È il caso di Macao? Non so, forse sì, parliamone.

3 su 5

Utilitarismo è una parola molto bella. Vuol dire commisurare i lati positivi e i lati negativi, le conseguenze. E se due conseguenze opposte sono entrambe positive, o entrambe negative, bisogna cercare di pesarle – per quanto possibile –, e valutarne gli esiti complessivi. Utilitarismo, perciò, vuol dire che nessuna cosa è senza se e senza ma. Che anche una cosa buona, tipo la pace, può essere negativa in alcune circostanze. E che anche una cosa cattiva, come violare la legge, può essere buona in altre circostanze.

Il rispetto della legge è una cosa positiva, ha un effetto positivo su tutta la società. Però non è un valore assoluto, non è indipendente dalle circostanze. Queste valutazioni le facciamo in molte occasioni, magari non rendendocene conto: ci sarebbero esempî serî, che hanno a che fare con l’immigrazione, con gli aborti clandestini, con i Paesi dove l’omosessualità è illegale; ma è importante rendersi conto che questi ragionamenti li facciamo anche noi, nella vita di tutti i giorni, quando passiamo col rosso per portare una persona in ospedale, o se scavalchiamo una recinzione di un giardino privato per recuperare il pallone finito di là.

Anche la proprietà privata è una cosa, se non positiva, necessaria. E il motivo è che è utile al bene collettivo, quantomeno fino a quando i beni collettivi saranno una tragedia. Per questo occupare un edificio posseduto da qualcuno è una cosa doppiamente negativa: si viola la legge, incoraggiando così il mancato rispetto della stessa, e si viola il diritto di una persona, la proprietaria. Però la considerazione non può finire qui. Esiste un contraltare? E quanto è dannosa, per quell’individuo e quella società, questa violazione? Mi pare abbastanza ovvio che un palazzo lasciato abbandonato per quindici anni rechi molto poco giovamento al suo proprietario. Non a caso esiste l’usucapione, che è il modo che ha la legge di provare a mettere una pezza su questi equivoci, non potendo riuscirci fino in fondo.

Certamente a occupare quel palazzo di Milano ci saranno tante persone, ognuna con le proprie idee, molte delle quali vacue e inconsistenti, molte altre vetuste e inauspicabili. Ma questo cosa c’entra? L’utilità di un’azione non si valuta dalla coscienza e dalle idee di chi la compie. Questo lo fa la polizia del pensiero. Quando lavoravo al tendone dei senzatetto, capitava di consigliare a quelle persone di rivolgersi ad Action, un movimento politico che occupa illegalmente delle case. Era l’unica possibilità che avevano di vivere sotto un tetto, che i legittimi proprietarî non utilizzavano da anni e anni. Alcune volte non se ne accorgevano neanche, dell’occupazione! Certo, poi c’erano quelli che occupavano case popolari, scavalcando di fatto le persone che erano in fila prima di loro. Questa è prevaricazione, e nessuno può essere d’accordo. Però, appunto, questo dimostra che bisogna valutare caso per caso.

Ora, molti di voi diranno: ma se si comincia così, dove si va a finire? Lo decidiamo noi dove si va a finire. Perché, questo è importante, chiunque di noi mette un limite. Ogni persona retta considera la legalità come un bene, ma come un bene relativo. Immaginate che io possegga cinquanta case in una città e le tenga tutte vuote, senza usarle. E immaginate che ci siano diverse famiglie senza casa. Se questo non basta, immaginate che le persone senza casa siano cento, mille, diecimila, e che io possegga tutte le abitazioni della città. Se ancora non basta, immaginate che fuori ci sia un inverno freddo, dei lupi feroci, delle bande armate. Nessuno considererebbe più importante il mio diritto sulle case disabitate rispetto alla vita di quelle persone. Sto esagerando? Certo che sto esagerando, ma è per mostrare che c’è, per tutti, un punto oltre il quale l’occupazione è la scelta migliore, in base al giovamento che porta alla società. È il caso di Macao? Non so, forse sì, parliamone.

26 Replies to “È il caso di Macao? Non so, forse sì, parliamone.”

  1. Quello che non mi va giù è che un gruppo di persone decida arbitrariamente quando sia giusto alienare un bene e chi debba appropriarsene.

