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In questi giorni vi sarà capitato d’imbattervi nell’ultimo video in cui Berlusconi fa il Berlusconi, e lo fa chiedendo a una donna «lei viene?». È il solito atteggiamento, bieco che si pensa burlone, ridicolo che si pensa trasgressivo. C’è da commentare?
Però, leggendo in giro, mi è sembrato di capire che nessuno di coloro che si sono indignati per questa ennesima berlusconata di Berlusconi abbia ben presente qual è il punto di quella miseria, il ragionamento sotteso a quel tipo di battuta che poi – bisogna dire la verità – tantissima gente fa, e trova divertente, al di fuori del contesto berlusconide.
E naturalmente il punto non è il contesto, non è che Berlusconi sia un ex presidente del consiglio né che sia in pubblico. La tristezza umana di quei commenti non ha nulla a che fare col contesto in cui sono pronunciati. E, ancora di più, non c’entra nulla con “la dignità di donna”, come hanno detto in molti, né con l’essere volgare/esagerato/fuoriluogo – ognuno ha diversi standard di volgarità: dire le parolacce non ha nulla a che vedere con le battute à la Berlusconi.
Ha invece a che fare con:
Quella concezione dozzinale e meschina del rapporto uomo-donna, dell’ironia da caserma fascista. Del suo essere portatore insano e orgoglioso di quell’insieme di sessuofobia e sessuomania che è quella malintesa virilità, il latin lover nella peggiore delle accezioni di questo concetto: quello che ha paura del sesso e se ne vergogna, la considera una cosa insana, ma al tempo stesso ha un’ossessione; la mente sempre puntata lì all’infrazione della norma – ovviamente soltanto nelle orecchie degli amici al bar, che ascoltano le tronfie spacconerie di un millantatore in punta di cazzo.
Il punto è che Berlusconi mostra di pensare che il fatto che una donna faccia del sesso, che lei “venga”, sia una cosa curiosa, divertente, e non la più naturale per tutti: donne, uomini, cani, cartoni animati. Provate a immaginare la stessa battuta riferita invece a una qualunque delle naturali attività umane: «lei mangia?», «lei cammina?», «lei dorme?». La gente si guarderebbe in giro domandandosi: «ma che è, ubriaco?».
Berlusconi, e tanti con lui, pensa che se una donna fa del sesso per proprio piacere, come del resto fanno gli uomini, questo stesso fatto è degno di nota. Uh, uh, uh: fa del sesso!, che ridere. Il pensiero sotteso, naturalmente, è che invece ogni donna dovrebbe vergognarsi, semmai cosa-mi-spingo-a-dire avesse una vita sessuale attiva, e nascondere al pubblico questa propria balzana propensione.
Per questo è davvero avvilente leggere Michele Serra che – rispolverando lo stesso armamentario della donna subalterna e indignata in quanto donna dalle allusioni sessuali (si sa, è il ruolo delle donne quello di essere offese dai riferimenti al sesso) – scrive che quella donna avrebbe dovuto rispondere a Berlusconi «ma come si permette, maiale?».
La risposta più sensata – e soprattutto scevra da quella morbosità sessista – sarebbe stata semplicemente: «sì, certo (anche se difficilmente con soggetti viscidi come lei). La trova una cosa stravagante?».
Non riesco a essere del tutto d’accordo; o almeno non sull’ultimo paragrafo e sulla proposta di risposta che tu offri, per la signora in questione (sulle riflessioni precedenti non ho molto da aggiungere, in effetti). Ma continua a sembrarmi migliore la risposta di Serra, ti dico la verità .
Perché, se è senz’altro vero – come tu scrivi – che la sessualità è quanto di più naturale esista nella vita di un essere umano, è anche altrettanto vero che essa (la sessualità ) attiene a una sfera totalmente e intimamente privata. E che ognuno ha il diritto di ritenerla tale e di trattarla da tale; o, viceversa, può avere il diritto di esibirla, se ciò lo rende felice. Ecco perché la battuta, fatta davanti a tutti, con tutti che ridono, è offensiva, secondo me: perché offende il diritto all’intimità di quella donna. Ed ecco perché la risposta di Serra, “Come si permette?”, mi pare adeguata (togliamo pure il “maiale”, quello è tutto sommato secondario). “Come si permette?” sottolinea proprio l’intimità della questione. E il fatto che B. non abbia alcun diritto di fare certe battute in pubblico e che la signora possa non avere alcun piacere a vederla esibita davanti a tutti, lei che di mestiere vende pannelli solari, mica altro. Ecco, è per questo non riesco a essere del tutto d’accordo con te, questa volta.
