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Sono due mesi che aspetto che Emidio scriva un post abbastanza bello da farmelo riprendere qui, sono due mesi che ho questa foto sul desktop che aspetta. E sono due mesi che Emidio ha pubblicato il libro della sua storia, questa è la notizia.
In più, oggi, la notizia è che è finito sul boxino morboso di Repubblica al posto delle tette di Laetitia Casta (circostanza della quale lui si rammaricherà), grazie al documentario che ha girato la brava Cristina Picchi – e se guardate i due minuti di trailer su Repubblica vi viene sicuramente voglia di vederlo.
Quindi la prima cosa da fare è comprare il libro. Dentro troverete un codice per accedere al documentario. No, non è vero (però il libro compratelo lo stesso, ché vale la pena), il documentario è alla ricerca di qualcuno che lo distribuisca – anzi, se conoscete qualcuno che conosce qualcuno che conosce qualcuno fate un fischio – e quando esce ve lo segnalerò.
Secondo me c’è una frase che potrebbe essere in calce al libro, ed è una frase che Emidio ha scritto nei commenti a un post in cui raccontava la sua storia. Era la replica a un testimone di Geova, un apologo che sfruttava la doppiezza supposta in ogni precetto religioso per cercare di buttarla in caciara – suonava più o meno così – stiracchiando quelle poche nozioni labili, al punto da negare che quello che Emidio ha subito (e sta subendo) sia la precisa emanazione dell’ideologia dei testimoni di Geova. Sono i tuoi genitori che sono dei pazzi, sottointendeva anche abbastanza chiaramente, non c’entrano con i testimoni di Geova. Dopo un lungo scambio, Emidio ha risposto la cosa più semplice e chiara – che lui c’era:
Dai, se vuoi cavillare fallo, ma non credere di potere prendere in giro me, perché io c’ero.
p.s. Una nota d’orgoglio: la prima copia di “Geova non vuole che mi sposi” è la mia. Ho i miei santi in paradiso!