Una, per ora

L’angolo del romanista:

Tanto ad agosto siete già fuori

A Roma c’è una parola per definire uno a cui non sta bene perdere, che inventa tutte le scuse peggiori. Diciamo un “invidioso particolarmente espressivo”. La parola in questione, molti lo sapranno, è rosicare. Per capire meglio il concetto – questo scherzo fa leva proprio sul rosicare, tale dovrebbe essere l’effetto per i due anziani:

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Lunedì degli aneddoti – V – Comunisti

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

Comunisti

Per un certo periodo di tempo, in Europa, la socialdemocrazia scandinava, e svedese in particolare, sembrò la credibile terza via fra liberismo e comunismo. L’incarnazione del modello svedese era Olof Palme: primo ministro socialdemocratico per diversi mandati, strenuo oppositore della politica estera statunitense, ma critico acceso dell’Unione Sovietica, una posizione non compresa a pieno nell’America manichea di quegli anni: di lui il mefistofelico Kissinger ebbe una volta a dire «solitamente mi piacciono le persone con cui sono in disaccordo e non mi piacciono le persone con cui sono d’accordo: dunque Palme mi è piaciuto molto». Ma l’incontro più significativo fu quello con Ronald Reagan, presidente simbolo del conservatorismo liberista. Prima della visita ufficiale Reagan chiese a un suo consigliere lumi sulle idee di Palme: «quest’uomo è un comunista?», il consigliere rispose: «No, signor presidente, è un anti-comunista», e Reagan: «Non mi importa che tipo di comunista è!».
La leggenda racconta che, durante il colloquio, Reagan chiese a Palme: «ma lei cosa vuole? Abolire la ricchezza?», al che Palme rispose: «no, voglio abolire la povertà».

***


[Qui il primo: Brutti e liberi
qui il secondo: Grande Raccordo Anulare – qui il terzo: Il caso Plutonequi il quarto: I frocioni]

Arbitro venduto

Allora, c’è questo giovane di meno di trent’anni che fa la sua vita. Non si direbbe proprio spensierata, perché qualche pensiero ce l’ha, però ha scelto la sua strada e la sta percorrendo più o meno coerentemente, anzi, conoscendo il tipo – ci si dovesse scommettere un Euro – diremmo molto coerentemente. È ebreo, come capita, è nato in Turchia, anche questo capita. Il Nostro ha una passione: perseguitare i cristiani. Ora, non si sa bene se davvero li perseguiti fisicamente, o se più probabilmente cerchi di screditarli all’interno della propria comunità religiosa: effettivamente chi c’era, al tempo, non racconta di uccisioni deliberate, ma il nostro ragazzo ha una scrittura esuberante, e – si sa – quando si è giovani si tende a sopravvalutare la portata delle proprie azioni: ci sta che questo giovanotto avesse voluto vantare dei meriti che non gli appartenevano fra i suoi correligionari, perché – sì – il protagonista della nostra storia era anche una delle autorità più importanti nel suo mestiere: il persecutore.

Un giorno il nostro ragazzo si mette in viaggio per Damasco – ora lo so che avete capito di chi sto parlando, ma seguitemi un attimo – è un viaggio importante, di lavoro si direbbe. E il nostro Paolo è tutto intento a ripassare i suoi compiti. È lì che rimugina su catene, controindicazioni, autorizzazioni che deve ottenere. È un viaggione del resto, e di tempo per pensare ce n’è: lui, poi, c’è abituato, di questi viaggi interminabili – probabilmente a cavallo – ne ha fatti molti. E difatti è quasi arrivato a destinazione.

san paolo
San Paolo

Fermiamoci un attimo: abbiamo questo ebreo, Paolo di Tarso, che ha preso la sua strada. L’ha proprio decisa. Va detto – a onor del vero – ce l’ha già un po’ col sesso, e i maligni dicono che sia perché nessuno se lo fila, però non è da questi particolari che si giudica un persecutore. È un tipo risoluto, mica no: ha scelto la propria religione, ha scelto il suo Dio. Non come tanti di noi che dicono di credere e poi l’ultima volta che sono andati in chiesa era per il matrimonio di Gino (che ha già divorziato). Paolo no: ha scelto il suo Bene. Certo, si possono avere diversi pareri sulla bontà dell’opera di perseguitare i cristiani – personalmente non la trovo particolarmente commendevole – però non si può dire che Paolo non ci metta passione, dedizione e olio di gomito.

E chi t’arriva? Tiè. Il jolly. Er mejo figo der bigonzo, il Capo dei Capi – cioè il figlio del Capo dei Capi, che però è pure Capo dei Capi in proprio, eh lo so, è una storia è complicata – e gli dice: Saulo (a quel tempo era d’uso cambiare i nomi, come i calciatori brasiliani)! Paolo! «Perché mi perseguiti?».  Come chi sono? Tu chi è che perseguiti? I seguaci di Gesù! Quindi io sono Gesù! Come dici? Che allora avrei dovuto dire “perché perseguiti i miei seguaci”? Mmm, sai che forse c’hai ragione? Anvedi ‘sto Paolo, mica scemo! Ecco, difatti io ti ho scelto! Come “scelto per cosa”? Per perseguitare chi mi perseguita! Vabbè, vabbè, poi troviamo il modo per semplificarla.