  2. Sai qual è secondo me il limite? Se pensi davvero che la legge morale dentro di te e le valutazioni di convenienza (l’utilitarismo in senso ampio) valga una violazione delle leggi, allora violi la legge, e poi accetti di patirne le conseguenze.

    E il messaggio, così, sarà: tanto credo in questa mia idea, che sono disposto a pagare con la galera o con fior di multe.

    Nelle occupazioni all’italiana, invece, si occupa per un malinteso senso di superiorità morale (e lo dico pur riconoscendo che, nei fatti, gli occupanti sollevano un problema reale e hanno ragione) e se si viene sgomberati (e portati in tribunale) si passa a denunciare lo Stato fascista ed oppressore.

    No, lo Stato non è né fascista né oppressore: fa il suo dovere, e se non lo facesse la tua protesta diventerebbe un bivacco di stralunati. Nella maggior parte dei casi è così, e questo dice molto sia dello Stato che degli stralunati italiani.

  3. La cosa triste è vedere che, nel 2012, siamo di fronte a un’occupazione fatta da sessantottini e gestita da un sindaco degli stessi anni, che ha fra i suoi testimonial i Lerner e i Vecchioni.
    Dopo quasi mezzo secolo sarebbe bello poter voltare pagina e invece siamo sempre qui.
    E tralascio che i supporter rifondaroli e vendoliani di Pisapia, a Milano, fanno propaganda nel mio quartiere a favore di chi occupa le case popolari. Il sindaco ha fatto tante scelte coraggiose, ma su questi temi si ritrova spesso a dover glissare.

  4. Non so, è la prima volta che mi trovo ad essere più d’accordo con i commenti che con il post.
    Sono d’accordo con il fatto che la giustizia e la legalità non sono la stessa cosa e sono d’accordo che in casi estremi (più o meno quelli che hai citato tu) sia “giusto” violare la legge (ma in quei casi, spesso, la stessa legge consente di essere derogata).
    Non credo però che aprire un centro sociale (non salvare vite, dare una casa dignitosa, ecc..) giustifichi la violazione delle legge che una società in fin dei conti democratica si è data.
    Se si ritiene che ci siano pochi spazi per l’aggregazione sociale (e può essere vero) e molti stabili abbandonati (e può essere altrettanto vero), la soluzione non è occuparli manu militari ma sottoporsi al faticoso gioco della democrazia per provocare la modifica di quelle leggi, facendo sì, ad esempio, che il Comune imponga di dare una destinazione agli spazi anche privati abbandonati e/o trovi per i fatti suoi degli spazi da trasformare in centri sociali.
    Se si sceglie, invece, di sottrarsi alle regole della democrazia per imporre il proprio volere agli altri con la forza (perchè è di questo di cui stiamo parlando) stiamo compiendo, volenti o nolenti, un gesto (illegale ed ingiusto) non molto dissimile da quello di chi, qualche anno fa, trovava giusto “per il bene della nazione” bruciare le sedi delle cooperative e dei giornali di sinistra

  5. Non aiutera’ molto la discussione, ma penso sia estremamente difficile criticare questo post: talvolta le leggi difendono grandi ingiustizie ed e’ quindi naturale guardare con favore a queste iniziative di sensibilizzazione.
    Certo, poi i personaggi che si aggiravano intorno alla Torre Galfa erano quelli che erano (http://www.ildeboscio.com/2012/05/15/occupy-torre-galfa/), ma cio’ non toglie che, pur commettendo una piccola infrazione dello stato di diritto, abbiano posto un problema realissimo.

  6. Aggiungo poi che, pur trattandosi di un’infrazione della legge, abbiamo a che fare con un’infrazione ispirata al principio di funzione sociale esplicitamente riconosciuto dalla costituzione: “la proprietà privata e’ riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.

  7. ibirro scrive::

    Quello che non mi va giù è che un gruppo di persone decida arbitrariamente quando sia giusto alienare un bene e chi debba appropriarsene.

    Naturalmente, però questo non estingue le considerazioni che ho scritto. No? Nel momento in cui accetti, come accetti, che si debba valutare caso per caso, è chiaro che anche tu – nel valutare cosa approvare o cosa non approvare – stai decidendo arbitrariamente quali siano i casi in cui ciò va bene.

