Questo post lo dovevo fare ieri, quando ho scoperto il suo blog, poi però ho passato tutta la notte a leggerlo, quel blog, e alle 4 di notte non avevo più l’ardore di scrivere.
Lui, questo qui a sinistra, si chiama Paolo De Guidi, e questa foto se l’è fatta prima di partire. Ora, a occhio e croce, ha un po’ di barba in più. Per il suo compleanno, qualche mese fa, si è fatto due regali: un licenziamento, il suo, e un viaggio.
La mèta del suo viaggio è anche la sua metà, Rosa, che vive a Cambridge, a 2200 chilometri di distanza. Di mille mezzi che poteva scegliere per andare a trovare la propria compagna ha scelto il meno tecnologico: i proprî piedi.
Tutte le strade portano a Roma, ma a percorrerle a ritroso ognuna porterà da qualche parte: Paolo si è reso conto che da Terni, dove abita(va), a Cambridge si attraversano quattro paesi, mari, montagne, sentieri e viottoli, e che la strada è su per giù quella dell’antica Via Francigena che collegava Canterbury a Roma. E così, di lì a poco più in là, ha dato un nome alla sua impresa: la Francigena contro mano.
Tutto quello che fa ve lo andate a leggere, anche perché Paolo non è uno scrittore, è un raccontatore: è uno che non pensa allo stile, pensa a selezionare con cura le cose da rammentare a fine serata. E lo fa molto bene. Questa cosa, io, l’apprezzo molto perché so quanto sia faticoso non perdere anche quella piccola metodicità che serve a determinarsi a rendere partecipi gli altri di quello che si fa: un’impresa, un’avventura, una bella cosa, è meno bella, è meno avventura, è meno impresa, se non spendi del tempo a raccontarla.
Dorme in un sacco di posti, trova ospiti che gli offrono una branda attraverso il couchsurfing – il nostro eroe non è un eremita, lui prende il tanto di buono che è stato inventato in questo tempo, per fare tale impresa d’altri tempi – qualche volta sono ostelli, altre volte refettorî delle parrocchie. Se l’avessi scoperto prima avrei provato a intercettarlo in qualche punto e farmi due passi con lui, oramai è già lontano: è partito da quasi due mesi e ne mancano altri due prima che arrivi.
Come fa? Lui lo spiega così:
Al mattino inizio sempre a camminare con una determinazione di cui ignoro la provenienza. Credo sia il risultato, i mille risultati quotidiani. Oggi arrivo a Bolsena, oggi arrivo a Lucca, oggi arrivo ad Aulla. Arrivo a quel tornante e mi fermo, continuo fino a quella curva e faccio pausa, oltre il ponte c’è un paese. Guadagno un metro in più di mondo ad ogni passo: è l’attività più soddisfacente possibile, la più ricca di realizzazioni. 500 km sono niente, è arrivare in cima alla salita che conta, raggiungere il prossimo bar, il bivio con la provinciale. Se ogni giorno mi chiedessi quanto manca all’Inghilterra probabilmente non mi alzerei neanche dal letto. E invece è un viaggio diverso ogni giorno, un ospite diverso ogni giorno, un dialetto diverso ogni settimana, un cibo diverso, un panorama diverso. E ogni giorno hai combinato qualcosa, qualcosa che dà senso a quel giorno e cosa ancor più importante, lo dà anche a quello successivo.
Il blog si chiama La Francigena contromano, affezionatevici anche voi. E, mi raccomando, non chiedetegli se la Manica vuole farla a nuoto.
Molto bello, grazie Giovanni per il regalo! 🙂
Ma azz….è passato praticamente davanti a casa mia un mese fa…se l’avessi saputo..
dato che non commentavo da un po’ ti faccio una prooposta…ma almeno fino a viterbo, in bici quando ci andiamo?
dario scrive::
Presto, dà i.