Diverso tempo fa una persona con la quale avevo un dialogo franco e schietto mi sottopose, con entusiasmo, un articolo scritto da Marco Travaglio. Non ricordo se fossi d’accordo col contenuto dell’articolo, probabilmente sì, ma ricordo che conteneva un’immagine odiosa: Berlusconi era arrivato al capolinea e i ratti stavano abbandonano la nave che affondava. M’infuriai. Intanto questa storia di Berlusconi che era finito, e tutti i suoi sostenitori corrotti lo stavano abbandonando, l’avevo sentita mille volte, e tutte le volte Berlusconi era tornato più forte di prima. Anzi, il più delle volte non s’era mosso di lì, ché se tutti i topi l’avessero davvero abbandonato, negli anni, ora avremmo un’Italia diversa, e migliore.
Ma poi, soprattutto, come poteva essere accettabile un concetto come quello? Come si può apprezzare un argomento così andreottiano (a pensar male si fa peccato ma spesso si ha ragione? Magari fra le persone che frequenti tu, imbroglione!). Il gioco d’azzardo sulla malafede altrui, la delegittimazione degli altri pareri (pochi giorni fa, a proposito dell’abuso di potere di Bossi, scrivevo di “quanto la nostra mentalità sia abituata a distinguere malafede prima che ingiustizia: a vedere nei nostri avversarî dei servi del potere prezzolati, e senza una vera opinione, anziché delle persone che hanno idee (molto, in questo caso) sbagliate). Per doppiare il pensiero altrui e decidere che, in realtà, non è un’idea ma una menzogna camuffata ci vuole un bel pelo sullo stomaco. Un’operazione di ventriloquismo con cui può avere dimestichezza solo chi frequenta quella dimensione di doppiezza. Se questo è il tuo metro, non ci misurare gli altri!
Poi, ieri sera ad Annozero, Marco Travaglio ha usato la stessa sciupatissima metafora per apostrofare Sandro Bondi. Possibile che, ancora una volta, avesse usato quell’espressione sordida? Perché un’uscita infelice può capitare a tutti, e capita: il problema non è dire cose sceme, ma pensarle. Così, per curiosità, ho messo su Google questa storia del ratto e della nave che affonda, per vedere se era successo altre volte oppure fosse solo una coincidenza di inciampi.
Ecco:
Deve riconoscerle l’onore delle armi: mentre tutti o quasi i topi fuggono e abbandonano la nave, lei è sempre lì ultimo giapponese.
19/11/2010
Molti potrebbero essere in sintonia con il nuovo partito di Fini, ma non tutti, se i topi scappano dalla nave che affonda, devi mettere qualcuno alla porta per selezionare i topi, per vedere topo e topo, dire a questo
8/11/2010
Un partito con un’identità netta intorno ai valori di una destra normale, cioè legalitaria e rigorosa, o un caravanserraglio di riciclati berlusconiani in fuga dalla nave che affonda?
Ogni giorno le cronache segnalano le “new entry” (new si fa per dire) che si accalcano all’ingresso del partito finiano senza incontrare la benché minima resistenza
5/11/2010
La banda del buco si sta disunendo, sente i rintocchi del Dies Irae e si abbandona a un arraffa-arraffa scomposto, disperato, da ultime ore di Pompei. Come quelle bande di topi d’appartamento che, sentendo suonare l’allarme della casa e in lontananza le sirene della polizia, si riempiono le tasche con le ultime posate d’argento e gli ultimi gioielli alla rinfusa prima della fuga.
16/7/2010
Mentre i topi abbandonano alla chetichella la nave e persino le escort e le badanti si dileguano, James si propone come la versione moderna di Eva Braun nel bunker berlinese e di Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra.
6/7/2010
I ratti della loggia. Il primo a sganciarsi è sempre Ernesto Galli della Loggia (…) Un po’ come la fuga del primo ratto dalla nave che comincia a imbarcare acqua. Gli altri seguiranno a stretto giro.
18/03/2010
La verità è che i primi a scaricare Craxi furono proprio i ragazzi dello zoo di Bettino: quel variopinto caravanserraglio di nani e ballerine, prosseneti e miliardari che si faceva chiamare Partito Socialista. Al primo scossone i topi fuggirono dalla nave, in linea con la tradizione italiota della fuga da Caporetto.
31/12/2009
Il fuggifuggi dalla barca che affonda è talmente frenetico che non c’è più pietà per nessuno, nemmeno per parenti, amici, colleghi. Si salvi chi può, mors tua vita mea. L’altra sera il salotto del Vespino di sinistra, dove nessuno s’era mai lamentato e dove non s’era mai parlato di casta, anzi la casta la faceva da padrona, pareva la fossa dei leoni.
27/09/2007
Come i topi e le pantegane abbandonano la stiva delle navi alle prime avvisaglie d’acqua, così dirigenti, portaborse, raccomandati, parenti, amanti, mezzibusti, soubrettini e soubrettine prenderanno la via della fuga, sciamando fuori all’impazzata con le mutande in mano, calpestando e travolgendo tutto e tutti
23/06/2006
E gli altri topi della nave che affonda seguono il suo esempio, mettendo in salvo la roba: è notizia di ieri che Dell’Utri vende all’asta l’argenteria di casa, anche perché la condanna per mafia (sia pure in primo grado) potrebbe portare a una misura di prevenzione, cioè al sequestro dei beni. Quanto alle elezioni, Bellachioma non ci pensa neppure a correre quel rischio
19/04/2005
A cinque anni mi son fermato.
Se mai vi capiterà di sentirmi dire all’indirizzo di qualcuno «le tue opinioni non valgono perché le dici solo per interesse» datemi un bel ceffone. E poi aggiungete: «questo è da parte mia, non di quello che mi paga».