A me invece dà fastidio un’altra cosa: quel genere di battute, se fatte a tavola tra amici bollano il battutaro in questione come un irredimibile coglione, da non frequentare per carenza di humor. Perchè lo fa? Perchè lui sta dicendo che per il solo fatto di essere Berlusconi può qualsiasi cosa. E’il suo sigaro puzzolente acceso in ascensore, è il suo rutto possente al ristorantino chic. Lui fa quelle battute perchè sta dimostrando che nessun bon ton, opportunità , regola sociale condivisa lo può fermare. Lui sta sottolineando non la sua euguaglianza, ma la sua alterità .
Io invece sono d’accordo soprattutto sugli ultimi due paragrafi. Lo strumento migliore per neutralizzare quel genere di atteggiamento secondo me è proprio trattarlo con superiore indifferenza e caso mai un po’ di irrisione per la bassezza dell’individuo.
E mettere in evidenza la naturalità del rapporto sessuale, insieme alla battuta sulla repulsione di avere un rapporto con un viscido del genere, secondo me sarebbe stato il modo più efficace per annichilirlo.
Dissento invece in parte sull’idea che non si possa ridere della sessualità , e che il doppio senso sia necessariamente foriero di un atteggiamento ossessivo e al contempo timoroso della sessualità (come è evidente che sia per Berlusconi). E dissento anche sul fatto che il contesto sia ininfluente sul comportamento.
è evidente che il sesso è uno dei grandi tabù dell’umanità , e se una battuta sessista fatta da un presidente del consiglio è agghiacciante, una battuta ben architettata in un contesto consono (e non necessariamente da un attore in uno spettacolo) sui comportamenti sessuali dell’uomo e della donna indiscriminatamente, su quanto c’è di buffo, simpatico, tenero e curioso in questi, penso che possa far ridere facendo riflettere.
E anche un più banale doppio senso, può non essere necessariamente sintomo di ossessione o soggezione al tabù, ma semplicemente del vivere con leggerezza un tema che merita di essere vissuto come tale.
@ lo scorfano:
Davide, se davvero siamo ancora al punto nel quale il fatto – banalissimo – che una donna nell’arco della propria vita faccia del sesso possa essere una questione “privata”, vuol dire davvero che di strada ne dobbiamo ancora fare.
rosalux scrive::
Ma allora è da ammirare proprio per questo. Almeno dal mio punto di vista, che ho imparato a guardare con sospetto l’etichetta.
PS: Ricordi quanti si indignarono per questa http://bit.ly/X2BiwO “solita gaffe”?
Non un gran commento (magari mi rifarò in seguito, chissà ). Ma nel terzultimo paragrafo scrivi “è che invece ogni donna dovrebbeRO vergognarsi”. Si vede che Ila non ti corregge più le bozze…
Ibirro: La norma e il tabù sono sacrosanti e indispensabili, strutturanti per qualsiasi società e al tempo stesso la loro infrazione e/o il loro superamento sono indispensabili. Alcune categorie umane violano il tabù per loro natura: il giullare (che ne conferma l’essenza), il rivoluzionario (che opera per superarlo, quando obsoleto) e il potente (per confermare il proprio potere). Quest’ultima categoria a me sta tantissimo sui coglioni.
rosalux scrive::
Ibirro, non dimenticare che Rosa è una conservatrice!
Una conservatrice molto per bene, ma sempre una conservatrice.
No, lo nego. Il fatto che i tabu siano indispensabili e strutturanti è una osservazione antropologica, non un giudizio morale. Lincoln violava un tabù intoccabile – i neri erano per definizione e comune giudizio inferiori – perchè voleva la fine dello schiavismo: violare il tabù per evolvere la società è vitale, violarlo per manifestare il proprio potere è osceno.
