I have sex

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In America, i pazzi schizzati della destra religiosa fanno campagne per l’astinenza sessuale – considerato unico metodo contraccettivo e profilattico lecito – contribuendo a dare quell’immagine torbida e proibita del sesso che ne ha rovinato la pratica, e la vita, a tantissime generazioni. In particolare, l’idea che i più giovani possano decidere di fare sesso con consapevolezza e naturalezza, senza niente da nascondere, è combattuta con le immagini più fosche. Così è nata questa campagna dove diversi adolescenti senza risolini (o forse solo qualcuno) dicono la cosa più naturale del mondo: “We are your youth”, siamo la vostra gioventù,  e “I have sex”, facciamo sesso. Di che vi stupite?

Questo è davvero quello che ci vorrebbe in moltissimi Paesi mussulmani. Farebbe davvero fare un incredibile salto in avanti a quelle società.

Unreasonable Faith

Firmato, Barack Obama

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Il mio amico Fabio è appena diventato americano e ha ricevuto una lettera da Barack Obama che – come mi ha scritto lui – “dimmi tu se un sudamericano disperato là (come lo è qua) o un italiano spaesato non si deve commuovere a certe parole che il suo Presidente gli rivolge, per la prima volta”.

Per certi versi è una lettera piena di retorica, che si tiene soltanto di poco al di qua della menzogna. Ha ragione lui a specificare che – molto probabilmente – quel sudamericano sarà disperato là come lo era a casa. Ma è anche vero che l’America è l’unico posto dove può provare a smettere di esserlo, ricostruendo la propria vita, in libertà, e ricercare la propria felicità. È  una bugia bella, che fa male a essere una bugia, ma fa bene a essere bella.

Quella bugia lì, che è americano chiunque creda nella libertà. Non i genitori, non la terra. Non il sangue, ma la testa. È ciò che rende così strana la loro idea di patria. Naturalmente, è una bugia. Bisogna sputare sangue per essere americani. E spesso non basta. Ma le idee contano, e plasmano le persone: è solo così che si può passare – nello spazio fulmineo di un paio di generazioni – dalla segregazione razziale a eleggere un nero presidente. Change non era solo un motto, ma la sua storia. Quello spirito che, scriveva l’Economist, fa domandare agli americani «perché no?» quando gli altri domandano «perché?».

Questo, come direbbe Obama, è il true genius of America, ed è una cosa che tante persone di sinistra non hanno mai capito (ma tante altre, come me e Fabio, sì). Quella cosa del sentirsi i Buoni, così vilipesa quanto poco indagata. Tutte le persone per bene, per fortuna, si sentono buone – e soprattutto cercano di esserlo: quando non lo sono, cercano di cambiare idea o comportamento. Ed è quella seconda parte, del cercare di esserlo, che rende una lettera come questa un impegno – anzi, esempio e ispirazione – per essere migliori di quello che si è, e molto migliori di quello che si è stati.

Quanto sarebbe inimmaginabile, forse anche ridicolo, un presidente del consiglio italiano che scriva queste cose (traduzione mia)?

Caro Concittadino Americano,

Sono onorato di potermi congratulare con te per essere diventato un cittadino degli Stati Uniti d’America. Tu rappresenti la promessa del Sogno Americano, e grazie alla tua determinazione, questo grande Paese è adesso il tuo Paese.

Hai fatto un giuramento solenne in nome di questo paese, e ora ne condividi i privilegi e le responsabilità. I nostri principî e le nostre libertà democratiche sono tue, così che tu possa sostenerle attraverso una partecipazione attiva e impegnata. Voglio incoraggiarti a prendere parte alla tua comunità e a promuovere i valori che ci guidano, come americani: l’impegno e l’onestà, il coraggio e il fair play, la tolleranza e la curiosità, la lealtà e il patriottismo.

Dalla nostra fondazione, generazioni di immigranti hanno raggiunto questo paese pieni di speranza per un futuro migliore, e hanno fatto sacrifici per poter tramandare questa eredità ai loro figli e ai loro nipoti. Questo è il prezzo, e la promessa, di essere un cittadino. Ora sei parte di questa preziosa storia, e servi da esempio e ispirazione per coloro che verranno dopo di te.

Ti accogliamo come nuovo cittadino di questa terra, e ti diamo il benvenuto nella famiglia americana.

firmato: Barack Obama

Per i cultori, l’originale piddieffato.

Quelli stupidi in America

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Gli Stati Uniti sono un Paese strano, perché sono un posto dove non ci sono i fascisti. Intendiamoci: hanno un sacco di persone poco a modo, un pacco di nazionalisti nel modo più ottuso e cattivo, una quantità assurda di evangelici in fissa con la lettera della Bibbia, tanti simil-leghisti in salsa a stelle e strisce da riempire un altro Stato, un sacco di gente ultra-conservatrice in mille altri modi che non siano quelli. Però i fascisti come ce li abbiamo noi, quelli che fanno viva il Duce, proprio non ce l’hanno. Vabbè, i nazisti dell’Illinois, come in Italia ci sono quelli del capitalismo anarchico, però sono due gatti.

Ci sono ragioni storiche per tutto questo e hanno a che vedere con l’altra parte politica un po’ al contrario di ciò che succede da noi, ma ora come ora negli USA quelli matti sono quelli che si mettono a gridare “GOVERNMENT!!!” (per loro è una parolaccia) se gli alzi le tasse di 2 dollari e venticinque cents. Cioè l’opposto del fascismo come lo conosciamo noi, che è un socialismo nazionale (che se invertite ‘ste due parole non dovete neanche finire di leggere il post), corporativo, statalista, autarchico, eccetera.

E questi qui, in genere, sono quelli che odiano tutti, ma in particolare le persone che spiegano che ogni tanto lo Stato può fare qualcosa di decente, tipo provare a garantire la copertura sanitaria a tutti, o assicurare una scuola che funzioni anche all’ultimo fratello di Harlem (perché conviene a tutti). Quindi in questo periodo Obama, i democratici, eccetera.

Proprio questi, difatti, sono anche quelli che nel tentativo di dimostrare un punto politico particolarmente fine – in ragione del fatto che Obama si è battuto per un timido intervento statale – lo paragonano a Hitler (e non è un complimento). Hai i baffi? No. Peccato, sennò usavo quello. Allora facciamo che siccome vuoi dare i soldi alla sanità pubblica, io ti paragono al più stronzo di tutti.

Ora, si fa una gran fatica a spiegare a quelli matti che questo paragone è più offensivo che ridicolo, e che Hitler era pure – per dire – vegetariano ma questo non si traduce nell’evidenza che tutti i vegetariani siano dei genocidi. Percio, per favore, non mettetevici anche voi: il fatto che fra le letture del ragazzo che ha sparato a Giffords ci fosse il Mein Kampf (assieme al Manifesto del Partito Comunista e ad Alice nel Paese delle Meraviglie) non dimostra che fosse uno mandato lì dai tea parties, semmai l’opposto.

Che poi su quella manigolda di Sarah Palin ci sono talmente tante critiche fondate da muovere, che di attaccarsi al pericolosissimo conio semantico del mandante-linguistico come un Berlusconi qualunque non c’è proprio bisogno.