Israele, gli attivisti cacciati, e il divieto di criticare gli uni e gli altri

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per Il Post

In queste ore Israele si sta adoperando per impedire l’arrivo di centinaia di attivisti pro-palestinesi della “flytilla”. Ad alcuni è stato già negato l’imbarco, altri sono stati rimpatriati dall’aeroporto di Tel Aviv, ad alcuni turisti è stato fatta firmare un’impegnativa in cui si giurava di non essere attivisti pro-palestinesi. A molti ancora succederanno cose simili.

È molto probabile che le idee politiche di alcuni di questi attivisti siano sciocche o semplificate, ma questo non assolve il provvedimento – anzi lo aggrava: perché parliamo di un delibera preso sulla base di un reato d’opinione. Queste persone non vengono respinte per la loro acclarata pericolosità: sono individui incensurati che vogliono partecipare a una manifestazione nei Territorî Occupati.

Non mi interessa approfondire qui il punto di vista legale, ci sono tante cose che gli Stati nel mondo hanno diritto di fare e noi non condividiamo, e perciò le contestiamo. Ma vale la pena ricordare che questi attivisti non vogliono mettere piede in Israele, vogliono andare in Palestina e per farlo sono costretti a passare da una frontiera israeliana: che sia Ben Gurion, Allenby (Giordania), o il Sinai (Egitto). Non a caso alcuni mediatori hanno proposto a Israele di caricare gli attivisti su un pullman per Betlemme, accertandosi che non mettessero piede su territorio israeliano. Israele ha rifiutato.

Il governo israeliano ha accompagnato questi provvedimenti con una lettera che dice, sostanzialmente: ci sono governi che fanno molto peggio, perché ve la prendete con noi? Questa lettera è la perfetta definizione di “benaltrismo” – il fatto che altri Stati facciano peggio non legittima eventuali misfatte d’Israele –, ma al tempo stesso dice cose tristemente vere. Non ci sono dubbî che – in moltissime persone – c’è un’enorme sproporzione di attenzione fra le violazioni che compie Israele e quelle, spesso ben più gravi, che perpetrano molti altri Stati al mondo, fra cui quelli citati nella lettera.

Qualcuno dice che ciò succede perché da Israele ci si aspetta di più: Israele è una democrazia, è uno Stato occidentale, etc. Ma in realtà le critiche più feroci vengono spesso da persone che di Israele e dell’Occidente (talvolta perfino della democrazia) hanno opinioni tutt’altro che positive. E questo è il grande equivoco che si trovano a vivere tante persone di sinistra, o anche liberali, incastrati fra i due fronti di ultrà israeliani e palestinesi.

Costretti dalla solita strategia dei primi, a dover sempre accompagnare ogni legittima critica a Israele con un contraltare palestinese, per poi sentire quelle considerazioni contestate sulla base della canaglieria di chissà chi altro. Ma vivendo sempre il sottile malessere del rendersi conto di come gli unici disposti ad ascoltare quelle stesse critiche siano quelli ai quali – di tali violazioni – non interessa davvero nulla quando non c’è sopra il timbro con la Stella di Davide.

4 Replies to “Israele, gli attivisti cacciati, e il divieto di criticare gli uni e gli altri”

  1. Quali sono gli stati che si comportano peggio di Israele? La mia competenza in materia di paesi esteri evidentemente non e’ cosi’ solida.
    E se anche esistessero? Bisogna contestare da chi fa “peggio” in su?
    E se il vero problema sia l’esistenza di uno Stato, e quindi di un gruppo ristretto di persone che detiene il potere di gestire la potenza dell’uso politico della forza? Allora si che la lettera consegnata agli attivisti avrebbe un senso: Perché vi concentrate su Israele quando il vero problema e’ la “struttura”?
    bella domanda! Il governo Israeliano ha fatto un proclama quasi anarchico.
    sarebbe da riderci su, ma credo che saremmo pronti oramai ad accettare una legge che ce lo impedisca.
    buona vita.

  2. un antico amico scrive::

    Quali sono gli stati che si comportano peggio di Israele? La mia competenza in materia di paesi esteri evidentemente non e’ cosi’ solida.

    Burma
    Equatorial Guinea
    Eritrea
    North Korea
    Somalia
    Sudan
    Turkmenistan
    Uzbekistan
    Belarus
    Chad
    China
    Cote d’Ivoire
    Cuba
    Laos
    Saudi Arabia
    Syria
    etc. etc. etc.

    Devo continuare?

    un antico amico scrive::

    E se anche esistessero? Bisogna contestare da chi fa “peggio” in su?

    Come sai se hai letto il post, è quello che ho scritto anche io:

    “Il governo israeliano ha accompagnato questi provvedimenti con una lettera che dice, sostanzialmente: ci sono governi che fanno molto peggio, perché ve la prendete con noi? Questa lettera è la perfetta definizione di “benaltrismo” – il fatto che altri Stati facciano peggio non legittima eventuali misfatte d’Israele –”

    Infine, se sei davvero un antico amico, perché non firmarti?

  3. Sotto l’ impero ottomano vivevano in sufficente armonia arabi ed ebrei in numero quasi eguale. Chi dei due si devono considerare occupanti di quei territori?

  4. @ Giovanni Fontana:
    Ci siamo capiti male: la lista degli stati che a tuo dire si comportano peggio di Israele, da quali dati e’ sostenuta?
    provo a fare un’ipotesi: dai crimini commessi manu militari dal governo? se cosi’ fosse dovresti inserire nella lista tutti i governi di tutti i paesi. Ogni singola struttura di potere e’ violenta. Fino a prova contraria.
    mi riesce difficile ricordare un governo che non abbia mani sporche di sangue.

    Antico amico, preferisce prima incontrarti di nuovo in carne e ossa e barba, che palesarsi su internet! ci siamo andati vicino il 15 ottobre scorso!

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