Il voi fascista

Nella marea di insulti, stavolta necessariamente pregiudiziali, che ne ha colto Alessandro Gilioli, lo ha colpito il ‘voi’ recatogli da molti fan di Grillo. Come se Gilioli fosse responsabile delle azioni di tutta una categoria, come se ogni giovedì sera alle 21.30 si riunisse con la casta di tutti i giornalisti, per decidere la comune azione ai danni dell’informazione corretta.

È una cosa già successa, come in altri casi (a Andrea Romano, uno di sinistra che ha scritto questo!), che notano anche i frequentatori non pregiudiziali di Grillo:

  1. Insulti, insulti, incredibilmente tanti, e poche argomentazioni.
  2. Voi, fascista e indistinto. Chi non la pensa come me, la pensa necessariamente allo stesso modo: ci sono solo due modi di pensare. E La mia opinione è l’unica accettabile.
  3. Corrotti! Chi non la pensa come me, la pensa necessariamente allo stesso modo, e lo fa necessariamente per convenienza. La mia opinione è l’unica onesta.

Ecco, agli insulti non si risponde, al voi si risponde col ‘tu’ (comunista, per Mussolini), ma al “siete pagati dai politici” si risponde con la stessa moneta, ovvero: «voi siete pagati da Beppe Grillo!». Non perché ci si creda, se qualcuno paga è l’esatto opposto, ma perché è l’unica cosa che sbalordisce le squadracce. Le volte che l’ho usata, è stata l’unica argomentazione che ha reso auto-evidente l’inconsistenza dell’accusa: «Ma come puoi dire che ..?», «Così, è talmente semplice: corrotti!».

Bepperò…

Credo che questa vicenda non sia di una gravità inautida come dipinta da molti malspopportanti Beppe Grillo: anche coloro a cui ho sentito dire “nulla di nuovo” lo facevano col tono del peggior insulto. È una cosa che non mi stupirebbe sentir raccontare a proposito di molte persone che per altri versi stimo, ma d’altra parte è una cosa sicuramente esecrabile; ne rimarrei deluso.
E qui è il punto – secondo me l’utilità di questo episodio sta nel fornire un argomento inoppugnabile per distinguere fra i sostenitori di Grillo in buona, e in mala fede: coloro che sono persuasi dalle idee del comico e dalle sue istanze politiche, i quali diranno «che peccato, stavolta si è malcomportato, mi ha deluso», e coloro che invece si schierano pregiudizialmente dalla sua parte (ed è questa l’impressione più inquietante che mi ha sempre suscitato il fenomeno), che diranno che… le domande erano indegne.

Io non credo che le domande di Gilioli fossero fuori posto, anzi, mi sembravano utili e pertinenti, ma la cosa è irrilevante: mi sono domandato se ci siano domande che mi offenderebbero a tal punto da farmi rifiutare il benché minimo confronto, e no, non ce ne sono. Se mi assicurano di pubblicare integralmente i miei virgolettati, posso rispondere anche a una domanda sui miei legami con la mafia. Anzi, voglio.

Grillo si è comportato in una brutta maniera, e ha fatto ciò per cui lui si dimostrerebbe torvamente scandalizzato, e per cui chi – come il sottoscritto – non condivide né i toni né gli argomenti, direbbe «io non mi comporterei così» (o meglio, voglio sperare che non farei così).

Certo, ogni cosa ha le sue attenuanti e ognuno è naturalmente attaccato alla propria idea; io, per gioco, mi son dato una regola di condotta: qualunque idea che io propugno deve avere un fatto, un episodio, uno scenario che – se realizzato – mi faccia cambiare idea, qualcosa che in definitiva mi renda inevitabile proferire un «beh, però…».

E allora ho pensato che se c’è qualcuno che manchi ancora di un bepperò sul personaggio – anche stentato, anche parziale, anche lontano da coloro con cui si è sostenuta l’idea contraria – ecco, questo è il caso.