Non ho intenzione di tornare a casa tua da soldato. Ma sarò lieto di sedere con te, da ospite, sul tuo bellissimo balcone, e bere un tè, insaporito con la salvia del tuo giardino.
L’esperienza qui mi persuade che quelli che la pensano come Yshai Goldplam, in Israele, non siano la maggioranza; ma la lettera che questo riservista israeliano ha scritto al palestinese di cui ha occupato la casa durante la guerra a Gaza è molto bella.
sai mica dove si può trovare in inglese?
trovate, se a qualcuno interessa:
http://network.nationalpost.com/np/blogs/fullcomment/archive/2009/01/30/letter-to-gaza-from-a-soldier-we-have-a-lot-more-in-common-than-you-might-imagine.aspx
Si, è una lettera molto bella, penso però che anche il Palestinese potrebbe scriverne una altrettanto bella…
Spero che il palestinese a cui è stata occupata la casa sia vivo…
@ liliana:
Saì, ci ho pensato, e sono arrivato alla conclusione che no, purtroppo sarebbe molto difficile che un palestinese scrivesse la stessa lettera. E principalmente perché non ho mai sentito un palestinese parlare di un israeliano individualmente, come singola persona. Tutto è sempre “Israele” e “gli israeliani”, o peggio “gli ebrei”.