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Si parla tanto di “cambiamento culturale” per questo governo, in confronto a quello passato. L’ho notato anche io: certo, la sobrietà, ma quello sta diventando un cliché che si autoconferma (Obama non è sobrio, è semmai autorevole); la cosa secondo me più significativa è un’altra, ed è ben esemplificata da ciò che ha fatto Giarda nella conferenza stampa che annunciava la manovra. Parlo ovviamente del suo fact-checking, in cui il Ministro si è preso l’incarico di correggere gli errori o le incompletezze dei suoi colleghi. Mi è piaciuta anche la reazione di Monti («mi raccomando, correggi anche me»), mentre mi è piaciuta meno – dello stesso Monti – la reazione alla commozione di Fornero («commuoviti pure, ma correggimi»), pur appunto sottolineando anche qui il valore dell’essere corretti.
Questa cosa dell’accettare, e anzi incoraggiare, le correzioni degli altri – come un favore che questi ci fanno, e non come una cosa di cui offendersi – è il miglior stravolgimento “culturale” che ha portato questo governo, e penso che abbia molto a che vedere con l’estrazione accademica di molti di questi ministri: certo, anche nell’università ci sono gelosie e personalismi, ma non troverete nessun altro posto dove – durante una qualunque conferenza – tante persone facciano professioni d’ignoranza, o di consapevolezza d’ignoranza, come «sicuramente in questa stanza c’è qualcuno che ne sa più di me», «Mark Smith, correggimi pure, ché sei tu l’esperto nel campo», o understatement simili.
Che, come tutti sappiamo, non sono veri understatement, sono il riconoscimento – dicevamo – che insegnarsi le cose gli uni con gli altri, e quindi migliorarsi a vicenda, è una cosa non solo benvenuta, ma necessaria. Non ce lo vedo proprio Monti, o altri di questo collegio dei ministri, a usare espressioni stupide come “maestrini” o “non accetto lezioni“, per screditare chi non è d’accordo: chi meglio di loro sa che i maestri sono una cosa importante e bella, e che una lezione è il miglior regalo che qualcuno ci possa fare?
E invece ve lo immaginate cosa sarebbe successo – ma non sarebbe mai potuto succedere – se durante una conferenza stampa qualcuno si fosse azzardato a prendersi l’impegno di correggere Gasparri o Gelmini? O perfino Berlusconi, immaginate la faccia sconvolta dei varî yes-man che aveva intorno. Sarebbe andata a finire con una serie infinita di repliche piccate (“io non ho sbagliato!”), e poi imbarazzate (“non intendevo dire che sbagli…”), da persone convinte che l’importante sia l’aver avuto ragione e non l’averla ora.
Dici cose molto simili a quelle di Luca Sofri in Un grande Paese. Ovviamente sono d’accordo.
Mi stai dicendo che andiamo comunque verso il punto di non ritorno, ma con stile?
@ Shu:
Non credo sia questo il senso del post. D’altra parte, se proprio deve finire in tragedia, lo stile e l’uscire i scena fieri e degni diventano le cose più importanti (Harry Potter e Albus Dumbledore docent).
Quindi, mi permetto di correggerti: hai scritto “collegio dei ministri” invece di “consiglio dei ministri”:-)
Per il resto, un pezzo perfetto.
Corrado Truffi scrive::
Mi permetto di correggerti: il “consiglio dei ministri” è una seduta deliberativa del governo; il “collegio” è in generale “l’insieme” di più colleghi di pari grado, quindi anche di tutti coloro che sono accomunati dal ruolo istituzionale di ministro.
Vero, una bella osservazione. Mi piace.
@ Narno:
Nel caso, non sarebbe più corretto “collegio di ministri” anzichè “dei”?
uqbal scrive::
Sì. Ne ho rimandato la lettura perché un amico mi ha detto che lì dentro ci sono tutte cose con cui sarei d’accordo, dette bene, e in maniera sostanziosa e approfondita per farle comprendere anche a chi non ci ha mai riflettuto.
Però se mi fai anche tu una mini recensione son contento.
@ Corrado Truffi:
@ Narno:
@ Clunk:
Mi piace il dibattito! Vi spiego la genesi della parola, la pigrizia!: volevo scrivere “consiglio dei ministri”, ma ho pensato che non ero certo se per consiglio di ministri si intendessero anche i sottosegretarî o le altre funzioni politiche. Non avevo voglia di andare a controllare, e non avevo voglia di andare a controllare se fra queste cariche minori ci fosse qualcuno che frequentasse proprio le espressioni che censuravo (mentre sui ministri sono un po’ più tranquillo per quello che ne ho letto). Quindi ho scelto per il sinonimo, per intendere solo i ministri. Ma magari anche per consiglio dei ministri si intendono solo i ministri.
Devo modificare?
(grazie a tutti e tre)
@ Luca Venturini:
preciso che il mio commento era sarcastico, neanche tanto però. Apprezzo la calma di Fontana comunque, io avrei scritto un post apocalittico…
Bravo Giova: ‘correzioni e commozioni’, mi pare lo slogan adatto per l’inizio di questo nuovo corso.