Innamorarsi… e rovinarle la vita – Diario della Palestina 185
Dan Rabà è un italo-israeliano che legge il mio blog, ogni tanto commenta o critica qualcuno dei miei post, e spesso lo fa in privato. Tiene un blog, Israele Diversa, che tenta – appunto – di offrire una prospettiva non convenzionale di quello Stato tanto discusso.
Ieri, a commento del mio angosciato post sulle donne palestinesi mi ha raccontato qualcosina della sua vita. Siccome l’amarezza delle sue considerazioni mi sembra un’ottima chiosa a quello che ho scritto, ho deciso – ovviamente con il suo permesso – di farlo leggere anche a voi:
Quando sono arrivato in Israele sono andato in Kibbutz, dove ho vissuto 12 anni, a Sasa al confine col Libano.
Ho lavorato in stalla insieme ad arabi cristiani, drusi e circhessi. Ha me piacciono le donne orientali, nere, con gli occhi seducenti…
Le donne circhesse sono bellissime, le donne druse non le ho potute vedere, quando sono andato a mangiare dal mio amico, le donne e i bambini li ha chiusi in cucina, ho visto solo la moglie quando ci ha portato da mangiare, ma tutta coperta.
Le donne arabe cristiane lavoravano anche in Kibbutz, nell’ostello, lo Zimmer del Kibbutz.
Insomma io avevo il terrore di innamorarmi di una donna araba, per la vita impossibile che avrei avuto io e i rischi che avrebbero avuto le eventuali donne.
Prima di tutto, come saprai, non esistono arabi che vivono in Kibbutz, non avrei potuto portare una ragazza araba in Kibbutz.
Ma la ragazza araba avrebbe disonorato la famiglia e nel peggiore dei casi si sarebbe fatta uccidere da uno dei fratelli. Ho avuto una vita sentimentale aperta e ricca, mia madre era femminista e molte delle mie ragazze pure.
Solo in Israele ho avuto paura di guardare una donna, ho avuto paura di guardare una donna araba.
Avrei potuto innamorarmi …e rovinarle la vita.
Mi inserisco con un post leggermente controcorrente.
Come ben tutti sappiamo, ma spesso tendiamo a dimenticarcene, la condizione femminile nei paesi socialmente arretrati come sono (anche, ma non solo) i paesi arabi, non è molto dissimile da quella che affrontavano le donne italiane del nostro sud fino agli anni ’70 e tutte le italiane fino al dopoguerra.
Se leggi qualche memoria storica dell’anteguerra riferita alle donne troverai solo discriminazione, ghettizzazione, e spesso storie di violenza.
Una situazione dove spesso la religione era complice nell’ingabbiare il cosiddetto sesso debole.
Ora tu ti trovi catapultato in una società dove anche se la gente usa il cellulare, per le strade circolano automobili, ci sono aeroporti e ogni diavoleria tecnologica all’avanguardia a cominciare aimè degli armamenti, dal punto di vista “sociale” le lancette del tempo sono retrocesse (dal tuo punto di vista) di un secolo.
Beninteso che tutto ciò non giustifica i fatti in alcun modo, è giusto lottare contro tale situazione ma anche comprenderne le radici, e capire che la modernizzazione socio-culturale di tali paesi non si attuerà con uno schiocco delle dita ma sarà frutto di una lotta giorno per giorno combattuta sulle piccole, piccolissime cose.
Interessante, ma non capisco una cosa: lui dice che non potrebbe mai potuto portare una donna araba in un kibbuz, ma poi dice che delle arabe cristiane ci lavoravano?
Sicuramente però anche nei Paesi arabi, sempre che lo lascino entrare (in Giordania per esempio possono dopo la pace del ’94, ma non avere la cittadinanza), non potrebbe innamorarsi di una donna araba, non “solo” in Israele… .
@ Alessandra:
In effetti “araba cristiana” indica che l’etnia è quella araba, ma la religione è cristiana, e sicuramente, Dan correggimi se sbaglio, una cristiana non vivrebbe mai in un Kibbutz perchè è una comunità comunista e non per altre ragioni…
@ Alessandra:
Il mio Kibbutz si trova in alta Galilea, vicino al Libano. ci sono villaggi arabi e centri Israeliani nella stessa zona, ogni gruppo etnico vive nella societa’. Vi sono scabi commerciali,
di solito gli ebrei vanno a comprare frutta e verdura nei mercati arabi e gli arabi vengono
a lavorare nei centri ebraici.
Cosi’ ci sono sia uomi che donne arabi che lavorano in centri abitati ebraici.
Vengono alla mattina e se ne vanno la sera:
sono Pendolari.
Alla fine mi sono sposato con una donna ebrea di origine Marocchina. Non ero in cerca di innamorarmi di una donna araba, ma mi sarebbe potuto capitare. Per esempio alla Universita’ di Haifa dove ho fatto dei corsi ci sono tantissime ragazze arabe. I maschi arabi se possono vanno a studiare all’estero, ma le ragazze stanno vicino a
casa ai genitori.Anche perche’ io non distinguo facilmente una donna araba da una israeliana
avrei potuto innamorarmi di una donna araba.
Non esatto dire che una donna o un’uomo arabo
cristiani o mussulmani non vivrebbero in Kibbutz,
nel mio kibbutz l’elettricista arabo avrebbe
volentieri vissuto in Kibbutz.
Se un tempo la religione era un problema perche’ il Kibbutz era comunista e ateo, oggi non e’ piu’ cosi’, l’ideologia comunista si e’ molto stenperata ed esistono persone religiose, esistono
anche cristiani che sono vissuti come volontari
e poi sono rimasti. I mussulmani invece sono ritenuti ancora un pericolo per la sicurezza.
Esiste ancora una bariera di diffidenza tra arabi ed ebrei e viceversa rafforzato dal conflitto con i Palestinesi
@ Dan:
Grazie per l’aggiornamento
A me i Controcorrente alla Franco fanno venire un po’ da ridere e un po’ da incazz***. Ma non si è ancora accorto, Franco, che dovunque arrivi l’Islam fa arretrare ogni Acquisizione (anche in Campo femminile) umana? E Ciò proprio perché segue/è un’Ideologia sclerotizzata al VII Secolo, fra Mecca e Yathrib? Cioé, francamente, Franco, si sta parlando di un’Ideologia che si chiama Islam, mica di Democrazia, Pluripartitismo, Diritti umani universali, Diritti umani della Donna e Carta dei Diritti del Bambino, coniati col Tempo, ed in Evoluzione! Si sta parlando di Libri considerati “Guide” eterne, interpretati alla Lettera, in cui sono scritte Cose quantomeno anacronistiche, e che – va ribadito – sono contrari ad ogni Principio di Evoluzione.