Auguri Belladonna

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Il più grande poeta della storia del mondo – e anche di tutta quella che verrà – si chiamava Dante, ed era italiano. Una volta scrisse un verso per dire quanto fosse bella la sua donna, e lo scrisse talmente bello che nessun altro nella storia del mondo – e neanche di tutta quella che verrà – ne ha mai scritto uno così. Dice: per essemplo di lei bieltà si prova. Che vuol dire che non è Beatrice che si misura sulla bellezza, ma è la bellezza, la bellezza in quanto tale, che si guarda allo specchio e si domanda: sarò bella quanto Beatrice? E sull’esempio di lei, si prova.

L’Italia è così. Per chi non ci vive. Per gli altri, è un vecchio carcassone che non funziona e avvelena qualunque tentativo di farlo ripartire. E a dire il vero anche i più anziani si sono dimenticati se abbia mai funzionato.

Una volta – ero all’estero – entrai in un negozio molto bello, incredibilmente bello. Assomigliava a un museo. Era costruito come se fosse una foresta incantata, e tutte le cose apparivano appoggiate in maniera estrosa e disordinata. Sembrava l’avessero messe lì per l’esposizione più che per la vendita.

Stetti nel negozio un sacco di tempo, e alla fine mi decisi a comprare qualche cianfrusaglia. Arrivato alla cassa scambiai due parole con il proprietario: «di dove sei?», mi chiese. Quando gli risposi che ero italiano mi guardò come un venditore di palloni guarderebbe Roberto Baggio: «italiano? Allora ti vorrei fare una domanda», mi disse. Era quasi deferente, come si parla con un esperto. «Dimmi, ti piace il mio negozio?».

Gli risposi quello che pensavo: mi piaceva eccome quel negozio, era proprio bello. E si vedeva quanto ci tenesse, per come l’aveva fatto. Allora lui mi rivelò la chiave:  «questo mi fa enormemente piacere – mi disse – ed è il complimento più bello che un italiano potesse farmi. Perché io ho provato a fare questo negozio come voi italiani fate qualunque cosa: prima, che fosse bello; e poi, forse, che funzionasse».

L’Italia. Questa è la cosa migliore, e la peggiore, che mi sia venuta in mente per i suoi centocinquant’anni. Auguri.

Ah, la Belladonna è una pianta velenosa.

Insegnanti che ne hanno da insegnare

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La sintesi dell’Italia degli ultimi vent’anni.

Qualche giorno fa Berlusconi ha detto che gli insegnanti italiani – invece di insegnare la letteratura, la storia, la matematica – propagandano agli studenti idee di sinistra. Alcuni insegnanti italiani, per tutta risposta, hanno deciso – invece di insegnare la letteratura, la storia, la matematica – di manifestare in classe contro quello che ha detto Berlusconi.

E poi ci sono quelli che non l’hanno fatto:

Proprio perché non sono come lui pretende che io sia, lunedì sono entrato in classe e ho parlato di storia e di letteratura; con più vigore di prima, se mi riusciva. E senza mai accennare nemmeno una volta alle parole di Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica. E così ho fatto anche martedì e poi giovedì e poi tutti gli altri giorni, fino a oggi. Senza striscioni e senza cartelloni e senza minuti di silenzio: parlando di quello di cui devo parlare.

Per la semplice ragione che io non sono come Silvio Berlusconi crede e pretende che io sia. E voglio che i miei ragazzi lo sappiano.