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Naturalmente sono d’accordo col Papa – come lo ero stato qui – sfilare dalle mani dei religiosi il tema del sesso (con l’informazione), è una delle chiavi per mettere fine all’oppressione delle donne, degli omosessuali, di chi vuole scegliere per sé. È, connaturatamente, una minaccia per la religione: un motivo in più per proseguire su questa strada.
Tuttavia, ciò che mi interessa è quello che ho evidenziato in rosso. Il Papa che chiede l’abolizione di una legge contro la blasfemia in Pakistan. Lamentarsi della propria stessa brace, quella agitata mille volte sui comportamenti altrui – l’altro giorno, leggendo questo, ero furibondo – perché ci si è finiti.
Ovviamente è vero che quella legge sulla blasfemia è un’impostura (d’altronde quale legge contro la blasfemia potrebbe non esserlo?), e fingendo di tutelare il sentire della maggioranza viene usata per ledere i diritti delle minoranze. Ma è così: quando si gioca sul concetto di blasfemia, quando si decide che l’offesa è nell’orecchio di chi ascolta, quando si propalano verità da squilibrati come “posso tollerare pazientemente che si rechi offesa a me, ma non posso sopportare che si offenda il mio Dio con le bestemmie” (San Girolamo), si percorre una strada molto scivolosa.
E a correre su di una strada scivolosa si finisce per cadere: come diceva Nenni? C’è sempre uno più puro che ti epura. Vallo a spiegare a quelli che sono offesi dal fatto stesso che voi crediate in un Dio diverso dal loro.