Lasciatele morire di fame

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L’Otto Marzo è oramai diventata una festa riconosciuta e celebrata da ogni tipo di pubblico, assumendo gli inevitabili contenuti kitsch che noi qui, privilegiati, possiamo permetterci di malsopportare: ditelo a me che ho vissuto per più di dieci anni in un posto chiamato Colli D’Oro per la diffusione degli alberi di mimosa.

Effettivamente regalare dei fiori per la festa della donna è un po’ come regalare manette alla festa della libertà, ma mentre facciamo queste considerazioni, e mentre al contrario magari critichiamo un certo femminismo di oggi per essersi accartocciato su sé stesso, non dimentichiamoci che quella femminista – di tutte le donne e di tutti gli uomini che hanno combattuto per vivere in un mondo più equo e migliore per tutti – è stata la madre di tutte le battaglie.

Non dimentichiamoci che, neanche cento anni fa, nel luogo dove i primi movimenti femministi sono nati e combattevano, i giornali titolavano così (e pensateci, ancora più terribile di “let them starve”, c’è “views of public men”):

"Lasciatele morire di fame", Evening Standard 09/06/1914, fotografata al Museum of London

E non dimentichiamoci, soprattutto, che questa battaglia – per la libertà, per la dignità, e anche un po’ contro Hollywood – è stata vinta da una limitatissima minoranza di persone. Che al di fuori dell’Occidente ci sono milioni, miliardi, di donne che devono ancora vincerla:

Quando Hollywood riuscirà finalmente a (liberarsi dagli stereotipi e) produrre dei bei film d’amore, forse potremo riuscire a liberare fino in fondo le donne in giro per il mondo, e creare il tipo di mondo dove la pace è una possibilità concreta. Nel frattempo, abbiamo qualche romanzo economico e i micro-prestiti diretti alle donne. Nel frattempo, amate le vostre figlie con tutto il cuore e non date mai per scontata la nostra libertà. È stata vinta attraverso una lunga e dura battaglia – non è mai stata scontata, e non lo è tutt’ora. E ricordate: noi donne libere siamo la minoranza.  Maria Rodale

9 Replies to “Lasciatele morire di fame”

  1. @ albertog:
    Il femminismo italiano è un fenomeno particolare e quasi autosufficiente che ha al tempo stesso un’identità precisa, ed è sostanzialmente ignorato dal femminismo internazionale.

    Io conosco più il secondo, ma è vero che il tipo di battaglie che si è fatto in Italia è per molti versi diverso da quello fatto altrove.

    Non penso che le donne non fossero più oppresse negli USA che non in Italia.

  2. Ho l’impressione che il femminismo nasca e cresca parallelamente all’industrializzazione e che quindi le parole del film di Moretti coincidano con la realtà italiana, che nel secondo dopoguerra era ancora agricola e che si è industrializzata più tardi rispetto ai paesi anglosassoni. Questo ritardo potrebbe giustificare l’affermazione di Michele.

  3. Giovanni Fontana scrive::

    Non penso che le donne non fossero più oppresse negli USA che non in Italia.

    L’ho letta tre volte e non sono riuscito a capirla . Colpa mia o colpa tua ?? 🙂

  4. Ormazad scrive::

    L’ho letta tre volte e non sono riuscito a capirla . Colpa mia o colpa tua ?? 🙂

    Ci dev’essere un non di troppo, ma credo che il senso fosse che non è d’accordo con quanto sostenevano le ragazze citate da Michele/Moretti.

  5. Giovanni Fontana scrive::

    @ albertog:
    Esatto.

    Ce l’hai per difetto di scrivere cose ambigue che si prestano a due e a volte anche tre interpretazioni. Lo fai di proposito o sono sviste?

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