Raccontini in una sala d’aspetto d’ospedale

Fiammetta è la fidanzata di Marco, con la quale ci turniamo per stare in ospedale: più spesso ci siamo tutti e due.

Ieri raccontava di un bambino, Sandro, a cui fa ripetizioni (!). Un bambino delle elementari (!). La madre è una sorta di velina, e il padre è un imprenditore di qualche cosa scappato da qualche parte. Lui, Sandro, è terribile (anzi teribbile) ma simpaticissimo, con un accento romanesco e un vocione che – purtroppo – per iscritto è impossibile rendere.

Conversazione di domenica scorsa a proposito di un'”amica di penna”, in Sardegna, con cui hanno iniziato a scriversi attraverso la scuola:
(immaginate, ovviamente, l’accento romanesco e il vocione mischiati all’avere otto anni. Lui, chiaro, si rapporta a Fiammetta come fosse lei quella piccola)
Sandro: e mo che je scrivo a questa?
Fiammetta: mah, raccontale di come hai passato il Natale…
Sandro: er Natale? Ma che schifo!
Fiammetta: Ma come che schifo? Raccontale dei regali, non so…
Sandro: Vabbè, allora dunque *comincia a scrivere* “la mattina del giorno 25… i miei genitori… m’hanno portato….” *si ferma e domanda a alta voce* ma n’è che ‘sta cretina crede a Babbo Natale???”
Fiammetta: …ah perché Babbo Natale non esiste?
Sandro: oddio…. ma perché pure tu cred….
Sandro: no no, no che hai capito? ‘na cifra esiste!
Sandro: certo che ce credo!
Sandro: sì, sì, guarda: mo je lo scrivo proprio *si rimette a scrivere* “il giorno 25 babbo natale mi ha portato….” vedi Fiammé, avei capito male.

5 Replies to “Raccontini in una sala d’aspetto d’ospedale”

  1. Io lo dico sempre: i bambini sono la meraviglia del mondo…
    Ma com’è che crescendo diventiamo così insulsi e banali (presenti esclusi,ovvio..)
    Io a scuola mi diverto come una pazza, e a volte imparo dai bambini come vivere meglio!
    Giuro.

  2. volevo pranzare con te; oddio, c’è ancora tempo, possiamo farlo ancora, o andare comunque insieme da marco.

    ma il tuo telefono di casa sembra staccato e il tuo cellulare mi da prima occupato, poi quando suona libero risponde qualcuno dall’altro capo del mondo esordendo con un suono che traslitterato in italiano sembra: “embè?” – che non è proprio un ottimo inizio di telefonata.

    se ti chiedi perché “dall’altro capo del mondo” – effettivamente tua sorella sa parlare il giapponese e potrebbe essere tutta una finzione – mi posso basare solo sui dati dell’esperienza: la comunicazione stentava ad avviarsi, ma c’era una musichetta interessante di sottofondo…

    vedi un pò tu.

    potrei aver inventato rispettivamente i tuoi numeri di telefono fisso e di cellulare mescolandoli come ho fatto con gli indirizzi e-mail.

  3. “volevo pranzare con te; oddio, c’è ancora tempo, possiamo farlo ancora, o andare comunque insieme da marco” ma quasi quasi vengo anch’io…
    ma ormai stai sempre in ospedale?
    🙂

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *