La domenica mattina dormo

Ho conosciuto Emidio qualche anno fa, e la prima volta che montai nella sua macchina mi raccontò che ancora non sapeva dove e quando si sarebbe sposato, ma sapeva soltanto una cosa: che i suoi genitori non sarebbero stati presenti.

Emidio è stato “educato” come Testimone di Geova, poi – come vedrete – si è disassociato.  C’è voluta tanta forza e presenza di spirito, il supporto di Vera – che sposerà il 22 maggio – e numerose peripezie che il nostro disassociato ha cominciato a raccontare.

Io, la storia la so un po’, eppure non vedo l’ora di leggere tutto il resto: figuriamoci voi, direi, che non ne sapete nulla. Quindi aggiungete ai feed questo indirizzo, o andate su questa pagina almeno un paio di volte a settimana per controllare se c’è un nuovo capitolo dei suoi racconti.

Mutuando il nome del blog dove ha cominciato a raccontarne: Geova non vuole che si sposi, nemmeno la sua mamma, ma noi sì.
Evviva.

P.s. Il titolo di questo post è quello che gli avevo consigliato per il primo post

Controproducentisti e complottisti

“Il più antiberlusconiano di tutti è…” quello che dice queste cose:

C’è poco da dire su Massimo Tartaglia, un povero disgraziato e malato le cui giornate da domani in poi saranno ben peggiori di quelle che ha vissuto finora. Ci sarebbe molto da dire invece su […] quelli che non riescono che a rimbrottare severamente che «questo è controproducente», o di quelli che anche questa volta non riusciranno a trattenersi dal produrre le teorie del complotto più ridicole. […] Ci sarebbe molto da dire su di voi. Potremmo cominciare col fatto che siete, più di qualsiasi altra legge e leggina che sia passata in Parlamento, la minaccia più concreta alla salute della democrazia di questo paese. Che siete, più di qualsiasi Mastella e di qualsiasi Latorre, un gigantesco problema della sinistra italiana. Io non ho l’aspirazione né tantomeno la necessità di sostenere uno schieramento o una coalizione in cui tutti la pensino come me su tutto. Sono disponibile a confrontarmi, discutere e litigare su centinaia di cose, comprese quelle su cui ho meno dubbi e che mi stanno più a cuore. Ma davvero non ho nulla da spartire con voi che esultate, con voi che nicchiate, con voi che non riuscite a dire semplicemente che in una democrazia l’aggressione violenta a un politico è una schifezza triste, aberrante e fascista.

Il provino

Una bambina di cinque anni da qualche settimana va a lezione di danza. E tra qualche settimana, a fine dicembre, c’è una lezione alla quale deve partecipare anche uno dei genitori, o il babbo o la mamma. E noi le abbiam chiesto chi vuole che ci vada, o il babbo o la mamma. E lei ha detto che adesso ci fa un provino e poi ci sa dire.

Terzismo delle faccine

Luca Sofri ce l’ha con le faccine, e – per bocca altrui – spiega bene alcuni motivi per cui avercela. Io con lui, per quelle ragioni e altre. Però una volta trovai delle storie per fare un distinguo, ecco sì, anche su questo – e, così, mi piace ricordarle:

A me gli emoticon non sono mai piaciuti (…)

Su questo forum, che tratta di “giurisprudenza islamica”, si discute se fare gli emoticon sia vietato. Se invece dipenda da quali emoticon, se siano vietate solo quelle che assomigliano alle persone, o se non siano permesse quelle che “esprimono sentimenti”. Da notare la dovizia argomentativa. C’è chi chiede se è lecito rispondere a un “come ti chiami?”C’è chi chiede se è lecito rispondere a un “come ti chiami?”, rivolto da un maschio mussulmano (se non lo fosse, va da sé, è vietato). Il quale, maschio, ovviamente non si farà di questi problemi.

Una cosa ho capito: è vietatissimo fare questa faccina qui: 😉

(…) Dal basso della mia tromboneria non ho mai apprezzato il trucco, gli orecchini, quegli orpelli che mi sembravano portatori una femminilità posticcia. Poi, insieme all’attutimento dell’intransigenza tipica dei vent’anni, ho letto di come in un sacco di paesi islamici mettersi un po’ di cipria, truccare un po’ gli occhi o accennare una linea di rossetto sia una timida rivendicazione dei diritti della propria personalità, una richiesta di libertà cosmetica, per la quale si rischia carcere, frustate, infamia.

Mi è tornato alla mente leggendo quella discussione: da oggi guarderò con più simpatia anche agli emoticon.

Ché l’eterogenesi è la cosa più bella che c’è.

La mia infanzia

Lei ha aperto un tumblr, dove mette le cose sfiziose che trova su internet.
Fosse solo questo. Ma ci ha messo questa, che insieme a quella che segue – che trovai sul New Yorker di qualche tempo fa – è il racconto della mia infanzia:

"È una gran bella giornata oggi, voglio davvero che tu esca fuori a giocare"
"È una gran bella giornata oggi, voglio davvero che tu esca fuori a giocare"

Ero un filosofo fin da bambino:

La mia infanzia
"Tutto considerato, io credo che un'infanzia felice sia più importante di una tavola apparecchiata, non concorderesti anche tu?"

L’economia ha preso una brutta piega

Seguendo una pagina condivisa da Sergio, mi sono inoltrato – fino a perdermici – in diversi siti che fanno cose tipo queste:

cappelli soldi

La cosa strepitosa è che niente viene tagliato: a partire da una banconota, piegando e ripiegando si arriva a risultati come questi. A farla da padrone sono ovviamente i giapponesi, dove l’origami nasce. Piegare le banconote è poi una vera scienza, ci sono libri e DVD che insegnano come fare. Se volete andare sul più veloce c’è anche un video su youtube.

Peccato che sugli Euro, senza persone, non si possa fare. Vabbè, già che m’ero perso in quei meandri, ho trovato anche questo:

soldi

Che ricorda un po’ come la classica foto con le braccia che reggono la Torre di Pisa.

Le nove domande a Claudio brachino

Queste sono le prime tre:

1. Potrebbe sostituire quel «Mi assumo la responsabilità» che sa tanto di «La ragazza ha fatto una cazzata ma io che ho le spalle larghe la copro» con un più consono «Il servizio l’ha firmato l’ultimo anello della catena alimentare ma ovviamente era rivisto aggettivo per aggettivo da me, ché qui magari ogni tanto ne sbagliamo una ma mica affidiamo i pestaggi a una ragazzina, dai, su, per chi ci avete preso»? Così, per non aver l’aria di quello che scarica il guaio sull’ultima povera crista che ha fatto i compiti richiesti.
2. Posto che io il link al curriculum della Spinoso non l’avevo messo proprio perché era ovvio che finisse così e volevo nel mio minuscolo evitare il contropestaggio; e posto che non riesco a prendermela con lei perché siam state tutte giovani e ansiose di compiacere il capufficio e inconsapevoli di quali fossero le circostanze in cui era raccomandabile dirgli «Non diciamo cazzate»: a lei, Brachino, è chiaro, sì, che il cellulare l’ha messo in rete la Spinoso stessa, non qualche lettore di Kundera nostalgico dei good ol’ days?
3. Le è chiara, sì?, la differenza tra produrre in proprio, inviando troupe sotto casa sua, immagini – peraltro del tutto irrilevanti – della vita privata di un tizio, e pubblicare immagini – peraltro comprovanti fatti oggetto di inchiesta – scattate da una prostituta? In altre parole: lei pensa di essere una D’Addario minore? Devo preoccuparmi della sua autostima? (seguono altre 6)