Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.
La Guerra del Fútbol
Nel ’67 Honduras e El Salvador vararono un trattato per cui i cittadini salvadoregni in Honduras avrebbero avuto diritto di residenza e di lavoro: in Honduras c’erano un sacco di terre da coltivare e poche persone per coltivarle, in Salvador l’opposto. L’enorme esodo di salvadoregni, però, creò tensioni in Honduras, e il governo honduregno ritirò unilateralmente l’appoggio al trattato. In questo clima di tensione si giocò il turno di qualificazione ai mondiali del ’70: Honduras – El Salvador. Per la prima volta nella storia una delle due squadre poteva raggiungere il Campionato del Mondo: il Messico, dominatore delle precedenti qualificazioni centroamericane, era qualificato di diritto in quanto paese organizzatore – per le due modeste nazionali un’occasione irripetibile.
La partita d’andata fu vinta da Honduras, all’89° minuto: una ragazzina salvadoregna “non sopportando il dolore di vedere la propria patria umiliata” si suicidò. A lei – quale eroe nazionale – furono tributati funerali di stato officiati dal presidente, dai ministri, e dagli undici scesi in campo in Honduras.
Nella partita di ritorno, in Salvador, andò perfino peggio: i giocatori honduregni furono costretti a entrare nello stadio accompagnati da carri armati, diversi tifosi honduregni furono feriti e uccisi, centinaia di macchine date alle fiamme. Va da sé che in quell’atmosfera la partita fu a senso unico, vinse ancora la squadra di casa – stavolta il Salvador – e l’allenatore honduregno commentò «menomale che abbiamo perso». Serviva la “bella”.
Fu giocata a Città del Messico, con meno spettatori che polizia. Ma questa non fu sufficiente a impedire che, alla vittoria di El Salvador ai supplementari, le tifoserie venissero a contatto trasformando la capitale messicana in un teatro di guerriglia urbana. La sera della partita il Governo honduregno ruppe le relazioni diplomatiche con il Salvador, l’equivalente di una dichiarazione di guerra. Qualche giorno dopo, fanteria e aviazione salvadoregna invasero e bombardarono l’Honduras. Il conflitto – passato alla storia come la “Guerra del Fùtbol” – durò una sola settimana, e si concluse in un nulla di fatto, con il ripristino delle posizioni precedenti la guerra e senza un vero vincitore.
Certo, El Salvador arrivò ai Mondiali.
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[Qui il primo: Brutti e liberi – qui il secondo: Grande Raccordo Anulare – qui il terzo: Il caso Plutone – qui il quarto: I frocioni – qui il quinto: Comunisti – qui il sesto: La rettorica – qui il settimo: Rockall – qui l’ottavo: Compagno dove sei?]
Bellissimo pezzo su una guerra che avevo del tutto dimenticato. Un’unica – doppia – correzione. Tu scrivi:
La sera della partita il Governo honduregno ruppe le relazioni diplomatiche con il Salvador, l’equivalente di una dichiarazione di guerra.
L’attacco salvadoregno avvenne il 14 luglio: e non soltanto il Salvador aveva già rotto le relazioni diplomatiche con l’Honduras il 26 giugno, la sera in cui vinse la partita di spareggio, ma la rottura delle relazioni diplomatiche non equivale affatto ad una dichiarazione di guerra.
@ Billy Pilgrim:
Sì, effettivamente con “equivale a” volevo fare un’iperbole, ma così sembra che lo voglia dire veramente.