Razzismi

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Ci sono due modi in cui nel corso dell’ultimo mezzo secolo abbiamo smesso di trattare le persone come cittadini. Uno è attraverso il razzismo. Il razzista dice «non sei un cittadino, non hai pieni diritti in questa società perché hai un diverso colore di pelle, sei uno straniero» etc. Il secondo è il multiculturalismo. Il multiculturalista dice «ti trattiamo non come individuo e cittadino, ma come mussulmano, hindu, sikh, o nero».

L’ironia è che il multiculturalismo era stato sviluppato come tentativo di combattere i problemi creati dal razzismo; ma ha ricreato molti degli stessi problemi trattando le persone non come cittadini ma come membri di gruppi, e formulando delle politiche in relazione a quei gruppi e non alle necessità di ciascun individuo.

15 Replies to “Razzismi”

  1. Credo che il problema sussisterebbe anche se ci inventassimo il “cittadinismo” col preciso compito di (ri)considerare le problematiche individuali al netto della cultura di provenienza. Non è tanto una questione di termini, né di concetti, ma di meccanismi mentali che non scattano a causa di alcuni corti circuiti: pregiudizi, carenza di cultura e propensione ad appartenere a un gruppo specifico – il più ristretto possibile – per l’esigenza di darsi un’identità.
    Senza considerare che l’attribuzione del termine “cittadino” muta in relazione allo sviluppo irregolare della metropoli moderna e alla percezione di disordine che dà di sé a chi la abita, ma questo è un discorso a parte…

  2. Onironauta scrive::

    se ci inventassimo il “cittadinismo” col preciso compito di (ri)considerare le problematiche individuali al netto della cultura di provenienza

    Ce l’abbiamo già il cittadinismo, o cosmopolitismo, e si chiama: scienza. O, perlomeno, quella che ci dice che nasciamo tutti uguali, con differenze biologiche fra il trascurabile e il nullo.

    Pensi davvero che ci possa essere qualche donna che, senza esserci indottrinata dentro, crederebbe che farsi cucire la vagina – fra l’altro attraverso un processo dolorosissimo – in modo da annullarsi il piacere sessuale, a subire fistole, perdite di qualunque tipo, e talvolta la morte, sia una cosa piacevole?

  3. Il mc doveva rispettare la differenza culturale trascurata dalla cecità dell’universalismo che assimila a prescindere dalle storie specifiche. Giusto obbligare tutti a comportarsi secondo la Costituzione, giusto anche dare a ciascuno il suo, anche in termini di legittime esigenze culturali (vuoi pregare 5 volte, fallo, vuopi mutilare tua figlia? NO ). Il fatto che si sia cominciato a trattare l’individuo come appartenente ad una categoria e non come individuo è un difetto di quel certo tipo di multic. non di ogni tipo di multic.

    Capite? Trattiamo il mc come individuo e non come categoria!!! Ripristianiamone l’origine, antirazzista e democratica.

  4. paolo pisacane scrive::

    in termini di legittime esigenze culturali (vuoi pregare 5 volte, fallo, vuopi mutilare tua figlia? NO )

    Intanto dovresti spiegarmi se, deciso che le “esigenze culturali” (brrr) sono legittime, perché mutilare la figlia non va bene.

    Ma comunque, la domanda è diversa: non c’è nessun cosmopolita che dica che tu NON devi potere pregare 5 volte al giorno. La questione è un altra: se tu preghi 5 volte al giorno in Afghanistan ti posso prendere per il culo come farei con il mio vicino di casa se pregasse 5 volte al giorno?

    Il multiculturalismo, inevitabilmente, dice di no: e quando inizi con i doppî standard, inizi con i razzismi.

  5. @ Giovanni Fontana:

    Ovvio che la scienza lo testimonia, ma se ciò bastasse non staremmo qui a scriverci ora. Non per tornare a Rousseau, ma è il crescere in un determinato ambiente che forma le nostre idee. Questo è tanto ovvio quanto inevitabile: non si può crescere col dono dell’ubiquità e ragionare automaticamente col sincretismo cultutale inserito, anche se sarebbe auspicabile. C’è bisogno di uno sforzo intellettuale nonché di un’esperienza conoscitiva delle diverse realtà non indifferente per considerare un individuo “cittadino” a tutti gli effetti indipendentemente dalla sua cultura. Uno sforzo che oggi non è alla portata di tutti, credo.

  6. Una costituzione, che decreta le regole fondamentali, ha il primato sulle appartenenze culturali. Ma in caso di compatibilità, non c’è nulla di male se il tal sikh vuole portare il turbante. Non parlo dell’Afghanistan, ma di una democrazia laica e multiculturale, in cui ognuno sia libero di scegliere il proprio percorso culturale senza essere ghettizzato o inferiorizzato.