@ rosalux:
Fin quando la valutazione è descrittiva, sono d’accordo. Ma tu rispondevi a una considerazione normativa di Ibirro.
“allora è da ammirare perché infrange l’etichetta”
In effetti, Giovanni, quella che tu chiami “la risposta più sensata” la ragazza l’ha data (Lei viene? Sì…”) corredata pure da un’espressione che rispecchiava palesemente quel “La trova una cosa stravagante?”. In generale, se una donna non è eccessivamente permalosa e se è fornita di sufficiente senso dell’umorismo può anche farsi una risata di fronte a questi doppi sensi (voluti o meno che siano); anche se a proporli è un anziano che, ormai è conlcamato, per strappare una risata non conosce altri argomenti. La vera caduta di stile non sta – secondo me – in quel doppio senso ma in due locuzioni successive: ” Mi sembra che sia tutto sommato un’offerta conveniente” e “Si vuole girare ancora un’altra volta”. Ecco, lì, siccome persevera nella battuta – forzandola, perché chi ascolta ride e lui gode – sconfina, va oltre. È qui che mi sento di dare un po’ più ragione a Serra che a te.
@ Cassandino:
Cassandino, qui non si tratta di stile. Non ho letto i commenti precedenti (non ne ho proprio il tempo adesso – povero me), ma non direi proprio che il nocciolo della questione sia lo stile. Ed anche se fosse, a me non importerebbe nulla di quello! Ciò che trovo rilevante è la concezione della donna che si evince. E se questa viene fuori dalla prima, dalla seconda o dalla terza battuta, poco importa. Il fatto che Berlusconi abbia rappresentato uno stereotipo sessista e che gente ne abbia riso (e, soprattutto, se è vero quello che dice Giovanni, che “nessuno di coloro che si sono indignati per questa ennesima berlusconata di Berlusconi abbia ben presente qual è il punto di quella miseria”) lo considero il punto cruciale del discorso.
Per quanto detesti i proverbi, non guardiamo il dito, ma dove il dito punta, per favore!
@Valerio
Scusami, da quando in qua lo stile di una persona (e quindi anche quello che dice…) è completamente slegato da ciò che pensa e rappresenta?
@ Cassandino:
Dal vocabolario Treccani “Genericam., modo abituale di comportarsi, di agire, di parlare”. Si tratta comunque del modo, non della sostanza. Mai sentito di persone che dicono cose deprecabili con eleganza?
Ma anche se fosse. Il problema è comunque più ampio e riguarda la collettività . Se Berluscioni si concede tali esternazioni (e, peraltro, aggiungo ancora una volta – perché è qui il punto essenziale – se è vero quello che dice Giovanni, cioè che “nessuno di coloro che si sono indignati per questa ennesima berlusconata di Berlusconi abbia ben presente qual è il punto di quella miseriaâ€) quello che dovrebbe far riflettere è il pensiero – condiviso, altrimenti queste esternazioni non avrebbero senso; invece ne hanno eccome – che una donna che viene non sia una cosa naturale. In Italia. Nel 2013. In sostanza si tratta di un campanello d’allarme (va poi giudicato quanto valido) dello stato di machismo presente in Italia.
Ci si potrebbe interrogare se una gaffe del genere porti o sottragga voti e creare una sorta di indicatore di arretratezza culturale del paese, ad esempio. Si potrebbero fare un’infinità di ragionamenti.
Ma lo stile! Lo stile no, vi prego! Non abbiamo proprio altro da considerare?
Valerio scrive::
Meno male che l’hai citato tu il lemma sul Treccani online, infatti c’è scritto anche “parlare”. Quindi se per “stile” intendi solo “eleganza” il corto circuito è il tuo, perché appunto significa anche “parlare”, ossia quel che uno dice. Ma non ne facciamo una sterile questione semantica. Sono d’accordo sul capire il motivo reale per cui ti stai indignando, senza farlo solo in maniera farisea; però nel mio primo commento ho sottolineato il fatto che la stessa ragazza oggetto delle battute ha risposto a B. con quella sensatezza che Giovanni auspicava alla fine del post. Non mi pare un elemento secondario, e va valutato. Soprattutto prima di tirare fuori il termine “colletività “. Non sarei così pessimista, ecco.