  8. @ andreamix:
    Fai delle considerazioni molto ragionevoli, che mi sento di sottoscrivere quasi in toto. Ciò che ci differenzia, mi pare, è che io sposto la soglia dei costi benefici più vicina ai benefici per società mentre tu la sposti più nei pressi dei costi per la società quanto a infrazione della norma.

    Però, anche tu, nel momento in cui ammetti i casi estremi nei quali l’infrazione della legge è benefica, ne stai facendo un principio utilitarista e non deontologico: in altre parole, non siamo d’accordo sul peso da dare alle varie componenti, ma non sul principio che ci deve muovere. Sbaglio?

  9. Giovanni Fontana scrive::

    in altre parole, non siamo d’accordo sul peso da dare alle varie componenti

    e dici poco!

    se accumulo immobili come conseguenza del mio lavoro legale -lavoro che comporta rinuncie, posticipazione del piacere connesso al godimento del frutto del mio lavoro- e per scelta autolesionista o economica decido di lasciarli inabitati il problema e’ solo mio di individuo che mi sono assunto i rischi di investimento e magari ancora sto pagando mutui.

    la societa -incluso gli occupier-wanna-be- ha gia avuto, e continua ad avere- in termini di tasse pagate, lavoro prodotto nella loro costruzione e manutenzione, effetto moltiplicatore in settori economici collegati etc.

    che altri benefici reclamano?

    certo la societa puo’ decidere con voto democratico di espropriarmi i beni, e’ il prezzo che pago per non voler vivere in un bosco in cima ad un monte- e se lo fa a valore di mercato la discussione finisce li.

    nella ipotetica analisi costi benefici che proponi, la casella benefici e’ …vuota, perche l’effetto corrosivo societario di un esproprio di privati verso privati, coatto, senza compenso e senza processo democratico, e’ terminale per una liberaldemocrazia. annulla la societa stessa nel lungo periodo.

    Chi vorrebbe mai vivere in una societa dove il piu forte, specie se organizzato in gruppi rumorosi e pittoreschi, puo’ entrare nella tua proprieta, che altro non e’ che il prodotto del tuo lavoro al netto delle tasse dovute alla societa stessa, e decide senza processo legale che ora e’ sua sino a data da definirsi? chi vorrebbe mai non solo vivere, ma produrre, investire, creare e disegnarsi un futuro in una paese del genere? ed una tale societa dove gli individui piu’ creativi e produttivi se ne vanno, perche’ non possono sopportare tale angoscia e prevaricazione, non e’ forse destinata al collasso? e se cosi e’, che giovamento anche minimo avrebbe la societa nell’occupare il bene in discussione se la societa stessa e’ destinata alla putrefazione come indiretta conseguenza? senza tale societa il bene occupato ha valore zero.

    nello specifico e nel breve periodo, azioni del genere annullano gli incentivi imprenditoriali a produrre nuovi spazi, perche’ si annulla/riduce la remunerazione dell’investimento o se ne aumentano i rischi -ed i costi. effetto opposto a quello desiderato!

    (PS: taking a BOS-LHR-BLQ flight with the whole family tomorrow!)

  10. @ Giovanni Fontana:
    Giovanni Fontana scrive::

    ibirro scrive::
    Quello che non mi va giù è che un gruppo di persone decida arbitrariamente quando sia giusto alienare un bene e chi debba appropriarsene.

    Naturalmente, però questo non estingue le considerazioni che ho scritto. No? Nel momento in cui accetti, come accetti, che si debba valutare caso per caso, è chiaro che anche tu – nel valutare cosa approvare o cosa non approvare – stai decidendo arbitrariamente quali siano i casi in cui ciò va bene.

    Come ho scritto anche nei commenti su Facebook, la decisione di chi, come e perché può espropriare un bene deve essere presa democraticamente, e non essere affidata all’estro di un singolo o di un gruppo. Altrimenti sarebbe una prevaricazione.

    Comunque, pur continuando a considerarla una prevaricazione, per me l’occupazione non dovrebbe essere perseguibile penalmente se avviene per ragioni di estremo bisogno.

  11. @ Giovanni Fontana:

    il commento di Max che segue il tuo è un’ottima risposta. il peso che si dà al bene della legalità democratica, seppur non assoluto (ma di assoluto c’è ben poco a questo mondo) non è di poco conto.

  12. concordando sul corpo del post, rispondo alla domanda finale che dà il titolo al tuo intervento.