    Non capisco quando dici che il razzismo proviene dai doppi standard

  7. Giovanni Fontana scrive::

    La questione è un altra: se tu preghi 5 volte al giorno in Afghanistan ti posso prendere per il culo come farei con il mio vicino di casa se pregasse 5 volte al giorno?
    Il multiculturalismo, inevitabilmente, dice di no: e quando inizi con i doppî standard, inizi con i razzismi.

    Dubito che il multiculturalismo, in questi casi specifici, sia così perentorio nel dire “inevitabilmente di no”. Perché se nella mia cultura è radicata – come lo è – un’ironica dissacrazione di qualunque eccessiva, a mio avviso, manifestazione della fede, a rigor di logica sono autorizzato a prenderti in giro, sempre nei limiti del rispetto ovviamente. E se ti arrabbi invece di riderci su allora, se permetti, sei tu che non sei pronto per una società multiculurale. L’alternativa è che io reprima il mio moto ironico per sempre.

  8. paolo pisacane scrive::

    Ho qualche perplessità sul tuo concetto, quasi salvifico, di costituzione: prima di tutto, non sono un legalitario. Le leggi possono sbagliare e spesso sbagliano, spesso le costituzioni sono il più grande ostacolo al progresso. Per dire, se in Israele non esiste costituzione: è la destra, e l’estrema destra, a volerne una.

    Fra l’altro, poi: come si decidono le cose da mettere dentro la costituzione? Col multiculturalismo o col cosmopolitismo? Risiamo da capo.

    Non capisco quando dici che il razzismo proviene dai doppi standard

    Per dirla in modo cruento: ciò che _noi_ meritiamo per le nostre azioni, _loro_ meritano per le loro. Se pensi che un pedofilo, in Europa, vada appeso per i coglioni, devi pensare lo stesso per un afgano. Questo è il rifiuto dei doppî standard, del noi e loro. Il riconoscimento, invece, che ogni cultura ha valore soltanto in relazione a quanto genera felicità fra i suoi abitanti.

  9. onironauta scrive::

    Perché se nella mia cultura è radicata – come lo è – un’ironica dissacrazione di qualunque eccessiva, a mio avviso, manifestazione della fede, a rigor di logica sono autorizzato a prenderti in giro, sempre nei limiti del rispetto ovviamente.

    Sì, in Italia. Appena lo sposti in mezzo al miliardo e mezzo di mussulmani che ci sono nel mondo, e la cui cultura – in generale – è molto renitente alla critica del sacro, questo cambia. In sostanza, non è universalmente più funzionale una società che lo ammetta, è semplicemente un caso, perché quella società si è evoluta così. Come si dice: la Lega.

    Non so se ti era capitato di leggere questo: http://www.distantisaluti.com/incontro-con-una-leghista/

  10. Libertà di presa per il culo e libertà di offesa, senza dubbio. Sancite e difese dalla costituzione, che serve per vietare fondamentalismi illiberali e relativismi nichilisti. Poi la costituzione si riforma; ciò che una cultura di un tempo, anche una cultura cosmopolita, decide, può essere modificato. Il regresso all’infinito si evita senza ostacoli, la storia decide e poi corregge.
    Il tuo ricorso a principi universali non esclude che essi debbano essere contestualizzati e non calati dall’alto. Non esiste il loro, ma l’altro. Se vieto la pena di morte la vieto ovunque, se vieto la pedofilia la vieto ovunque. Ma tengo conto della storia e delle consuetudini, non costringendo un popolo ad accettare dall’oogi al domani ciò che per me è progresso (esempio: adozione da parte dei gay)

  11. paolo pisacane scrive::

    Sancite e difese dalla costituzione, che serve per vietare fondamentalismi illiberali e relativismi nichilisti. Poi la costituzione si riforma;

    Di nuovo questa cosa della costituzione: ma le due frasi sopra sono in contraddizione, o almeno possono esserlo. Per quale ragione la costituzione garantisce di essere un ostacolo verso cambiamenti negativi, e non lo è verso cambiamenti positivi.

    paolo pisacane scrive::

    Non esiste il loro, ma l’altro. Se vieto la pena di morte la vieto ovunque, se vieto la pedofilia la vieto ovunque. Ma tengo conto della storia e delle consuetudini, non costringendo un popolo ad accettare dall’oogi al domani ciò che per me è progresso (esempio: adozione da parte dei gay)

    Mi spieghi per quale ragione la pedofilia è sbagliata inequocavilmente, la pena di morte è sbagliata inequocavilmente, mentre l’adozione omosessuale è progresso solo “per te”.

  12. Giovanni Fontana scrive::

    Mi spieghi per quale ragione la pedofilia è sbagliata inequocavilmente, la pena di morte è sbagliata inequocavilmente, mentre l’adozione omosessuale è progresso solo “per te”.

    Te lo spiego io: per lo stesso motivo per cui “per te” chi vuol mettere paletti all’immigrazione in Israele fa bene, chi lo fa nel resto del mondo è razzista. Se la libera circolazione è un principio universale, deve valere ovunque; oppure, se cominci a mettere dei distinguo, i tuoi valgono quanto quelli altrui.

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