L’Italia agli israeliani – Diario dalla Palestina 87
Al di là del muro, invece, quello che mi dicono tutti è: «oh, sei italiano, ma che bella lingua che avete». La mia professoressa direbbe che è un peccato che noi – col nostro orecchio abituato – non possiamo sentirlo, non la captiamo quella bellezza nei suoni.
Gli israeliani sono pazzi per l’italiano, quelle cose tipo «dài, dimmi qualcosa in italiano». Che tu, classico, non sai che dire: frasi di circostanza? una poesia? uno scioglilingua? Io ho preso a dire «Guglielmina sul tagliere l’aglio taglia: non tagliare la tovaglia; la tovaglia non è aglio. Se la tagli fai uno sbaglio». L’ho imparata da bambino, e si è sempre rivelata utile.
E tutti ascoltano ammirati, tutti quei “gl”.
Ma la cosa più bella mi è successa a Ra’anana – che io ero solito definire la Piacenza d’Israele in quanto città calma, tranquilla, noiosa. Ma siccome oramai so di avere lettori sia a Piacenza che a Ra’anana, dovrò improvvisare qualche stratagemma per non essere colto in castagna.
Io ho una certa passione per un certo tipo di cose medievali, e a Ra’anana c’è un negozio di “cose medievali” più che bello. Costruito come fosse una foresta, con in mezzo passaggi e ponti, in cui tutto è fatto a forma giusta, e in cui la precisione della bellezza impedisce di essere kitsch.
Ammirato com’ero, iniziai a scambiare due chiacchiere con il proprietario del posto. Ovviamente, non parlando ebraico, comunicavo in inglese: così lui mi chiese di dove fossi. Alla mia risposta cambio completamente atteggiamento. Italiano? Da persona gentile e cordiale, a persona interessata e partecipe; mi disse, alla soglia della deferenza: «ti vorrei fare una domanda». Gli dissi che certo, mi faceva piacere rispondere. E lui, come parlasse a un esperto del campo mi chiese «ti piace il negozio? Ti piace come l’abbiamo fatto?». Io gli dissi che sì, mi piaceva eccome.
Allora lui disse: «questo mi fa enormemente piacere, ed è il complimento più bello che tu potessi farmi. Perché qui abbiamo provato a fare il negozio come voi italiani fate qualunque cosa: prima abbiamo pensato a che fosse bello e poi – forse – che fosse funzionante».
> la Piacenza d’Israele
Oddìo, non so se smetterò più di ridere (il fatto è che ridendo non si riesce a respirare, pertanto spero di sì).
Ho trovato il tuo blog leggendo un post di River.
Tante cose belle ho trovato attraverso lo spazio di quel ragazzo senza volto, e tu con il tuo blog sei una di queste.
L’ultima frase è bellissima..io continuo a sfogliare tra i tuoi scritti..mi sa che ho un po di arretrati. Complimenti!