L’arresto di Assange a Londra non è un complotto

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Avessero almeno uno straccio di prova. No, non parlo dei giudici svedesi. Parlo di quelli che hanno cominciato a dire che è tutta, ovviamente, una cospirazione. Per affermare una cosa simile bisogna avere delle prove: non ce n’è neanche una.

Un sacco di gente è completamente partita, e ha iniziato a dare per ovvio, scontato, automatico, ascoltauncretino, che: A) UK concederà l’estradizione ad Assange in Svezia B) in Svezia ci sarà un processo farsa dove sarà condannato per stupro C) gli Stati Uniti, che sono dietro a tutto, lo deporteranno accusandolo di spionaggio D) Assange sarà chiaramente giudicato colpevole da una giuria compiacente che lo condannerà a una lunghissima pena [E) sarà dato in pasto alla CIA che lo torturerà – sì, è stato detto anche questo].

Ecco, mi servirebbe un volenteroso che facesse l’elenco di tutte le persone che hanno completamente perso senno e senso critico, per andargliene a chiedere conto dopo, quando una qualunque di queste cose non si verificherà (perché ne basta una perché il Grande Piano salti): magari, allora, si confronteranno con l’automatismo del pensare il male in cui si sono tuffati. Fra l’altro, l’esito di un eventuale processo simile negli Stati Uniti è tutt’altro che scontato. Anzi, fino a ieri si diceva che le basi per una tale condanna sono decisamente scivolose, ed è molto difficile che il governo americano voglia rischiare questa strada. In America i processi sono una cosa seria.

Ricordiamoci che questo procedimento per stupro – e, sì, è un’accusa per stupro: si chiama così l’avere un rapporto sessuale con una persona non cosciente o consenziente – è stato aperto ad agosto, cioè mesi prima della pubblicazione di questi leaks, che è stato riesaminato a settembre dopo essere stato archiviato, e che a metà novembre è stata presentata la richiesta di arresto da parte del giudice svedese. Inoltre che Assange si è sempre rifiutato di presentarsi in Svezia per essere interrogato, di fare la prova del DNA o di collaborare a queste indagini: quindi, o l’intera corte svedese si trasferisce a Londra per giudicarlo, oppure una richiesta di estradizione è l’esito più scontato. Naturalmente, e anche questo è bene ricordarlo, Assange è assolutamente innocente fino alla prova del contrario. Come è del tutto possibile che le due donne si siano inventate queste accuse per sfruttarne la visibilità: è probabile, ma il procedimento è del tutto naturale, e il modo per accertare la verità e l’innocenza di Assange è proprio questo.

Invece, dentro all’elenco di quelli che, stavolta, hanno avuto il riflesso condizionato della malafede ci sono anche persone impensabili. Persone che, di solito, si tengono debitamente alla larga da questo tipo di tic populisti:

Io, basito, ho letto Zambardino, che ha scritto questo:

Dobbiamo davvero credere alla fola dell’accusa per stupro e quindi accettare un’estradizione che alla fine porterà Assange in mano agli “intervistatori” specializzati della Cia, ai “riprogrammatori”, ai tormentatori di stato?

Gilioli aveva scritto questo:

Giusto perché si sappia: non essendo stato possibile sinora incriminarlo per altro, Julian Assange è ricercato dall’Interpol e quindi dalla polizia di 188 Paesi, oltre che da un’apposita task force del governo americano

Per inciso, questo è quello che ha detto la procuratrice svedese:

I want to make clear that I have not been subjected to any kind of pressure, neither political nor of any other kind, I am acting as prosecutor because there are suspicions of sex crimes committed in Sweden in August. Swedish prosecutors are completely independent in their decisions.

Ma tanto anche lei sarà considerata parte del complotto.

Così, per il gusto di, pubblico qui il complottista dei complottisti, è uno che ha scritto questo nella pagina dei commenti sul Guardian:

I think it’s all a conspiracy. Obama and Hillary have shares in Wikileaks. Why on earth would they be so determined to make sure it gets maximum publicity.

C’è sempre uno più complottista che ti epura. Magari vi fa ridere, e un po’ lo fa, ma se uno crede all’uno non c’è ragione di non credere all’altro. Quanto a veridicità e prove, non è niente di diverso da quelli che dietro all’arresto di Assange c’è la CIA.

Le differenze fra WikiLeaks e il lettone di Putin

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Con il disorientamento ch’è proprio delle cose nuove, non mi sono ancora fatto un’idea su WikiLeaks. Messi da parte i personalismi un po’ grilleschi e paranoici del suo fondatore, ho sempre avuto simpatia per l’idea e per l’efficacia: in fondo era un piccolo Davide di periferia che la faceva al grosso e potente Golia dell’esercito e della diplomazia statunitense.

In più c’è la questione del beneficio al mondo: sapere che le tue malefatte potrebbero essere scoperte è effettivamente un bel deterrente. Può darsi che già ora l’operato dei soldati in Afghanistan sia in qualche misura condizionato per il meglio, come probabilmente lo era stato dopo la pubblicazione delle foto di Abu Ghraib: non possiamo essere certi che non ci siano stati altri carceri come quelli, in Iraq, ma possiamo essere ragionevolmente sicuri che quella fuga di notizie abbia reso l’eventualità più improbabile.

Così, anche ora, vago con curiosità e attesa fra le varie indiscrezioni e i primi blocchi di documenti già pubblicati dai varî giornali. Sentendomi, in fondo, legittimato a farlo: è quello di cui parlano tutti. Però non riesco a setacciare fino in fondo quello stordimento di cui parlavo all’inizio senza che mi sorga qualche dubbio: son qui che aspetto di leggere cosa dirà la diplomazia americana dei “festini selvaggi” di Berlusconi. Qualunque cosa ne verrà fuori, sicuramente, mi farà fare una risata, ma poi mi domando: la pubblicazione di intercettazioni private è tutt’altra cosa? Perché leggere delle prostitute di Vittorio Emanuele sui giornali è una cosa disdicevole, mentre stare qui ad aspettare le opinioni della diplomazia americana su quelle di Berlusconi è diverso? Perché leggere di Berlusconi che viene definito il portavoce di Putin è tanto diverso da leggere Naomi Letizia che lo chiama papi?

Naturalmente ho preso due esempi in cui c’è una notevole differenza di rilevanza politica e interesse pubblico fra i due fatti – è fuor di dubbio – ma più che parti di due scale diverse, mi sembrano diverse gradazioni della stessa scala. E, se è così, è tanto facile stabilire il limite? Quanto c’è del nostro gusto di spiare del buco della serratura – e magari avere conferma delle nostre opinioni – e quanto di interesse per le sorti del mondo? È una considerazione alla quale non ho risposta, e che contempla anche l’ipotesi che al contrario non ci sia nulla di male a pubblicare robe private, perché in fondo ti dovresti comportare col mondo come se tutto il mondo ti vedesse.

Se nei commenti mi scrivete qualche considerazione utile a orientarmi meglio, sono contento.