Spesso mi picco di essere molto bravo a individuare tutte le contraddizioni, e tutto il portato strutturato dietro a ragionamenti apparentemente innocui: specie per quanto riguarda il maschilismo, ma anche su altri concetti a me cari, come l’egoismo del dire «non voglio giudicare quella persona» o l’inane illogicità del pensare che «due cose possono essere diverse, né rispettivamente peggiori, né migliori né uguali».
Il preambolo è lungo, il concetto è che c’è sempre uno più bravo di te:
“Provo a ragionare da un punto di vista laico e liberale – scrive Antonio Polito (il Riformista, 27.2.2009) – cioè a valutare che cosa sia meglio per la comunità, e non che cosa corrisponda di più ai miei convincimenti personali”. Un aborto fin da quest’incipit, questo editoriale, perché “un punto di vista laico e liberale” non contempla alcuna contraddizione tra “convincimenti personali” e “cosa sia meglio per la comunità”.
È verissimo, ovvio direi, ma il possidente qui non c’aveva pensato. Come direbbe quello: « mo’ me lo segno».
beh, non è detto,anzi:
direi che con l’attenzione e la preminenza che il liberalismo attribuisce all’individuo è probabile che la comunità passi in secondo piano in chi è per propria convinzione liberale
@ mosk:
L’individuo in quanto tale, non l’individuo in quanto te. Ovvero, appunto, la felicità (includo tutto) del maggior numero di individui.
se però vuoi assicurare la “felicità ” del maggior numero di individui finirai per adottare politiche che contrastano con il liberalismo in quanto sacrificano la sfera del singolo individuo al “bene comune”