Beh, leggere Tolstoj in russo è tutta un’altra cosa

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Guido ha scritto un elenco di luoghi comuni sulla lettura in cui ritrovare alcuni, o forse molti, dei nostri tic rispetto a questo passatempo sopravvalutatissimo da chi non lo pratica (e, talvolta, anche da chi lo pratica).

Al primo luogo comune, però, avrei un’obiezione:

1. Io i libri li finisco per principio, non li lascio mai a metà.
Lo si sente dire spesso, ed è piuttosto stupido. Perché accanirsi a leggere un libro orrendo? Per un malinteso senso d’orgoglio, per spirito di disciplina, per sfida a sé stessi? O – peggio ancora – per il semplice fatto che lo si è comprato? «Ho speso tredici euro per Acido solforico di Amélie Nothomb, a questo punto lo leggo fino in fondo». Che è esattamente come dire: «Ho buttato del denaro, ora per pareggiare i conti devo buttare anche del tempo». Non vi daranno indietro né l’uno né l’altro.

La maggior parte delle persone che conosco non lo farebbero né per orgoglio, né per disciplina, né per sfida per sé stessi, né per i soldi buttati. Molto più importante: altrimenti non lo puoi mettere su aNobii!

p.s. Potete suggerirgliene altri, se vi vengono in mente. Il mio, di suggerimento, è nel titolo.

24 Replies to “Beh, leggere Tolstoj in russo è tutta un’altra cosa”

  1. C’era un libro di pennac che spiegava come i lussi che – più o meno dichiaratamente – si concedono gli adulti – tipo appunto quello di lasciare un libro a metà, dovrebbero essere concessi anche ai bambini: così leggerebbero di più. Così propone 10 regole che valgono per gli adulti e che dovrebbero valere anche per i bambini. Forse non c’entra, ma mi avete fatto venire in mente questo…

    1) il diritto di non leggere

    2) il diritto di saltare le pagine

    3) il diritto di non finire un libro

    4) il diritto di rileggere

    5) il diritto di leggere qualsiasi cosa

    6) il diritto al bovarismo

    7) il diritto di leggere ovunque

    8) il diritto di spizzicare

    9) il diritto di leggere a voce alta

    10) il diritto di tacere

  2. coi libri che ho comprato finora ho avuto fortuna: alcuni li ho trovati grandiosi, molti buoni, pochi “sufficienti”.
    quindi, direi, una buona media.
    l’unico libro che non sono riuscita a leggere subito dopo averlo comprato è stato “Il processo” di Kafka, non perché non mi piacesse ma perché mi angosciava troppo.
    lo ripresi a leggere dopo qualche mese, e lo finii in pochi giorni, però, a differenza di altri grandi libri, non l’ho mai più riletto.
    e sì, io comunque son d’accordo con te, se un libro non mi cattura dalle prime pagine lo mollo e tanti saluti.

    Ila scrive::

    Piuttosto che guardare la tv, preferisco leggere un buon libro

    anch’io, Ila, a parte qualche eccezione: un nuovo episodio di Dr. House o un film imperdibile.
    🙂

  3. angia scrive::

    Ila scrive:
    Piuttosto che guardare la tv, preferisco leggere un buon libro
    anch’io, Ila, a parte qualche eccezione: un nuovo episodio di Dr. House o un film imperdibile.
    🙂

    Angia, ho solo trascritto alcuni cliché sulla lettura, come elencato da Guido e ripreso da Giovanni.

  4. Ila scrive::

    Angia, ho solo trascritto alcuni cliché sulla lettura, come elencato da Guido e ripreso da Giovanni.

    oops, la solita sbadata!
    :-))))

  5. Emidio scrive::

    C’era un libro di pennac che spiegava come i lussi che – più o meno dichiaratamente – si concedono gli adulti – tipo appunto quello di lasciare un libro a metà, dovrebbero essere concessi anche ai bambini

    Anch’io ho avuto il medesimo pensiero. Il libro in questione è Come un romanzo, un testo tanto piacevole quanto utile per riscoprire la libertà di leggere.

  6. Dai prima o poi succede qualcosa di interessante/cambia registro.

    L’ha letto il vicino d’ombrellone (questa è tacita)

  7. Secondo me non si può decidere se un film o un libro ci piacciano finché non si sia visto il finale.
    (Un mio piccolo feticcio: “The unbreakable” mi è sembrato sciatto per tutta la proiezione, ma si è riscattato con un finale magnifico.)

    E poi su aNobii ce li puoi mettere lo stesso, e marcarli sdegnosamente come “Abbandonati”.

    PS: Mi si nota di più se ho finito “Guerra e Pace” o se l’ho abbandonato?

  8. So che all’autore del post non piacerebbe (ho letto lo splendido suo post su come trovare una fidanzata giusta basandosi su come tratta i libri) ma per me è:

    Per me i libri sono sacri, non butterei mai via un libro.

    Io non ho e non capisco la sacralità dell’oggetto. Se un libro è brutto, va al macero!

  9. “1. Io i libri li finisco per principio, non li lascio mai a metà.”

    ehm
    io sono uno di quelli,
    finisco sempre i libri che inizio, anche se non mi piacciono 🙁

  10. Comunque su aNobii si possono mettere anche i libri non finiti, e anche quelli abbandonati (sulla differenza di senso ci sono ricorrenti discussioni sui forum); spesso leggere nei commenti i motivi per cui si abbandona un libro è alquanto interessante…

  11. @ antonio:
    In realtà il sé stesso senza accento è rimasta maggioritaria nel corso della storia, ma negli ultimi trent’anni si è formata una spinta (fra cui la Crusca) a normalizzare quella che è un’eccezione inutile e illogica.
    Ancora fra l’italiano standard è un poco più diffuso l’uso senza accento – in gran parte dovuto agli insegnanti delle medie cresciuti prima della discussione, e non aggiornatisi – ma piano piano si va verso l’eliminazione dell’eccezione.

    Anche io scrivevo se stesso, poi ci ho ragionato un po’ su, e ho realizzato che avevano ragione Serianni e co.

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