@ Cassandino:
Ma davvero vuoi portare la discussione sul significato di stile? Comunque, sarà per ignoranza, ma tendo a considerare differente il modo di […] parlare dal significato delle parole. Magari sono sottigliezze. Magari è davvero ignoranza e non riesco ad interpretare un vocabolario.
Se c’è da essere pessimisti, lasciami aspettare le elezioni per dirlo! 😉
Valerio scrive::
Sarà che tra un “vaffanculo” detto dal Mago Oronzo e uno detto da Gianni Agnelli non trovo sostanziali differenze di significato.
*”collettività ” [refuso]
c’è qualcosa che non mi torna di questa cosa che tu dici, ci penso da qualche ora e finalmente l’ho realizzata. Vediamo se mi spiego senza essere dottrinale. C’è differenza fra il chiedere a un uomo in pubblico se gode facendo sesso (e quindi se fa sesso) o chiederlo a una donna? Sì, perché uomini e donne non sono uguali, sono diversi, e appiattire le differenze non migliora la società , rispettarle sì. E la differenza stavolta rilevante è che è molto raro che un uomo sia costretto da una donna a fare sesso, quindi chiedergli se fa sesso è una goliardata innocente, perché l’uomo non si spaventa, non ne ha motivo. Per questo credo che quello che B. ha fatto sia grave, perché l’ha chiesto a una donna, ha fatto una cosa che in altre parti del mondo è una molestia sessuale anche se non in pubblico, figuriamoci in pubblico. Quindi avrai ragione il giorno in cui lo stupro sarà debellato. Fino a quel momento fare una battuta sul sesso a una donna è diverso da farla a un uomo. Poi ciascuno, uomo o donna, decide quale parte della sua vita ritiene privata, di quale parte vuole parlare davanti a una platea e di quale no, ma questo credo che c’entri marginalmente.
@ Cassandino:
Pare che in Francia si utilizzi il termine merd (tr. merda) senza che questo sia considerato particolarmente volgare. Questo sembra essere dovuto ad un gentiluomo che di stile ne aveva, il quale, avendo perso una battaglia, alla richiesta di resa rispose – per l’appunto – “merde” e difese il proprio generale fino alla morte. Ok, romanticismo ed esagerazioni dovute ad un episodio divenuto poi leggenda a parte, non ti sembra ci sia qualche leggera differenza con la stessa parola pronunciata da Luttazzi in un famosissimo episodio della nostra televisione?
E si tratta comunque della stessa parola. Ma pensa a come avrebbe potuto esprimere lo stesso concetto con ancora maggiore stile. Pensa ad una cosa orribile come l’eugenetica sostenuta da un sublime zoologo (e piacevolissimo scrittore dallo stile tutt’altro che biasimabile, come posso confermare avendolo letto). Stile impeccabile, persino scientifico. Eppure…
Ma è davvero un concetto così complicato (e così interessante?)
Vale’, visto che siamo abbondantemente in OT, volevo solo informarti del fatto che Cambronne non morì a Waterloo. Per tornare On Topic, ti chiedo: hai visto il video di cui parla Giovanni? Hai sentito la risposta della ragazza? Ti rincuora?
@ Cassandrino:
Naaaaa, avevo solo piacere a rompere le scatole a te, Cassa’.
@ Cassandrino:
(che comunque, anche nei commenti ai commenti ai commenti continui a perdere di vista l’essenziale per focalizzarti sulla morte avvenuta o meno di Cambronne…)
Ti va di chiudere qui? 😉
Grande Giovanni, approvo appieno la tua analisi e riflessione.
A.
Emidio Picariello scrive::
Quando uno parte da queste premesse, diciamolo pure, dogmatiche è ovvio che arrivi a conclusioni questionabili: “uomini e donne non sono uguali” è una considerazione vuota, neanche alti e bassi sono uguali. Dovresti elaborare sulle implicazioni di questo concetto, che – nei fatti – si rivela molto rischioso.
