Michele Serra, oggi su Repubblica:
Sinistra extraparlamentare” (il Manifesto) è un titolo spiritoso e caustico, come si conviene a chi sa defungere a ciglio asciutto. Ma riguarda una frazione piccola e rispettabile della storia novecentesca, non i milioni di elettori di sinistra che hanno votato Pd e in Parlamento saranno ampiamente rappresentati. Spiace assistere all’inabissarsi di esperienze, culture, persone che hanno fatto politica valorosamente e quasi sempre senza alcun tornaconto personale, ma torna d’obbligo ricordare ai teorici delle “due destre” e del “veltrusconismo” che la visione ombelicale del mondo, il volerlo continuamente passare al vaglio del proprio giudizio ultra-selettivo, raramente conduce al governo (e non sarebbe poi un gran guaio), ma soprattutto non conduce a condividere davvero con il resto della società la buona e la cattiva sorte. Ci sono molte altre attività dilettevoli (l’arte, le libere professioni, la fondazione di circoli intellettuali) che consentono una gioiosa pratica del senso di superiorità, o anche il vanto o vizio di sentirsi ai margini. La politica no, la politica è un autobus strapieno di gente che sgomita e puzza, che non ci somiglia e manco ci riconosce. Farla è promiscuo e compromissorio. Ma non farla più, cara sinistra extraparlamentare, è anche peggio.
L’avevo letto. Una delle migliori “Amache” di Serra.