Tunisia

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In Tunisia ci sono stato qualche anno fa, ospitato da Margherita, la sorella di un mio amico d’infanzia. Lì, oltre alle mie metamorfosi, notai le foto di Ben Ali presenti – e obbligatorie – in ogni negozio, tutte le strade – una in ogni città – che avevano il suo nome.

Margherita era al tempo fidanzata con Mohammed, che ogni volta che vedeva un manifesto di Ben Ali faceva qualche commento sulla sua democraticità: per prenderlo in giro lo chiamava Che Guevara, forse anche per tutte le sue foto che c’erano in ogni angolo. Una volta, mentre andavamo in giro, la polizia fermò Marwan – un amico di Margherita e Mohammed – perché aveva dato un bacio alla sua fidanzata (che era italiana). Successe anche un altro fatto, invece molto bello, che se trovo il tempo racconto nei prossimi giorni.

Comunque. Margherita, dopo diversi anni e diversi giri dallo Yemen all’Alaska, è tornata a vivere in Tunisia, a Tozeur (quella in cui in teoria ci sarebbero i treni, e invece non c’è neanche la ferrovia). Ora è lì, in mezzo alle proteste.

Ha un blog, in cui ne racconta in italiano, e naturalmente in questi giorni la copertura è assidua. Ieri le ho scritto un’email per chiederle se era in piazza, mi ha risposto “No, non usciamo per strada, l’ordine è di sparare a chiunque si aggiri per strada a partire dalla 5 di questa sera”.

Insomma, se volete qualche notizia dall’interno sapete dove andarla a cercare, anche perché probabilmente non rimpatrierà – qualche ora fa, sull’onda dell’entuasiasmo per la fuga di Ben Ali (con tanto di wishful thinking su Berlusconi) ne ha scritto:

Per quanto riguarda noi stranieri: fino al 17 gli aereoporti rimarranno chiusi poi si vedrà. Io non vorrei ripartire. E’ un grande momento, si respira l’esaltazione della rivoluzione.

In passato mi era capitato più di una volta di discutere con lei di quale debba essere la posizione di una persona di sinistra rispetto al rapporto dell’Occidente con l’Islam e con il mondo arabo in particolare – su quanto fosse un dovere di questa parte del mondo quello d’impegnarsi per la libertà  di quella –, essendo sovente in disaccordo, forse più un tempo rispetto a ora. Cionondimeno, nell’ultima mail di aggiornamento inviata a tutti i suoi conoscenti ha scritto questo:

A Tunisi Capitale la polizia ha sparato sulla folla disarmata. È un massacro! Cosa stanno aspettando i governi internazionali a intervenire!?!? Fate pressione, create opinione. Aiutate i coraggiosi tunisini che stanno venendo massacrati in nome della democrazia, della libertà e della dignità!

Alla faccia di tutti quelli – egoisti, menefreghisti e voltasguardo – che lo chiamerebbero “imperialismo”.