1 su 5
Ieri ho fatto un post sulla Libia che è stato letto un sacco in giro, addirittura una decina di persone mi ha chiesto l’amicizia su Facebook specificando che aveva letto il post e ne aveva condiviso i contenuti. È stato utile a me per chiarirmi le idee, e sono contento che sia stato utile ad altri.
Ovviamente ci sono stati anche pareri contrari. Ci siamo tutti abituati, fa bene ed è naturale. Io, per quanto posso, cerco sempre di rispondere il più possibile ai commenti dei post, specie a quelli critici. È l’unico modo per far progredire la discussione e in passato ho conosciuto un sacco di gente che mi ha insegnato un sacco di cose.
In questo caso, però, sono rimasto di stucco nel constatare come non ci fosse nessuno spiraglio d’apertura al dialogo. Prendo l’esempio del Post perché gli devo molta della diffusione dell’articolo, ma è una cosa comune anche nelle altre sedi. Avevo iniziato a leggere i commenti, per vedere quelli a cui dovevo una risposta, e mentre li scorrevo pensavo mentalmente “a questo ho risposto nel post”, “questo sta rispondendo a una cosa che io non ho detto”, “questo risponde per slogan”, e così via.
Insomma, esattamente quello che avevo scritto di voler evitare. Per rispondere, avrei dovuto ricopiare pezzi del post, perché la maggior parte replicava cose a cui avevo già risposto. In diversi casi mi sono domandato: ma l’hanno letto il post a cui stanno rispondendo? Nessuno che contestava puntualmente un argomento: quello che avevo detto nel post, e cioè che non c’è niente al mondo che possa far cambiare idea a queste persone. E quindi è impossibile instaurarci una discussione: qualunque cosa succeda confermerà la loro opinione.
Se ho spiegato perché gli interessi degli Stati sono irrilevanti e dobbiamo pensare alla vita della gente in Libia, se ho spiegato perché fare poco è meglio che fare nulla (e quindi chiedersi “perché qui no?” non è un’obiezione), puoi contestare la consistenza logica dell’argomento, puoi dirmi che l’intervento non sarà di beneficio ai libici, puoi tirare in ballo altre obiezioni, ma non puoi rispondere: «eh, lo fanno per interesse! Perché non in Bahrain?».
E poi mi è venuto da ridere pensando che hanno torto pure dall’interno della loro ossessione cospirativa: oggi è «l’Occidente è invervenuto in Libia per interesse, si vede dal fatto che non interviene in Bahrain!». Potrei scommetterci un piede che se domani Francia e Inghilterra intervenissero in Bahrain inizierebbero a strillare: «l’Occidente è intervenuto in Bahrain per interesse!»
(il titolo è rubato a un commento che, scorrendo ossessivamente il post per cercare di obiettare qualcosa, è arrivato all’ultima frase senza trovare niente. Allora ha deciso di prendersela con quella, che fra l’altro avevo ripreso dall’Independent)