Sulla homepage del Guardian segue soltanto Obama, come importanza. Ed è una notizia che riguarda l’Italia, e che aveva dato per primo il Corriere per poi essere sepolta da altre notizie molto più irrilevanti. Si tratta della sentenza emessa dal giudice di Milano Bianca la Monica che ha condannato – al pagamento di mezzo milione di euro – i genitori di alcuni ragazzini di cosiddette famiglie-bene che avevano più volte stuprato una ragazzina di 12 anni.
Si tratta di una sentenza che sancisce un principio molto significativo, e che dovrebbe essere l’unica e la sola parte della tragedia nazionalpopolare di Morgan su cui vale la pena di discutere – spogliatici dell’irritante commedia della colpevolezza-verso-la-morale, come solo in un Paese visceralmente cattolico («io mi pento», «se intraprendi un cammino di espiazione» «ti assolviano»).
I genitori sono colpevoli dell’educazione dei proprî figli? Se Morgan dice che l’eroina non fa male e un tredicenne decide di farsi di eroina: è colpa di Morgan? È colpa dei genitori che non sono riusciti a educarlo?Il Tribunale Civile di Milano, mutatis mutandis, dice che è colpa dei genitori. E che, difatti, i genitori di quei ragazzini non hanno trasmesso:
«educazione dei sentimenti e delle emozioni che consente di entrare in relazione non solo corporea con l’altro»; e non hanno badato a che «il processo di crescita» dei loro figli «avvenisse nel segno del rispetto dei sentimenti, dei desideri e del corpo dell’altra/o».
Io penso che, a parte il tono un po’ moralista, il giudice abbia molte ragioni. Penso che essere genitori è innanzitutto una responsabilità. Tantopiù che, mai bisogna trascurarlo, i figli non sono proprietà dei genitori. E perciò educare un bambino cercando di plasmarlo senza per questo determinarlo, renderlo forte ma non chiuso: ovviamente è impossibile essere perfetti, ma bisogna cercare di stare il più lontano possibile dall’estremo opposto.
Perché ci fanno orrore cose come queste. E non ce ne fa per nulla l’indifferenza, l’ignavia, la complicità rispetto al male, di altri genitori?
Forse bisognerebbe instaurare un cortocircuito, mettere in relazione, tutta la retorica sulla famiglia, sull’insegnare i Valori (con quella stropicciatissima “V” maiuscola), con episodî di questa stregua di cameratismo e violenza.
Pensiamoci, la cosa che viene in mente a me è che, più che insegnare “la famiglia”, bisognerebbe insegnare “alla famiglia”.
P.s. Nessuno di quei genitori era una coppia gay, ve lo immaginate quale rotolo di polemiche infiammate avrebbe attirato un caso così se soltanto uno di quei ragazzini avesse avuto due padri o due madri?
Provo a ragionarci anch’io, a margine delle tue ottime considerazioni. Saluti ravvicinati.
Mah, io avrei emesso una bella pena con incarcerazione in riformatorio e poi si parla di pentimento (troppo duro? Penso alla vita della ragazza) Dimenticavo che sono cattolico 😉
Condivido quello che scrivi. Queste vicinde possono far ben sperare nella messa in moto di un corto circuito. Finalmente si prende atto del fatto che la famiglia non è sempre e comunque la soluzione di tutto, ma anzi, talvolta è proprio il problema.
Non ci sono solo figli illegittimi,certe volte bisognerebbe creare un legittimo impedimento a genitori illegittimi.
la responsabilità esiste e non se ne può fare a meno
nel caso di minorenni la responsabilità , almeno per quanto riguarda il risarcimento dei danni, è giustamente dei genitori
per il resto c’è poco da dire, ma molto da riflettere