“Beckham dammi la tua maglia”

Al ritorno dell’inglese negli Stati Uniti, questa ragazza è andata allo stadio con uno striscione enorme con scritto “Beckham give me your jersey”, il tutto corredato da cuori colorati. Beh, le è andata bene:

Beckham

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    Chewing-gum al Viagra

    Al di là della facile obiezione sull’interesse d’Israele alla non riproduzione dei palestinesi, questa notizia riproduce in una scala così macchettistica da sembrare farsesca, la piena esattezza delle ossessioni di quelli di Hamas. Il sesso. I Complotti. Gli ebrei. I complotti. Il sesso.

    PALESTINIANS-ISRAEL/Ciò che sostiene Hamas è che il Mossad – servizio segreto israeliano – stia infiltrando a Gaza delle gomme da masticare con un principio attivo simile a quello del Viagra, per “corrompere” la gioventù palestinese. Già sulla parola “corruzione” in relazione all’attività sessuale di qualcuno ci sarebbe da scrivere un tomo intero, ma tutto il corredo di teorie cospirazioniste è un marchio onnipresente in quegli ambienti: io lo scrivo da un po’, noi sopravvalutiamo Hamas. Il fatto che Nizar Rayan (in foto), uno degli uomini più importanti di Hamas, ricevuta l’informazione di un bombardamento israeliano, abbia deciso di rimanere nella casa, e – anzi – chiamare a raccolta la propria famiglia,dà la perfetta misura della follia di questi personaggi, accecati dal loro dogma.

    Una cosa di cui avevo imparato a non stupirmi più, quand’ero là in Palestina: ci credono davvero. Ci credono alle 72 vergini come premio per i martiri, e questo non perché geneticamente portati al male – ci credeva Mahdi, una delle persone più buone di cuore che abbia conosciuto – per una ragione semplice: perché in quella società nessuno considera ridicolo crederci, e nessuno si comporta come ci si comporterebbe con qualcosa di chiaramente ridicolo. Ed è questo che va cambiato. Non è molto diverso da ciò che succede da noi con la verginità della Madonna. Ma quello, come dogma, se non altro è meno pericoloso.

    È questo malinteso concetto di “rispetto” che permette l’esistenza, non residuale, di tali – terribili – idee.

    >Sources: 1 2<

    Attimi di gloria

    Ecco i link promessi:

    Questi sono i 5 minuti di chiacchierata che ho fatto a Condor, con Gianluca Neri e Cinzia Spanò su Radiodue, la puntata intera si trova qui ma ora il database sembra avere problemi.

    Questo invece è il servizio dell’approfondimento del TG3, dovete andare al minuto 33.50, quello su di me è l’ultimo pezzo.

    Domani mi dovrebbe intervistare una radio australiana (!), poi dovrei tornare un allegro anonimo cazzone come prima: peccato, mi piaceva essere una star!

    (l’avete capito che su “star” scherzavo, vero?)

    Carini

    Mi hanno ricontattato quelli di Raitre, davvero molto gentili, soltanto per dirmi che il servizio va in onda fra pochi minuti su RaiTre, all’interno di un programma che si chiama “Lineanotte”.
    Chi avesse voglia, ci dia un’occhiata: non ho idea di quello che ne è venuto fuori, tantopiù con la faccenda della polizia che mi ha scacciato.

    Via via, dalla polizia

    Nel senso che «via via» l’hanno detto a me: m’hanno cacciato!

    Fra l’altro era venuta pure Raitre a riprendere, un casino! Dunque, con ordine: mi contattano da RaiTre, mi chiedono se possono venire a riprendermi. Dico loro di sì, che non ho nulla in contrario, però che non sia una candid camera. Cioè, che io faccio quello che faccio sempre, parlo e chaicchiero con tutti, e loro riprendono ciò che vogliono: che io non debba inventarmi nulla, insomma. Mi dicono che non c’è problema, che è ciò che vogliono fare anche loro. Quando arrivo, loro sono già lì: iniziano a riprendere, ma con la telecamera (comprensibilmente!) non si avvicina nessuno. Allora chiedo loro di allontanarsi, di farsi un giro: sono molto gentili e se ne vanno proprio.

    Intanto comincio a raccogliere le firme contro l’ineluttabilità della morte, questo è il bottino quando mi cacceranno, è un bottino magro se considerate che voglio arrivare a 3 miliardi più uno di firme per raggiungere il quorum degli individui interessati (tutta la Terra), per poi proporre il testo di legge al capo del mondo Ronald McDonald (c’è sempre McDonald dietro a tutto, guerre, manovre finanziarie, deve essere uno importante, no?).