Quanto a che con l’appiattire le differenze si peggiori le società , beh, alcune volte sì alcune volte no – sarei meno definitivo: meglio una società in cui alcuni siano a favore della schiavitù e alcuni no, oppure una società in cui tutti siano contrari? Ovviamente in questo caso è positivo appiattire le differenze.
Nella fattispecie precisa, ripeto: l’idea che la donna debba essere offesa dal sesso e l’uomo no, è orribile e maschilista. Per quel che mi riguarda, che sia un uomo a chiedere a una donna, o una donna a chiedere a un uomo, non fa differenza.
Valerio scrive::
Sì dai, che il tenutario del blog tanto non ci caga e magari fa bene. E pensare che credevo d’aver scritto una cosa intelligente…
Guarda, siamo d’accordo e non d’accordo. D’accordo sul fatto che la donna non debba sentirsi offesa quando si parla di sesso. In disaccordo quando dici che quello era parlare di sesso. Quella era una molestia sessuale, è questa la differenza. Fosse stata rivolta a un uomo sarebbe stata lo stesso una molestia sessuale, ma meno grave, perché la storia ci dice che le donne vengono violentate dagli uomini e quasi mai viceversa. Questa differenza (non banalizzare il fatto che io ho detto che le donne e gli uomini sono diversi, parlo di questa precisa differenza) non si può appiattire in questo contesto.
Emidio Picariello scrive::
Non comprendo la logica.
La gravità di una molestia si valuta in base alla reiterazione in un dato periodo di tempo e alla categoria a cui dovebbe appartenere la vittima?
Mi hai fatto venire in mente questo: http://bit.ly/YZXLuV. Convieni con me che commenti del genere sono propri di chi affermerebbe anche che in fondo alle donne piace essere stuprate?
@ Giovanni Fontana:
Non il farlo, ovviamente. Ma il come farlo, il se vengo, il quante volte venire, e tutto quello che riguarda il sesso. E non per una donna: io lo considero un fatto privato anche per me. Se tu, di cui pure ho stima, facessi battute sulla mia vita sessuale con la mia fidanzata (o con chi pare a me), ti direi: “Ma come ti permetti?” (e infatti tu non ti permetti, naturalmente…)
Intervengo anch’io per ribadire quanto detto ad es. da scorfano poco fa: non è questione di come si considera il sesso o meno, ma di rispetto reciproco .. con amici, colleghi/e, e persone comunque con cui si ha un rapporto scherzoso la battuta ci può stare e viene fatta. Nel momento in cui la stessa battuta viene fatta in pubblico, tra l’altro su una platea, ad una perfetta sconosciuta – il tutto passa da battuta scherzosa a molestia sessuale. E non è questione di maschilismo, se una donna facesse la stessa cosa con me in una condizione del genere mi sentirei umiliato (come si è sentita la sig.ra Bruno).
Questo perché il sesso, in praticamente tutte le culture occidentali, è ancora visto come qualcosa di privato. Potrà non piacerti Giovanni, anzi sono sicuro dai tuoi commenti che secondo te andrebbe sdoganato come argomento, ma al momento non lo è. E discuterne in piazza così significa umiliare la persona non consenziente – che sia uomo o donna. Così come lo sarebbe stato mettersi a interrogarla sulle proprie performance aziendali cercando di metterla in difficoltà e cercando di mostrarla come un’impiegata incapace.
Poi ovviamente ci sono persone che reagiscono in maniera diversa, e magari al gioco ci sarebbero state meglio sul palco. Ma non lo si può sapere a priori. E quindi il succo rimane sempre lo stesso: dato che si trattava di un palco e Berlusconi la sig.ra Bruno non la conosceva, non si doveva permettere. Punto. E la sig.ra Bruno ha tutto il diritto adesso di sentirsi umiliata come persona.
