Sinceramente di sinistra

silvio_berlusconi.jpgA me tutto questo giubilo per la pretesa ammissione di incapacità da parte di Berlusconi genera un po’ di imbarazzo: nessuno è stato colto in castagna, non si tratta di dichiarazioni strappate. Sono parole di Berlusconi in un’occasione pubblica.

Il capo dello schieramento avverso – come lo chiama Veltroni – ha sempre dimostrato di essere molto più in grado della sinistra di fare una cosa molto di sinistra, ovvero quella di non prendere l’etichetta alla lettera. Se alle volte il suo fare marpionesco, e la trivialità del personaggio hanno connotato negativamente questo tipo di uscite, non bisogna confondere la forma con il contenuto: delle altre volte la sostanza è stata all’altezza e per nulla mal calibrata. Come in questo caso o come quando disse che «L’Islam è indietro di qualche secolo» (ehi, ma un capo di governo non lo può dire!), parlando certo semplicisticamente, ma dando voce a un pensiero che ognuno sa essere fondato.

Come già scrissi, trovo il concetto di ‘opportunità’ molto instabile: figlio di una concezione della politica nascosta sotto il tappeto. Dei vizi privati e delle pubbliche virtù.
È chiaro, niente di quello che dico va estremizzato, ma se dovessi giudicare soltanto da questa vicenda e da queste dichiarazioni, avrei l’impressione – davvero, come titola Sofri – che Berlusconi sia l’unico sincero (oppure qualcuno dubita che Prodi, per dirne uno, abbia maggiore dimestichezza con la rete?). E temo che questa sia proprio l’impressione che – una volta di più – ha dato il ‘nostro’ aitante candidato.

P.s. Ovviamente non ho dubbi nella malafede di Berlusconi, convinto come sono, che se Veltroni facesse una dicharazione simile, il Cav. sarebbe pronto ad azzannarlo sotto al collo, citandola in ogni occasione. Ma questo conta poco, tantopiù che discettare sulla buona o la cattiva fede, non è esercizio da elettore, ma da amico (o da prete).

You wanted the bike

prodi in biciVentiquattr’ore.
Berlusconi già parla di campagna elettorale, e c’è già chi paventa un Berlusconi tris (e stavolta non gli si potrà neanche scrivere “Berlusconi Bis-chero, come a suo tempo al Franchi); e Prodi? Prodi ha detto che si farà da parte. Senza acredine, speriamo.
Corrado ieri ci ha raccontato di avere il “sospetto che in fondo qualcuno di noi sente una specie di senso di liberazione”.

Confesso che, io, questo senso di liberazione un po’ ce l’ho avuto. Non che sperassi nella caduta; anzi, quando a Radio Radicale ho sentito «Cusumano sì», ho anche pensato «dài, speriamo». Però.

Però questo governo (già la parola è fuori luogo) era stato inane. Questo frustrava: non che avesse fatto cose sbagliate (come detto dalla propaganda destrorsa), ma che semplicemente non avesse fatto nulla. E cioè che per ogni argomento, ogni provvedimento, ogni tentativo di tirare fuori qualcosa, una legge, un decreto… un’idea(!), c’era sempre la scusa della maggioranza ingovernabile, del senato immobilizzato, dei veti di Binetti o Turigliatto. E della legge elettorale porcata.

Ora, messa da parte in un attimo la questione della legge elettorale: certo che era una porcata, ma senza di quella non sareste andati al governo, non mi è chiaro per quale ragione il fatto che il governo Prodi fosse stato votato da un numero non sufficiente di persone da garantire una maggioranza stabile, diventasse surrettiziamente un alibi e una giustificazione di tutto.
Ehi, nessuno vi ha obbligato ad allearvi con Mastella per governare. Come se arrivare al governo fosse un punto di arrivo, un fine e non un mezzo.

Ecco, io non penso che chi non fa non falla. Anzi, penso che spesso il non fare è peggio del fare male.