Sul Guardian c’è un articolo di Michael Tomasky che parte dalla questione della sostituzione di un giudice della Corte Suprema – quell’istituzione tanto importante, quanto quasi immodificabile – negli USA, ma dice una cosa molto importante su tutte le lotte per i diritti, quelli dei neri, quelli delle donne, quelli degli omosessuali: queste cose – le varie conquiste – non sono successe accidentalmente, mentre tutto il resto della società aspettava pazientemente.
No, ogni battaglia è stata combattuta con tutte le armi, spesso contro la maggioranza dell’opinione pubblica, e spesso con forme di Affirmative Action (discriminazione positiva). Battaglie e provvedimenti senza le quali, ora, non saremmo a quel punto.
Quando dicono che “bisogna avere pazienza, le donne mussulmane un giorno avranno tutti i diritti che abbiamo noi, anche in Occidente ci sono voluti secoli” (trad. i mussulmani sono geneticamente inferiori), è necessario rispondere che no. Il nostro progresso, in Occidente, non è avvenuto per caso, ma quelle grandi battaglie sono state non solo utili, ma imprescindibili.
Progress on equality didn’t just happen. Choices count.
Il progresso nell’equità dei diritti non è, semplicemente, capitato. Le scelte contano.
quelli che hanno una visione cosi demenzialmente deterministica sono pochi. ma quelli che abbracciano un determinismo a variabili biologiche praticamente non esistono
si, i progressi non avvengono per caso, le scelte contano
anche non fare nulla può essere una scelta, se l’alternativa è lo spargimento di sangue, non sottovaluta la semplice attesa, la paziente attesa talvolra può essere la scelta migliore se non nasconde una mera procrastinazione