Lunedì 25 agosto

Due di due – Diario dalla Palestina 42

Se è vero che quasi tutti in Palestina ce l’hanno con gli ebrei (indiscriminatamente) e una buona parte è antisemita, è anche vero che non ho mai sentito tanta islamofobia quanto quella dei cristiani palestinesi, in particolare di Betlemme.

Una sindrome da accerchiamento, perché da essere maggioranza incontrastata sono passati a essere minoranza; e sebbene mantengano il controllo economico, tutte le istituzioni pubbliche (tranne il sindaco che per decreto di Arafat è cristiano) sono mussulmane con quello che ne consegue a livello sociale, specie perché la vita qui procede moltissimo per conoscenze – l’altro giorno mi sono rivolto a un amico palestinese per comprare il pane, questi è andato a sua volta da un suo amico, il quale è amico del fornaio: così, a onor del vero, ho avuto il miglior pane di Betlemme (“casa del pane” in ebraico, effettivamente).

Se la polizia, quasi tutta mussulmana, ti ferma è probabile che tu – cristiano – abbia una sanzione più pesante di qualla di un mussulmano, se non altro perché quello conosce la famiglia di quell’altro che conosce etc.
Se vai in comune ad avviare una pratica, gli impiegati ti faranno aspettare settimane perché – in quanto cristiano – sarai scavalcato da tutte le pratiche di chi è mussulmano come gli impiegati.

Di contro se sei mussulmano potrai accedere alle scuole private (qui sono le migliori) con qualche renitenza, perché sono gestite tutte dalla Chiesa. Come è ovvio che a Betlemme l’economia giri intorno al cristianesimo: non solo per il turismo (vuoi aprire un negozio di souvenir senza essere o fingerti cristiano?), ma anche perché la gran parte dei mussulmani sono persone delle campagne circostanti arrivate negli ultimi cinquant’anni a Betlemme, e il centro storico è quindi tutto in mano ai cristiani.

La versione, tutta nuova per me, cristiano-betlemita della Nakba “la sciagura” – ovvero la creazione dello stato d’Israele e l’inizio della questione profughi – è che di sciagura si sia trattato in quanto l’ondata di profughi (e soprattutto i dieci figli a testa di questi) proveniente dall’attuale Israele ha islamizzato Betlemme.

I cristiani, tranne poche eccezioni, vanno nei negozi cristiani. I mussulmani vanno nei negozi mussulmani, così via dicendo: e non c’è modo d’uscirne, pare, perché qui la religione non si sceglie – è un marchio alla nascita.

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