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    Dico a tutti di firmare con un nome fittizio, altrimenti la morte potrà individuare i proprî nemici giurati, e non è carino: purtroppo l’escamotage non funziona, perché Topolino firma con il nome di Berlusconi, e Berlusconi firma con il nome di Topolino. Rendendoli entrambi chiaramente indentificabili come firmanti contro la morte. Da registrare anche un Gesù di Nazareth, e un Rolando la Canna (chiedevo sempre il cognome, le raccolte firme o si fanno per bene, o non si fanno).

    Intanto ho iniziato a parlare con Valerio e Mattia, Valerio ha una storia incredibile, sembra una puntata di report. Mi racconta di una vitadi droga, criminalità, braccia rotte, prostituzione, coltellate quando aveva ancora 13 anni. Nato a Napoli, ha vissuto nei Quartieri Spagnoli fino a 17 anni, sua madre è lesbica «va con le donne», dice. Sembra che le voglia bene nonostante questo. Dice: «mi avrebbe fatto più schifo se era una persona ‘e mierd». Gli dico la mia opinione, che non c’è nulla di cui vergognarsi nell'”andare con le donne”. Non so perché, si fida di me. Mi spiega come funziona il mercato della droga, usa un sacco di termini tecnici curandosi di spiegare di cosa si tratta, mi spiega che a Scampìa la droga si trova a ogni angolo, 15 € il crack 13 € l’eroina. Si interessa molto quando gli dico che io ho fatto un paio d’anni di volontariato, dice che vuole espiare le sue colpe – non parla delle rapine, né delle botte, ma di aver avviato persone a cui vuole bene all’eroina. Gli sconsiglio di fare volontariato per questo: gli dico che ogni persona è quello che è, in quel momento, che il Valerio del passato è un’altra persona, quindi lui non deve espiare. Semmai provare a dare una mano a quei suoi amici. Che il volontariato, ognuno di noi – glielo posso testimoniare – lo fa per piacere personale. Se un giorno gli piacerà farlo, allora sarà giusto che lo faccia. In tutto questo tempo Mattia sta zitto, delle volte annuisce. Intanto tornano quelli di Raitre, chiedono se possono riprendere: Valerio chiede di essere ripreso da dietro, mi racconta di Nancy, la sua ragazza, che è ancora a Napoli, da un anno. Le dico d’invitarla qui, «e che farebbe qui?» mi chiede, «e che fa lì?», «nulla», mi risponde. «Allora dille di venire qua». Alla fine gli chiedo, come a tutti gli altri, se posso fargli una foto per metterla sul mio diario online, sono praticamente certo che mi dica di no, invece si mette in posa con l’amico. Non so come funzionano queste cose delle bande, non vorrei metterlo nei casini: ho tolto il viso.

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    Con Luca riesco a parlare soltanto del mio cavallo di battaglia sui gabinetti con scritto “signori” e “signore”: «tu vai al bagno da solo o in compagnia?» «da solo, solitamente» (mi piace il “di solito”, ma evito di puntualizzargli che invece le donne vanno insieme al bagno, come si dice: le vere amiche si vedono nel momento del bisogno). Uno che va da solo al bagno non è un “signori” è un “signore”, quindi io quando sono da solo, mi sento legittimato a entrare nel bagno con scritto “signore”. Luca è del tutto d’accordo con me!
    Poi arriva la polizia e mi fa sloggiare, a Luca trovo il modo di fare la foto soltanto nella disperazione del riporre le sedie per andarsene.
    Sullo sfondo si vede Valerio che telefona: per un attimo avevo esistato e gli avevo chiesto «ma è tutto vero quello che mi stai raccontando?», mi sembrava una storia così spaventosa. Lui dice che mi va a prendere le denunce a casa, per dimostrarmi la veridicità della storia, poi non c’è verso: vuole farmi parlare con la madre perché mi confermi che è tutto vero «unica cosa, non dirle della banda». Gli dico che non c’è alcun problema, e non c’è bisogno di farmici parlare. Insiste, insiste insiste, alla fine parlerò per un attimo con la madre di Valerio. Se ora c’è una persona a cui auguro tutto il bene, davvero, è Valerio. In primo piano Luca con le sedie in mano, mentre sbaracchiamo:

