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L’avete vista la gente in Piazza Tahrir? Sì, l’avete vista tutti.
Ben Ali, in Tunisia, è scappato a seguito delle manifestazioni di piazza. Mubarak, in Egitto, ci sta pensando e intanto cerca di sminuire l’importanza delle oceaniche dimostrazioni dei giorni scorsi. Il “presidente” dello Yemen non si ricandiderà, anch’egli in risposta alle proteste che ne chiedevano le dimissioni. Sia in Giordania che in Siria ci sono state manifestazioni, e se ne attendono altre.
Uno dei motivi per cui tutto questo è possibile è che il mondo li sta guardando. I varî regimi mediorientali – dittatori o dinastie che sono al potere da decenni, e che un tempo avrebbero potuto risolvere queste quisquilie in un bagno di sangue – sono ora più restii a sopprimere a colpi di centinaia di migliaia di morti le loro proteste interne.
Internet, l’informazione, le televisioni. Il fatto che il mondo di oggi – e in particolare il vituperato Occidente – sia quello in cui dall’altra parte del Mediterraneo (o dell’Atlantico) si sta attaccati alla diretta di Al Jazeera. Tutti noi, siamo un essenziale garante per chi sta protestando per reclamare i proprî legittimi diritti.
Evviva la globalizzazione.
Sottoscrivo.
in questo senso, sì.
mi sembra un tantinello arrogante accollarsi meriti, anche solo quello di aver svolto la funzione di garante
tanto che per trovare bagni di sangue con centinaia di migliaia di morti non bisogna andare molto indietro nel tempo e allora se si volesse essere coerenti bisognerebbe dichiararci complici di quei massacri (per non essere stati di garanzia)
stealthisnick scrive::
Non è ciò che intendevo nel post che ho scritto, ma in ogni caso questa cosa qui:
stealthisnick scrive::
La penso fortissimamente.
Grazie soprattutto alle portaerei che girano al largo delle coste dei suddetti paesi (l’importanza del guardare sta nel fatto che, se il dittatore locale esagera nella repressione, si possa intervenire).
Un fatto incontestabile è che tutti noi non abbiamo mai pensato – finora – all’opinione dei popoli arabi, ma solo ai loro autocrati che, previo lauto pagamento, si vestivano da moderati nei rapporti con l’estero per reprimere all’interno. E tutti sapevano. Abbiamo chiuso gli occhi davanti a regimi militari come quello egiziano che dura dagli anni ’50. Questa è anche l’idea di Barbara Spinelli [http://giovannitaurasi.wordpress.com/2011/02/02/il-dizionario-dei-luoghi-comuni-di-barbara-spinelli/].
Domanda: che aspetta il popolo libico?
ci sta che abbia inteso male io allora
Non sono del tutto convinto che
Non sono convinto perche` l’affermazione, se guardiamo ai fatti, e` fondamentalmente falsa.
In tunisia si parla di 80-200 morti a seconda di chi te lo dice. Su un paese di 10.5 milioni di abitanti. Uno o due morti ogni centomila abitanti.
Per fare un paragone quello che tutti consideriamo – e con sacrosanta ragione – un “massacro di regime” come gli scontri del 1989 in Cina si parla di 500-1000 morti (i rapporti iniziali davano un numero molto piu` alto, ma si e` dimostrato inaccurato, parlo della stima di oggi – il governo cinese comunque continua a sostenere 241) in un paese di 1.127 MILIARDI di persone. Un morto ogni uno-due milioni di persone, circa.
Quindi, a conti fatti e stando conservativi, la repressione in Tunisia e` stata circa 10 volte piu` sanguinosa di quella cinese dell’89. In Egitto se ti fai i conti siamo sulla stessa strada, una repressione parecchio piu` violenta di quella di altri regimi in altri momenti storici.
Eppure la rivolta tunisina e quella egiziana hanno avuto successo, un successo inaspettato, *nonostante* una repressione pazzesca. Su questo punto credo che abbia giocato – e non poco – l’attenzione internazionale e ancor di piu` quella regionale.
@dasnake
10 in matematica, 2,5 in comprensione della vita umana. Ci sono due rivolte, una in Valle d’Aosta e l’altra in Sicilia, entrambe represse con 100 morti ciascuna. Quella in Sicilia è meno sanguinosa?
@veciuz: sicuramente non lo e` di piu`.
Contestavo l’affermazione che l’elemento introdotto dall’attenzione internazionale fosse d’impedimento per il massacro, non volevo veramente mettermi a fare classifiche tra le repressioni nella storia.
@ dasnake:
Al di là del fatto che tòppi pure sulla matematica, a piazza Tahrir ci sono non meno persone che a piazza Tiananmen, e i morti a piazza Tiananmen furono molti di più.
Ma poi, perché prendi piazza Tienanmen e non – chessò – il massacro degli armeni? Lì è stato ucciso più di mezzo milione di persone.
Certo che contestare il fatto, pressoché ovvio, che l’attenzione internazionale sia un fattore di cui i regimi sono costretti a tenere conto – e difatti, quando possono, cercano di cacciare o ostacolare in tutti i modi i giornalisti – è davvero cercarsi il torto col lanternino.
@giovanni: che ho sbagliato sulla matematica? 10 milioni diviso 100 fa 100 mila, un miliardo diviso mille fa un milione. Non sono bravissimo a fare i conti, ma questi mi sembrano accessibili pure a me.
Il paragone coi numerelli lo facevo con la tunisia, cercando un po’ di numeri sulla partecipazione di piazza mi sembrano tutti un’ordine di grandezza sotto Tiananmen, che mi sembra abbastanza ragionevole e proporzionato alle differenze tra i due paesi.
(il massacro degli armeni che c’entra? e` un evento storico con dinamiche completamente diverse!)
Comunque non e` il dettaglio del conto il punto, il punto e` che in Tunisia abbiamo visto una repressione sanguinosa e dura. In Egitto stiamo vedendo una repressione sanguinosa e dura. Non si possono fare paragoni col passato su questo punto, ma anche il momento in cui hanno tirato giu` i carrier telefonici mi sembra un esempio di repressione senza precedenti.
Quindi mi sembra arduo sostenere che l’effetto dell’attenzione internazionale sia “evitare il massacro”, anche senza stare a cavillare che e` difficile sapere cosa sarebbe successo senza.
Pero` su un punto hai ragione: e` indubbio che qualcosa sia cambiato, qualcosa e` diverso e il diverso e` la globalizzazione. Il successo di queste rivolte di piazza sembrava essere storia ottocentesca o un raro evento caraibico o comunque impossibile senza l’appoggio operativo di una nazione esterna.
Credo che non sia tanto lo spazio d’azione del dittatore ad essere ridotto dall’attenzione internazionale, ma le ragioni dei dimostranti ad essere amplificate. Mi sembra uno spunto piu` interessante.
dasnake scrive::
Posto che mi sembra un modo un pò sterile di vedere alle cose, quello che intendeva Giovanni è che non bisogna paragonare il numero di morti alla popolazione totale di una nazione, ma al numero di manifestanti scesi in piazza… e su questo non posso dargli tutti i torti, anche se in realtà a pure un suo senso quello che dici tu: mi sembra effettivamente un pò ottimistico dire che non ci sia stato un bagno di sangue, perchè se non è stato un bagno, almeno un “rubinetto” è stato… se mi passate il pietoso gioco di parole
Condivido, anche se considero che questo non valga per la Cina.