Oggi ho pianto tanto

Oggi c’è stato l’annuncio tanto atteso: tutti i 170 profughi ancora a Katsika saranno spostati in un albergo a un’ora e mezza da qui. Domani sarà il momento di pensare a tutte le cose da fare, a come aiutare queste persone e a quando, probabilmente presto, ne porteranno tante altre dalle isole; ma oggi è quello delle lacrime, della commozione, per questo momento atteso nove mesi.

Passano i mesi

A Katsika le cose cambiano, lentamente, ma cambiano. Chiunque sia stato qui in estate e torna in inverno trova una situazione molto diversa, per tre ragioni: una è che ci sono molte meno persone. L’ultimo censimento dice che ce ne sono 172, sono le più sfortunate, perché tutti gli altri sono stati portati in alberghi prima di essere trasferiti in altri Paesi; la seconda è che fa freddo, molto freddo. La notte si arriva a diversi gradi sotto lo zero, temperatura spesso accompagnata dal vento: vige la regola non scritta, che al bagno si va solo di giorno, perché anche solo affacciarsi fuori porta le maledizioni dei compagni di container o di tenda. I bambini, anche grandi, che non possono resistere, indossano pannolini; la terza ragione è che sono arrivati i container. Siamo al terzo stadio, c’erano le vecchie tende, poi ci sono state le nuove tende, ora ci sono i container, che sono obiettivamente un netto miglioramento delle condizioni in cui vivono le persone. Il colpo d’occhio del campo, oggi, è qualcosa di simile:
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Tutti vivono nella più grande incertezza: c’è chi dice che il campo chiuderà a breve, c’è chi dice che porteranno altre cinquecento persone da altri campi. Si vive alla giornata, e nessuno sa molto del proprio futuro.

Nel frattempo una delle organizzazioni che lavorava nel campo, Olvidados, è stata cacciata dall’esercito. Nessuno ha chiaro cosa abbiano fatto di preciso, ma sembra abbiano fatto arrabbiare un generale in un altro campo. Olvidados pagava molti dei servizî che offrivamo nel campo, quindi queste settimane le ho passate a provare a riorganizzare le cose. Non è facile, ma le cose si stanno mettendo per il meglio, e anzi, complice la diminuita popolazione, siamo riusciti ad avviare un nuovo servizio: dare verdura fresca una volta alla settimana.

In tutto questo, una nota di colore. Questo qui è Ferchu, un volontario che lavora con l’associazione Pangea:

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Notate qualcosa? Forse no. Beh, ha un’orecchino, un piercing. Se l’è fatto qui. Un gruppo di altri volontarî gli aveva detto: se fai fare un piercing ti diamo 300 euro. Lui non se l’è fatto dire due volte. Detto fatto, eccolo lì che festeggia in posa il suo successo. Ovviamente i 300 euro li ha investiti per la gente del campo.