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    La polizia: mentre parlo con Luca, arrivano due poliziotti in motocicletta. Mi chiedono se ho l’autorizzazione. Dico che no. Mi dicono che per stare lì serve l’autorizzazione del comune, gli chiedo: «ma per parlare con chiunque di qualunque cosa, serve l’autorizzazione?», mi risponde «sì». Sì, soltanto “sì”, non “eh, ma facendo così…” sembra romanzo di Kafka. Non sono maleducati, comunque, mi spiegano che è occupazione di suolo pubblico, e sicuramente hanno ragione loro.
    Mi dispiace perché è una di quelle leggi sicuramente utili: altrimenti ognuno può fare qualunque cosa che disturbi gli altri, ma forse andrebbe applicata con un po’ meno di zelo, non infastidivo nessuno – non ho mai “accalappiato” le persone, chi era interessato a parlare veniva sua sponte, né intralciavo niente: la piazza è enorme e io stavo nel mio solito angolo (c’è ombra lì).
    Chissà che non abbiano visto le telecamere, e pensato che fosse uno di quei programmi tipo “ah, guarda come il Comune di Roma permette queste cose illegali!”, perché l’altra volta mi son passati accanto un sacco di vigili, polizia, carabinieri, e non mi ha detto nulla, mentre stavolta sono venuti per mandarmi via quasi subito.

    La troupe della Rai, che aveva da tempo riposto tutto e probabilmente stava aspettando la macchina che li riportasse a casa, appena sono arrivati i poliziotti ha ricominciato a filmare, e mi ha chiesto di raccontare quello che era successo. Loro insistevano particolarmente perché raccontassi alla telecamera dell’allontanamento da parte della polizia, io ho provato a metterla un po’ più sullo scherzoso, anche perché sono sicuro che quei due che son venuti, dentro di loro pensavano “che compito ingrato, rimuovere uno stendino”, e magari senza l’uniforme sarebbero venuti a parlare anche loro: non sono di certo un martire, c’è di molto peggio che questo. Però mi dispiace.
    Hanno intervistato anche Lina e Mario che stavano aspettando che finissi di parlare, chissà cosa ne verrà fuori.

    Alla fine non so che dire, mi dispiace davvero che mi si sia rotto il giocattolo: magari non è così difficile avere un’autorizzazione dal Comune per occupare un paio di metri quadrati, proverò a informarmi. Sarebbe bellissimo avere l'”Autorizzazione dal Comune di Roma per parlare con chiunque di qualunque cosa”, me la attaccherei in camera.

    Parlatore a Piazza del Popolo, volta seconda

    Ci ho pensato un po’ a quando tornarci, fosse stato per me ci sarei tornato anche l’indomani, tanto m’ero divertito. Però la valanga di commenti e proposte mi aveva un po’ fatto esitare: chi mi diceva di farlo tutti assieme un giorno, chi mi chiedeva il permesso di usare uno stendino (ci mancherebbe altro!), etc.

    Non che non mi facesse piacere il successo dell’iniziativa, anzi fanfarone come sono, però avevo paura che organizzarlo come un “evento” finisse per farlo diventare una baracconata, molto più di ciò che era, improvvisato, domenica scorsa. Così avevo pensato di non scriverlo sul blog, la prossima volta che l’avrei fatto. Ma anche questo è sciocco. Effettivamente non ho nulla in contrario a che la gente, anche se sa già di cosa si tratta, venga a chiacchierare. Chiedo solo una cosa, per non perdere di spontaneità: se qualcuno volesse venire, faccia come se fosse capitato lì per caso, altrimenti si rompe l’incantesimo.
    Non so se stavolta pubblicherò le foto e i racconti, vedo come mi gira stasera.

    Dunque ci torno oggi nel tardo pomeriggio, volevo cambiare il posto, ma poi perché? Piazza del Popolo è così adatta, affiancherò il vecchio cartello a questo nuovo:

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    L’attività principale rimane quella di parlare con chiunque di qualunque cosa, ma a chi si fermerà proporrò anche la mia raccolta firme contro la morte. In un sacco di piazze italiane c’è chi raccoglie le firme per abolire la pena di morte, ottima causa: ma, come insegna sempre mio nonno, bisogna risolvere i problemi a monte!
    Ovviamente si dovrà firmare (ma solo la firma!) con un nome inventato – Amadori Valter il mio – altrimenti la morte ti riconosce…