Meno male che Silvio c’è

Leonardo – come sempre – ci fa rendere conto in maniera esemplare che una volta toccato il fondo si può sempre cominciare a scavare:

Che poi anche tutte queste storie sul presidente puttaniere, sì, sì, sapete che vi dico? Fatelo, fatelo un bel governo Fini-Casini-Rutelli, coi teodem e i teocon, i teodiqua e i teodilà, fatelo. Coi cardinali ministri, perché no, come in Iran. Fatevi stracciare la legge sull’aborto. Fatevi mettere i sondini su per il naso. Vedrete che poi lo rimpiangerete, il presidente puttaniere.

Fare la cosa giusta o quella che (forse) funziona?

Secondo me la politica sta tutta qui:

Siamo tutti dispiaciuti per il fatto che Obama abbia rinviato a dicembre la photo-op col Dalai Lama, ma il motivo non è un generico “gli affari” o “i soldi”.  Obama andrà in Cina tra breve per cercare di convincere Hu Jintao a fare delle cose piuttosto importanti che hanno a che fare molto più coi diritti umani he con “gli affari”: il via libera alle sanzioni sull’Iran, le pressioni sulla Corea del Nord e addirittura – ma è solo una voce, per ora – l’invio di un contingente cinese in Afghanistan. Tutte e tre le cose sono molto importanti e rischiano di saltare, con tutte le conseguenze del caso, davanti a un gesto che avrebbe come unica conseguenza rilevante quella di far innervosire la Cina. Mi rendo conto che gli oppressi ne sarebbero confortati, qualora avessero notizia dell’incontro: mi rendo conto anche che non è poco, ma penso sia giusto ricordarsi che non è sufficiente. Poi uno decide cosa gli interessa di più ed è legittimo pensare che sia più giusto o funzioni meglio un’altra strategia. Io non lo so.

Neanche io.

Non i dittatori

Per cambiare il mondo bisogna cominciare da qui:

Questo ONU non si sta impegnando abbastanza contro i genocidi (gli assassinatori di massa), e non l’ha fatto per la maggior parte della sua storia. Anzi, l’ONU ha sempre fatto distinzioni fra le cause con cui poteva avere a che fare, e quelle che – semplicemente – ha scelto di ignorare.

Edit: Qui altro raccapriccio.

Altro che “ciao ragazzi.”

Le torri gemelle, le bombe di Madrid e Londra, la mutilazione delle nostre democrazie che ora convivono con odiose leggi speciali per contrastare la violenza internazionale, i nostri morti sul campo, sono la moneta amara con cui l’occidente e tutti noi siamo ripagati per gli anni di immobilismo, in cui abbiamo lasciato fare, in cui ci siamo girati dall’altra parte fino a quando, dalle donne afgane, la mano violenta si è spostata sulle nostre strade.Abbiamo sbagliato, e gli errori li pagano oggi, nel modo più estremo, gli uomini a cui abbiamo chiesto di rischiare la vita. Nel ringraziarli, dovremmo riconoscere il valore militare e repubblicano del loro lavoro. Riconoscere il fatto che la nostra democrazia – nel mondo di oggi – non può fare a meno di combattere una guerra. E mentre la combatte, la odia, come odia tutte le guerre, amando e piangendo gli uomini che la combattono e muoiono. Si dovrebbe imparare da questi uomini a non distogliere mai più il nostro sguardo, a non girarci mai più dall’altra parte.

Some news, good news

Qualche buona notizia sul fronte dei diritti delle donne nel mondo:

  • Il più importante ufficiale delle Nazioni Unite sui diritti umani, Navi Pillay (una donna, nera), ha condannato e annunciato interventi sui diritti delle donne nel Golfo.
  • Sembra finalmente arrivato il momento in cui l’ONU creerà un’Agenzia specificamente dedicata alla questione femminile. Ho paura che per gli omosessuali ci sarà ancora da aspettare un po’.
  • L’Australia ha proposto una legge che riconoscerà lo status di profugo a tutte le donne a rischio infibulazione o – importante – delitto d’onore in patria: sarebbe molto importante, perché i delitti d’onore non avvengono solamente per reati strettamente sessuali, ma anche il solo fatto di fuggire in Occidente può essere sufficiente a essere considerati reietti e meritevoli dell’estrema punizione.

‘Na coscienza tutta mia

Un tempo si diceva che Il Foglio fosse, più che un giornale, un grande blog collettivo con delle idee un po’ strambe, e un’insolita apertura ai pareri altrui. Peggio! Hanno chiesto il mio, di parere, su cosa sia la coscienza, e ‘stavolta le idee strambe ce le ho messe io. Dice: ma sei riuscito a scrivere un post mangiapretesco anche per il Foglio? Beh, loro hanno fatto di più: l’hanno pubblicato.

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La ricopio qui:

Io ce l’ho col peccato originale. Questa faccenda che l’uomo sia cattivo e possa essere salvato dalle sovrastrutture etiche non m’ha mai convinto. Anzi, per me è tutto il contrario, che l’uomo è buono e son le sovrastrutture a fregarlo.
Noi saremmo naturalmente portati a voler bene – soprattutto a non voler far male – al prossimo, a tutti gli altri individui che condividono la nostra sorte; sono le varie circoscrizioni al ribasso della nostra specie a permettere l’elusione della Regola d’Oro: “non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. La disumanizzazione del prossimo, perché ha la pelle di un colore diverso, perché crede in un altro Dio, perché ha un’altra patria, rendono il prossimo – appunto – meno umano, disinnescando questo benigno riflesso condizionato.

Dunque sì, c’è davvero quella solita ignota chiamata coscienza, ma quando Madre Natura ce l’ha messa in dotazione non l’ha piazzata nel cuore o nell’anima, l’ha sistemata nel cervello, origine di tutti i beni. In realtà non la si dovrebbe chiamare coscienza, ma neuroni specchio, perché senza di quelli saremmo fregati: quando vediamo una persona stare male, stiamo male. Funzionano, funzioniamo così. E per una ragione semplice: ci conviene. Vivere a contatto con qualcuno che soffre se noi soffriamo, lo rende meno cagionevole all’egoismo. Dite che è una prospettiva gretta e una lirica illusione dell’età della Scienza? Macché, sapere che un seme di bontà è dentro chi ci sta accanto, è molto meglio che immaginarlo alle prese con una morale forzosa costruita per interposta divinità. Siamo buoni, ora dobbiamo dimostrarlo.

E quanto al lirismo dell’illusione, beh, sto con Trilussa:
Io, ne convengo, faccio una pazzia / a commette er peccato origginale: / ma er giorno che conosco er bene e er male / me formo una coscienza tutta mia. / Sarò padrone e schiavo de me stesso, / bono e cattivo, giudice e accusato / e, all’occasione, intelliggente e fesso.