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Quando vedo foto come queste – viene dal Pakistan – penso che, davvero, il mondo sta facendo troppo poco e mi deprimo. Poi penso alla gente – ed è tanta – che dice che, invece, non dovremmo assolutamente intervenire, perché non è la nostra cultura, e mi arrabbio. Niente di nuovo, insomma, ma spesso le immagini stimolano pensieri molto scontati:
Qui, rispetto a Haiti, c’è l’aggravante che i Taliban minacciano di uccidere gli occidentali che portano aiuti. E infatti tre operatori Ong sono già stati uccisi.
Per non parlare di come stanno sciacallando su chi della popolazione sia degno degli aiuti e chi non.
The worst news.
qualcosa c’e’:
http://www.army.mil/-news/2010/08/09/43475-us-continues-aid-to-pakistan-flood-victims/index.html
http://centcom.ahp.us.army.mil/pakistan-flood/usaid-administrator-arrives-in-pakistan
a me pare una regione del pianeta dove intervenire sia complicato logisticamente e politicamente. c’e’ una guerra che ci coinvolge, ci sono i doppi giochi dell’ISI, ci sono i rischi di come gli aiuti vengano gestiti sul campo, ed in molti hanno mixed feelings: Pakistan friend or foe?
se ci sono tentennamenti per me sono comprensibili.
a sentire i servizi sul campo su NPR e’ una situazione da “damned if you do damned if you don’t”: se non intervieni lasci il campo ai radicali islamici come Lashkar-e-Taiba, oltre ad esporti ad accuse di dual-standards, se intervieni in forza sei visto con sospetto da ISI e da gran parte della popolazione e rischi la pelle.(http://www.paktribune.com/news/index.shtml?230630
)
poi c’e’ una recessione, 20% real under-unemployement e la gente ha la testa altrove sui propri problemi personali. non sottovaluto che ci sia una forma di “emergency aid fatigue”.
sorry…I cut & pasted the wrong link. that’s about how prone to conspiracy theories Pakistani are.
E’ evidente: quelli lì chiedono aiuto (almeno questo fa pensare la foto), quindi vanno aiutati.
(pensiero scontato!?)
Ok, aiutiamoli.
Come possiamo aiutarli? Come è bene, per loro, aiutarli?
caricandoli sull’aereo e portandoli a casa nostra?
portando loro viveri, farmaci, vestiti, soldi?
andando da loro e aprire qualche attività (agricola, tessile…) in modo che continuino a vivere nel loro ambiente, con i loro familiari, ecc… magari facendo capire che gli occidentali non sono proprio un popolo da combattere e da eliminare…
dovremo cambiare la loro mentalità ?
in poche parole si tratta di civilizzare un popolo per “renderlo felice”? Portare un popolo a ragionare come noi (fossimo d’accordo tra noi!!!)
Comunque renderemmo felice una parte della popolazione e inciteremmo all’odio nei nostri confronti (quindi renderemmo “meno felice”) un’altra parte della popolazione perchè si accorgerebbe di avere meno potere…
Pensieri scontati?
La realtà rimane.
Se arrivano a casa nostra ci capita di fare i “salti mortali” per aiutarli (comunque vada vivono meglio da noi che a casa loro), continuiamo a mandare aiuti di vario genere (sapendo che tutto non arriva).
Loro vivono meglio sapendo che bene o male gli aiuti arrivano… i loro capi sono felici perchè continuano a mantenere il loro potere… noi ci sentiamo “a posto” perchè rendiamo tutti felici?
Sarò molto crudele e anche razzista per trenta secondi, che chiedano aiuto ai talebani e si facciano spiegare che è meglio un mitragliatore di 100 chili di grano.
Per il resto sono d’accordo con i commenti precedenti, la popolazione non ha grandi colpe, ma c’è l’ha comunque, se riescono devono capire che il mondo è piccolo e fare un passo avanti culturalmente, abbandonare la mentalità tribale per quella sociale.
Riguardando l’immagine, trovo interessante la figura ritratta in basso a sinistra della foto.
Trovo interessante il contrasto tra questo personaggio ed il gruppo compatto con le braccia tese verso l’aereo.
Sarà l’ennesima foto “costruita” per noi… “lettori”?!!!
Si, più mi soffermo sul personaggio – ritratto in basso, a sinistra, nella foto – più mi vien da pensare a Giuda che scappa furtivamente con i suoi trenta denari.
Giorgio scrive::
Il problema è che i talebani in questa occasione non portano fucili, ma pale e grano e tanta voglia di aiutare. Quando si parla di ‘lasciare il campo ai talebani’ si parla proprio di questo.
Quindi a voler fare i cinici e i razzisti ci si dà la zappa sui piedi in questo caso.
D’altra parte, le perplessità che esprime tenkiu rimangono (cioè: stabilito che aiutarli è razionalmente, cinicamente e moralmente giusto – strano che possano coincidere le cose, ma capita) non è chiaro il ‘come’.
Luca scrive::
il “come” potrebbe essere: preparare loro un “panino” e poi far capire loro come si arriva “al panino”, far capire anche che si mangia meglio dopo una bella doccia e con i vestiti puliti.
Penso anche che ognuno viva meglio nel proprio ambiente per cui il “panino” potrebbe essere più gustoso a casa propria, imbottito con i prodotti della propria terra…
Cosa diceva Gandhi? usiamo le nostre risorse…
Ma questo non te lo lasciano fare!
Apriamo delle fabbriche da loro?
Nemmeno questo va tanto bene…esportiamo capitali all’estero!
Ecco, potremmo pensare di prendere la cittadinanza Palestinese, Marocchina… aprire una attività , ma ce lo permetteranno?
Non posso non ricordare i missionari cristiani (non solo cattolici) che silenziosamente vivono situazioni critiche (affrontando il martirio) con loro, lavorando per e con loro riuscendo a dare loro un po’ di dignità e soprattutto facendo sentire loro che qualcuno li ama.
Perchè di questo l’uomo ha bisogno: sentirsi amato e gratuitamente!
Chissà , forse un giorno mi esporterò da quelle parti e voi?