E pensate che questo gli basti? Macché! Dicono pure che l’abbia fatto cadere da cavallo, anche se quella se l’è un po’ inventata caravaggio. Sufficiente così? No, non ancora. Non sia mai che quello rimanga un po’ scettico rispetto ai super poteri del Boss: l’ha accecato per tre giorni, e poi gli ha fatto tornare la vista dal curatore di occhi ciechi di fiducia.

libero arbitrioarbitro venduto

Oh! Ma il libero arbitrio? Come che? L’asso pigliatutto nelle discussioni, quello per cui «ma scusa, ma i milioni di miliardi di milioni uccisi in nome di Dio?» «beh, c’è il libero arbitrio: gli uomini sono liberi!». A ‘sto poveraccio di Paolo non spettava il suo misero libero arbitrio?

Signor Dio, e che ci si comporta in questo modo? Gli devi apparire così – zack! – e quello che può dire? Mica può dire: «eh, ma non ci sei». Ti vede! Com’è che non fai la stessa cosa con tutti gli assassinî? Guarda, non ti dico Stalin che non credeva in Te (ma in fondo gli potevi apparire lo stesso e fermarlo, che Ti costava?), diciamo Pinochet: quello era convinto d’operare nel pieno rispetto delle regole del Signore (sì, saresti Tu). Woitjla, il tipo che avrebbe anche dovuto essere il Tuo rappresentante in Terra, gli scriveva pure lettere d’amore. E Tu che hai fatto? Niente.

Mi dicono sempre che non gli potevi apparire perché sennò la sua libertà ne sarebbe stata intaccata (che poi ci sarebbe la libertà dei desaparecidos trucidati, di quella non ci curiamo perché dobbiamo rispettare quella di Pinochet? E anche la libertà della bambina indonesiana portata via e affogata dalle onde, quella vale meno rispetto alla libertà di… ehm… dello tsunami?). Cavolo, andavi lì e gli dicevi: «Pinochet, non si fa». Te lo dico io – lo so che non vuoi essere presuntuoso perché è un peccato capitale – T’avrebbe dato retta: Sei Dio!

Quando io dico che il libero arbitrio non lo voglio, ma voglio operare solo per il Bene, mi dicono sempre: «ma che vuoi essere, un burattino?». San Paolo, quello che ha fondato la tua Chiesa, era un burattino? Per i persecutori di cristiani il libero arbitrio non vale? Ecco poi: perché a me un’apparizioncina non spetta? Guarda che posso cominciare da domani, a perseguitarli. Anzi, anzi mi vengono mi mente alcuni cristiani che ti potrebbero dire che li perseguito, un paio leggono pure il mio blog, nel caso butta un… cioè… l’occhio (ce n’hai uno solo, vé?) ai commenti per una conferma.

Tanto io lo so come mi risponderai, caro Dio: «È un mistero».
Bella forza. Sempre così. ‘Ste cose non le posso capire. Non è nelle mie possibilità. Non ci arrivo.
Certo che, caro Signor Dio, mi potevi creare un po’ meno scemo.

A volte ritornano

Dopo il previsto ritorno di Ivan Basso (che è dato favorito alla Vuelta che inizia fra pochi giorni), e l’imprevisto ritorno di Armstrong, sono tornati a correre Vinokourov (forse già alla Vuelta) e  anche Rasmussen. Cioè il primo e vincitore di una tappa, il secondo, il quinto e vincitore di due tappe, il settimo e vincitore della maglia a pois e vincitore di una tappa, del Tour de France 2005. Se si considera che al Giro della California, oltre a Basso e Armstrong, erano tornati Mancebo e Landis, sembra davvero di essere tornati a 5 anni fa.

Caruso ti fa un baffo

Questa raffigurazione – di un secolo fa – della “Strada per il successo” è bellissima (se ci cliccate la ingrandite, è quella a maggior risoluzione che ho trovato). Ci sono tutti i possibili intoppi, quelli che ce ne credono (“le so tutte io”, “sono nato genio”), quelli adulati (“spaccherai il mondo”, la fantastica “Caruso ti fa un baffo”) e poi i varî ostacoli (“pigrizia”, “fare bisboccia”). È davvero fantastica, da guardare tutta.

Secondo me i bohemienne se la spassano:

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>Source: 1<

Venghino siori, venghino

Prendendo il la dal ripristino dei colori del blog – sarebbe tristemente successo – ho modificato un po’ di cose nei varî menù laterali. Non sono cambî strutturali, poche cosette che secondo me lo rendono più chiaro. Se vi capita di avere voglia di lasciare un commento o un consiglio vi regalerò una radio a transitor ogni 30 di febbraio.

(il viola non si tocca)