    “Sto esagerando? Certo che sto esagerando, ma è per mostrare che c’è, per tutti, un punto oltre il quale l’occupazione è la scelta migliore, in base al giovamento che porta alla società. È il caso di Macao? Non so, forse sì, parliamone.”

    Io dico di no, e provo a spiegare perché. Vi ricordate quando accostavano Berlusconi a Videla, quando lo accomunavano a Mussolini, quando dicevano che era un dittatore e quindi resistenza, ribellione, moti di piazza, ecc? Noi non c’abbiamo mai creduto, no? E avevamo ragione: c’erano ancora tutti gli strumenti, democratici, per cambiare la situazione, non vivevamo in una dittatura.
    Lo stesso per Macao. Il male di Macao non è quello di violare la legge (spero nessuno abbia un’idea della legge come spartiacque tra il giusto e lo sbagliato), ma l’atteggiamento (ostile) con cui fanno passare l’idea che sia questo l’unico metodo per farsi sentire, per riappropriarsi di spazi per la collettività e per far emergere il problema dell’abbandono edilizio – andando a sminuire e oscurare, di fatto, gli sforzi, l’impegno, la passione e la professionalità di tutto quel mondo dell’associazionismo che invece si sbatte per cambiare le cose seguendo le vie della legalità, cercando anche un dialogo con l’amministrazione e magari anche i capitali dei maledetti privati. Un paio di mesi fa ho conosciuto dei ragazzi di un’associazione di verona, che venti anni fa, quando le occupazioni erano di certo meno fuori-tempo-massimo, scelsero di non occupare gli edifici che poi sarebbero diventati la loro sede operativa, ma di dialogare con un’amministrazione (non così aperta e disponibile come oggi sono molte amministrazioni), ottenendo alla fine un modo di gestire legalmente quegli spazi (e non esistevano, all’epoca, strumenti e bandi con cui oggi si mettono a disposizione, anche a milano, molti spazi inutilizzati).

    “c’è, per tutti, un punto oltre il quale l’occupazione è la scelta migliore, in base al giovamento che porta alla società.”

    ecco, per me il giovamento non esiste affatto.
    ma spero anche che questo “punto oltre il quale” non sia troppo distante tra un cittadino e l’altro di questo paese

  13. @ Fabio Venneri:
    Fabio, la cosa che racconti tu è capitata altrettanto in alcuni casi proprio partendo da un’occupazione, sfociata poi in una legalizzazione di tale occupazione e un’integrazione con la realtà locale attraverso attività con anziani, bambini, ecc. Oppure l’occupazione di spazî lasciati colpevolmente in rovina è servita a mettere in luce l’importanza e il valore di quegli stessi spazî che poi sono stati affidati alle varie associazioni.

  14. Con questo non sto dicendo: “viva le occupazioni!” tout court, eh. Dico che ci sono anche casi positivi, di occupazioni andate a buon fine, e che non hanno creato problemi, anzi.

  15. Ila, ma chi dice niente?

    La domanda però era “è il caso di Macao?”. La mia risposta è no.

  16. Fabio Venneri scrive::

    La domanda però era “è il caso di Macao?”. La mia risposta è no.

    Non possiamo saperlo. Non c’è stata trattativa, che io sappia. Sono stati allontanati troppo presto per iniziare alcunché.
    Di solito in questi casi, per rendere un’occupazione efficace, si deve partire a organizzare qualcosa, altrimenti ne è evidente l’inutilità. Lì si erano appena accesi i riflettori (riflettori potenti, oltretutto: tanta gente del mondo dello spettacolo, dei mass media): troppo poco per valutarne l’utilità o no per la società.

  17. @ Max:

    Ti domando: se non ricordo male, tu eri favorevole alla guerra in Iraq, anche senza l’ONU (dimmi se sbaglio). Prova a rileggere il tuo messaggio come se parlassi di quello, mi sembra che sono gli stessi argomenti che aborrivi rispetto alla legalità internazionale.

  18. Per chi chiede qual è il lato positivo: naturalmente non lo sappiamo, ma qualora avessero offerto cultura, spettacoli, corsi, iniziative – specie se gratuite – avrebbero reso certamente un giovamento alla società.

