza di quella non sareste andati al governo, non mi è chiaro per quale ragione il fatto che il governo Prodi fosse stato votato da un numero non sufficiente di persone da garantire una maggioranza stabile, diventasse surrettiziamente un alibi e una giustificazione di tutto.
Ehi, nessuno vi ha obbligato ad allearvi con Mastella per governare. Come se arrivare al governo fosse un punto di arrivo, un fine e non un mezzo.

Ecco, io non penso che chi non fa non falla. Anzi, penso che spesso il non fare è peggio del fare male.

Sosia

Passando ad altre e ben più importanti cose: fatico a crederci anche io, ma Flavio Briatore non è della Fiorentina.
Edit: Tanto era incredibile la somiglianza, che tutti quelli con cui ho parlato non avevano capito: questo NON è Flavio Briatore.
blue eye(glasse)s

Contro i perpetri

Casini ha appena detto per la seconda volta in 5 secondi ‘perpetrato’ quando voleva chiaramente dire ‘perpetuato’. Due su due, significa che non la sa proprio la differenza.

Sono molto irritato, ora faccio una bella scenata: e così darò la colpa al fatto di vedere Porta a Porta, invece che.

Che soffereeeenza: le parole sono importaaanti!

Bravi

Da assiduo e appassionato lettore del Massimo Gramellini di Buongiorno (non a caso la prima citazione fra gli scritti altrui è sua), e da occasionale lettore di altre (Molinari) rubriche (A. Romano) online della Stampa, non mi ero mai accorto di un particolare piccolo, però reso sostanzioso dall’accostamento, a cui andrebbe data un po’ di pubblicità in più. Questo:

sessisti.JPG

Ecco, una bella novità.

P.s. È da tempo un mio proponimento quello di fare un post sulle ragnatele maschiliste ancora appiccicate negli angoli del nostro linguaggio, ovviamente non trombonerie ridicole come l’uso oramai neutro del plurale maschile per tutto (appunto!), ma su espressioni e/di modi di pensare in cui siamo ancora ben avvinghiati al simpatico concetto che il maschio può e la femmina non può: arriverà.