Onore

Onore è la parola più bandita di questo blog, cerco di usarla il meno possibile, e la considero una parola fascisteggiante. Quale sia la radice di questo mio pensiero è molto chiaro, in Medio Oriente.

Un paio di settimane fa Nahid Abu T’eima, una donna palestinese, aveva scritto una lettera ad Abu Mazen in cui chiedeva al Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese di impegnarsi contro i delitti d’onore.  La lettera è intitolata inequivocabilmente “Presidente, il suo silenzio sulle donne palestinesi uccise è complicità”. Fra l’altro è molto positivo che questa lettera sia genuinamente palestinese, l’agenzia Ma’an news, e non un tassello della partita a scacchi mediatica che c’è sempre, su questi temi, in Palestina. Qui la campagna, la trovate anche in italiano su  Scettico, e ne riporto qui uno stralcio:

Mi rivolgo a voi, presidente Abbas, poiché lei é responsabile, e vi sarà chiesta una spiegazione quanto alle ragioni per le quali decine di donne sono uccise da membri della loro famiglia ogni anno.Voi Potete porre fine a questi crimini “d’onore” con un colpo di penna e dire alle nostre famiglie che non c’è onore nell’assassinio.

Signor Presidente,ne abbiamo abbastanza di essere il carburante. Ne abbiamo abbastanza di gente che uccide le nostre mogli e si glorifica di porre fine alla vergogna di una famiglia. Ne abbiamo abbastanza che nessuno si interroga sulla vacuità di queste vanterie. Ne abbiamo abbastanza di giustificazioni con “l’onore“.

E mi è venuto in mente un passaggio di un libro letto di recente, proprio sull’onore e su quanto volere il bene si possa misurare, eccome. Un concetto che, talvolta, è più facile da far capire lì che qui:

Given the requisite beliefs about “honor,” a man will be desperate to kill his daughter upon learning that she was raped. The same angel of compassion can be expected to visit her brothers as well.  (…) A girl of any age who gets raped has brought shame upon her family. Luckily, this shame is not indelible and can be readily expunged with her blood. (…) The girl either has her throat cut, or she is dowsed with gasoline and set on fire, or she is shot. The jail sentences for these men, if they are prosecuted at all, are invariably short. Many are considered heroes in their communities. What can we say about this behavior? Can we say that Middle Eastern men who are murderously obsessed with female sexual purity actually love their wives, daughters, and sisters less than American or European men do? Of course, we can.

6 Replies to “Onore”

  1. On honor:
    as I had occasion to argue with you already, I guess you are using a particularly narrow, connotative, definition of honor, and I think you are bordering into a “straw man” argument.

    Honor (intended as integrity, peer’s esteem, trustworthiness) in many ways is what keeps a society based on the rule of law working.
    so, rather than the concept of honor per se, the problem seems to be the frame of ethical guidelines in a given society.

    if in Muslim societies women are literally the property of the family males, their sexuality is narrowly defined and guarded, and they come right after the house’s dog in the scale of values, the problem is the scale of values, their beliefs and what determine them (how about religion, tribalism, patriarchal twisted thinking etc…). honor seems only to guide the enforcement of those crazy beliefs.

    on the other hand a free democratic society still needs honorable citizens. where would we be without trust, integrity, peer esteem? (ok, I forgot… Italy! 🙂 )

    all I’m saying is we may want to save “honor” as a concept without giving it in monopoly to fascists and religious fanatics.

    e.g. the little I know you, I find you are quite a honorable man!

  2. Evito di scrivere “mariano” che poi t’incazzi e mi dai della mignotta, e i miei costumi lascivi oggi sono già stati abbondantemente glorificati dagli automobilisti romani (ti sei già incazzato al verbo “glorificare”?).
    Ci giro intorno: il contrario del sentirsi onorati è provare vergogna.
    Il fatto che questo vocabolo venga usato, in alcuni contesti, in luogo del suo contrario è, ahimè, cosa vera e sgradevole.
    Così, per esempio, è insulso che chi commetta crimini copra il proprio senso di vergogna definendosi “uomo d’onore”, ma nel contempo risulta una frase molto ben formulata quell’ “onora il padre e la madre”, che insinua gratitudine, manifestazione di stima, riconoscimento di merito a chi, come minimo, ti ha dato l’opportunità n. 1: il parto. Che è già una gran bella opportunità di partenza.
    Essere capaci del sentimento opposto alla vergogna mi pare sia un traguardo, poi che ci sia chi gualcisca la parola “onore” è innegabile, sono altrettanto consunti i vocaboli: fede, giustizia, dovere.
    Secondo il tuo ragionamento anche la parola “diritto” dovrebbe seguire un simile processo, gli stupidi usano uno stupido vocabolario, questo è quanto.
    Se trovi un vocabolo che sia sinonimo di onore ma meno inflazionato fammi sapere.

  3. Max, in italiano è un bel po’ differente. In italiano una persona onorevole… è un politico. E la maggior parte delle espressioni di quel genere sono “onore a”, o “onora x”, di chiara matrice fascista. Onestà ha la stessa radice, ma non si è mai connotato in senso patriarcale (machista per gli uomini, sessuofobico per le donne).
    Hai visto che esempio ha usato la Chiara sottostante?
    Quell’onora il padre e la madre, concetto sopravvalutatissimo, invecchiato e certo fascistoide. Manca soltanto, anzi, “sputa nel piatto dove si mangia” e abbiamo la ricetta del perfetto regime.
    Il padre e la madre si devono “onorare” in base a quello che fanno, a come si comportano e alle loro qualità. Altrimenti potrebbe esserci chiunque in quel posto, Hitler o l’uomo più probo, e non cambierebbe nulla.
    Ricorda il concetto del nazionalismo: ti deve piacere il paese in cui sei nato, non perché è bello – in quel caso è giusto e sano che ti piaccia! – ma perché ci sei nato, no?

    p.s. Sai bene, Chiara, la mia faccia di bronzo, ma pensare che l’opposto della vergogna è il meglio che c’è è proprio lontano da quello che penso. La vergogna è utile, spesso, se non si è stupidi.

  4. “Onora il padre e la madre” è la sintesi di un equivoco tremendo, che sembra rivelare oltre le belle frasi che in fondo, essere figli come essere genitori è più che altro un ricatto e una colpa da scontare per il resto della vita.

  5. V. ha scritto:

    un ricatto e una colpa

    Si stima e ringrazia qualcuno anche senza sentimento di colpa. Mi sa che il panettiere quando mi dice “grazie e arrivederci” dopo non si dà una bella passata di cilicio.
    Non volevo che passasse il messaggio di un mio assenso a questa faccenda cristiana del “siamo tutti colpevoli”, per carità! Dico che la frase suona bene, e che tendere ad azioni che ci spingano il più lontani dalla vergogna è una maniera sana di pensare a quello che si fa. Stabilire per cosa sia corretto provare vergogna poi, quello, fa la differenza fra gli stupidi e le facce di bronzo.

  6. mah, guarda Chiara, su questo siamo tutti d’accordo. Però pseudo parafrasando il discorso di Giovannin credo che la differenza sia nel significato, una cosa è onorare/stimare etc la persona per le sue azioni, una cosa è doverlo fare a priori per il suo ruolo, indipendentemente dalle sue azioni. Per questo poi leggo il comandamento come Devi farlo perchè Lui/Lei è questo e quello e non perchè ha fatto questo e quello. Non accetto che ci si debba subordinare al titolo piuttosto che al contenuto di una persona, tutto qua.
    (ma io sono di parte perchè molto terra terra ora sto sempre litigando coi miei genitori 🙂 )

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