    Ricordiamoci che è proprio il caso del Teatro Valle, dove un’occupazione di uno spazio che veniva gestito in maniera orrenda dal comune ha generato un’area di produzione culturale e di offerta al pubblico enorme. È del tutto possibile che queste siano esperienze uniche: il fatto che attori famosi siano disposti a recitare gratis per simpatia ideologica rende difficile l’imitazione su scala più larga, però per ora stanno riuscendo a sostentarsi e a proporre un’offerta culturale eccellente, che – nella mia opinione – supera certamente il male fatto da una singola violazione della legge (cosa che, naturalmente, non sto sottovalutando: è, certamente, un aspetto negativo).

    Anche lì il fatto che molti degli occupanti siano persone improbabili (assieme ad altre più che valide) non esaurisce in alcun modo la questione.

  19. In ogni caso, se a qualcuno interessasse, anche grazie a questi interventi – in particolare trovo molto ragionevoli le cose che dice Fabio – ho parzialmente rivisto la mia posizione. Ora non ne ho proprio idea. Non direi “forse sì”, direi “forse boh”.

    Nel senso che è proprio difficile per me stabilire quale sia la somma dei lati positivi e di quelli negativi. Per fare ordine li ho scritto qui sotto, ditemi se ne vedete altri.

    Positivi

    – Produzione culturale (beneficio collettivo)
    – Abbandonato da 15 anni (disinteresse del proprietario)
    – Posizione urbanistica (luogo di interesse pubblico)

    Negativi

    – Violazione proprietà (anti-diritto)
    – Violazione legge (diseducativo)
    – Immediata richiesta di sgombero (interesse del proprietario)

  20. @ Giovanni Fontana:
    Mah… Sinceramente l’argomento ad personam non mi convince né in negativo (se lo dice lui, deve essere falso) né tantomeno in positivo (se lo dice/fa lui, è giusto). Non vedo quindi che vantaggio ci sia nel fatto che “attori famosi” siano dalla loro parte che siano disposti a recitare gratis: se erano dei poveri sfigati, magari anche bravi, la cosa era diversa?
    Se hai gente importante e famosa dalla tua parte puoi violare la legge, se no, no?
    Anche il fatto che vi siano delle ricadute positive (peraltro molto opinabili) non è un argomento decisivo: anche la criminalità organizzata produce ricadute positive ed anche il Duce bonanima aveva bonificato le paludi pontine e fatto arrivare i treni in orario, questo li salva o li giustifica?
    Credo proprio di no. In una società democratica il metodo ed il rispetto dei diritti è tutto e chi si pone fuori dalle regole non può essere giustificato in base a questi parametri

  21. andreamix scrive::

    Sinceramente l’argomento ad personam non mi convince né in negativo (se lo dice lui, deve essere falso) né tantomeno in positivo (se lo dice/fa lui, è giusto)

    E dov’è?

    andreamix scrive::

    Non vedo quindi che vantaggio ci sia nel fatto che “attori famosi” siano dalla loro parte che siano disposti a recitare gratis:

    Beh, porta affluenza al teatro e quindi maggiori offerte, e capacità di sostentamento. È il fondamento del capitalismo eh. In ogni caso citavo questa cosa proprio all’opposto, proprio come fattore che rende l’esperienza del Valle difficilmente ripetibile altrove (e forse anche lì, sul lungo raggio: ma questo ce lo dirà il futuro).

    andreamix scrive::

    Anche il fatto che vi siano delle ricadute positive (peraltro molto opinabili) non è un argomento decisivo

    Uddio, se non è nel rapporto dei costi e benefici, qual è il criterio che usi per decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato? Una qualche forma di deontologia religiosa?

    Non potrei essere meno d’accordo.

  22. Voglio trovare il tempo per rispondere più approfonditamente, intanto ti posso chiedere di spiegare bene quel “specie se gratuite”? Grazie!

  23. Fabio Venneri scrive::

    Voglio trovare il tempo per rispondere più approfonditamente, intanto ti posso chiedere di spiegare bene quel “specie se gratuite”? Grazie!

    Che nel caso del Teatro Valle, molto probabilmente grazie al favore (difficilmente ripetibile su larghissima scala) di attori celebri che recitano gratis, è possibile assistere agli spettacoli con un’offerta libera. Non so se sia ancora così, o se le cose siano cambiate, però questo è ciò che intendevo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *