Le torri gemelle, le bombe di Madrid e Londra, la mutilazione delle nostre democrazie che ora convivono con odiose leggi speciali per contrastare la violenza internazionale, i nostri morti sul campo, sono la moneta amara con cui l’occidente e tutti noi siamo ripagati per gli anni di immobilismo, in cui abbiamo lasciato fare, in cui ci siamo girati dall’altra parte fino a quando, dalle donne afgane, la mano violenta si è spostata sulle nostre strade.Abbiamo sbagliato, e gli errori li pagano oggi, nel modo più estremo, gli uomini a cui abbiamo chiesto di rischiare la vita. Nel ringraziarli, dovremmo riconoscere il valore militare e repubblicano del loro lavoro. Riconoscere il fatto che la nostra democrazia – nel mondo di oggi – non può fare a meno di combattere una guerra. E mentre la combatte, la odia, come odia tutte le guerre, amando e piangendo gli uomini che la combattono e muoiono. Si dovrebbe imparare da questi uomini a non distogliere mai più il nostro sguardo, a non girarci mai più dall’altra parte.
Se le guerre fossero decise da chi poi le combatte veramente. Se un posto, una nazione, un popolo, un gruppo di persone potessero essere davvero identificate come “i cattivi!”. Se il nostro mondo non avesse una storia, in cui i buoni e i cattivi si scambiano continuamente di posto. Se la storia non la facesse chi ha vinto la guerra precedente. Se ci fosse un arbitro a punire (sempre, infallibilmente) sia chi commette il fallo che ci reagisce inopinatamente. Se il terreno di gioco fosse in piano e non sbilanciato. Se quell’organizzazione sulla quale i popoli (“noi, popoli delle nazioni unite”) avesse almeno alzato un dito per condannare equamente chi lo merita. Se chi ha mandato quei ragazzi laggiu’ non fosse anche chi sta portando questo pianeta sull’orlo del collasso ambientale, e percio’ forse non merita pienamente di stare alla lavagna e tirare le linee col gessetto fra i nomi dei buoni e dei cattivi. Forse, ecco vorrei sottolineare forse, allora potrei pensare, magari solo per un attimo, che tu possa avere ragione.
Un abbraccio fraterno, so che se ci ripensi, poi magari cambi idea.
Io non capisco perché ci sia questa inestinguibile brama di valutare le persone e non le azioni.