Tu Giovanni analizzi (e correttamente, secondo me) le turbe psicologiche che sono alla base di quell’atteggiamento. Un problema – il principale, secondo me, perché delle sue turbe psicologiche mi interessa pochino: quelle, se sono tali, non dovrebbero per lo meno essere contagiose – è che quelle turbe si manifestano con una mancanza di rispetto per una persona, che si presenta con una propria professionalità a parlare di lavoro. Si sarà preparata, ci avrà dedicato il suo tempo e la sua intelligenza. E tutto quello che quest’uomo sa tirare fuori, quasi ogni volta che si trova davanti ad una donna in pubblico, è una battuta a sfondo sessuale. Il meccanismo psicologico per il quale si comporta così è probabilmente quello che dici tu. Ma il sottinteso dell’atteggiamento è il classico “Non mi importa se hai un’intelligenza, non mi importa se hai una professionalità , di lavoro parlo con i tuoi colleghi maschi. Di te mi interessa sapere se vieni e voglio guardarti il culo”. A me se al bar chiede ad un’amica la stessa cosa non interessa, sono in un contesto privato, sarà l’amica a valutare se e come rispondere, magari come suggerisci tu alla fine del tuo post. In un’occasione lavorativa e pubblica (soprattutto perché è l’ennesima) è la riduzione di tutti i potenziali ambiti della vita di una donna alla sua (di lui) ossessione. Non so se è una molestia, sicuramente è una mancanza di rispetto. Si alimenta del maschilismo del passato e alimenta quello del futuro.
Se un africano venisse a parlarti di lavoro e tu gli dicessi “Sì, sì, bravo, ora però prendi sto pallone e fammi due tiri in quel canestroâ€, e così via, in contesti pubblici, ogni volta che hai a che fare con un africano, pensi sarebbe assurdo parlare di mancanza di rispetto per gli africani? A qualcuno potrebbe venire il dubbio che con gli africani di lavoro non pensi sia il caso di parlare (Perché non ne sono degni? Perché non ne sono in grado?). O sarebbe sempre e solo una questione da lasciare alla prontezza di spirito di ognuno di essi quando hanno a che fare con te?
@ Peppino:
Sono d’accordo con quello che dici. Non vorrei che il mio post desse l’impressione di scagionare in qualche modo Berlusconi.
Dopodiché ci che contesto io non è che sia una “mancanza di rispetto a quella donna”, o – nel tuo esempio – all’africano. Quello che contesto è che l’indignazione sia in quanto donna, e non in quanto essere umano.
Non c’è alcuna ragione per la quale la mia indignazione debba essere minore perché maschio (non sto dicendo che tu lo stessi implicando, naturalmente).
@ Giovanni Fontana:
E’ un’idea sbagliata in se stessa, ma si appoggia anche ad un costume più o meno strisciante oggi, molto diffuso ieri, che vorremmo sparisse del tutto domani. Non posso dirti che sia la sua colpa unica, quella di abbeverarsi a quella fonte e di alimentarla. E’ smontabile singolarmente, quest’idea. Ma il rischio che alimenti anche soltanto un atteggiamento di emulazione in chi lo ascolta rappresenta, se non il suo difetto principale, una pericolosa aggravante. Estende il danno dal caso singolo all’insieme. Spesso parli del valore di un’idea in base a quanto benessere/malessere generi o possa generare al maggior numero di persone. Ed è un criterio che condivido. Quindi sì, in un certo senso penso che la mia indignazione sia superiore. Superiore come lo sarebbe se stessimo parlando di una pubblica manifestazione di omofobia o razzismo. Sono piante carnivore che attecchiscono più facilmente.
e della Vezzali che si rivolge a Berlusconi dicendo: “Mi farei “toccare” da lei”
cosa pensate?
Ibirro scrive::
No, non intendevo quello. La domanda è: è la stessa cosa se la battuta si fa a un uomo o a una donna? Rispondo, no, perché le donne vengono *davvero* stuprate, gli uomini no. In un mondo in cui non si stupra più nessuno casomai fare battute sul sesso in pubblico sarà uguale, donna o uomo che sia l’interlocutore.
Emidio Picariello scrive::
Questo è quanto ci viene detto.
Sembra però che il numero delle donne che fanno uso della violenza fisica e psicologica verso gli uomini sia di gran lunga superiore a quella delle donne stuprate.
Ci sono, ad esempio, uomini che sono costretti a lasciare il tetto coniugale per avere un po’ di pace e che dopo vengono costretti – il più delle volte grazie ad altre donne avvocato (se femministe, meglio ancora perchè tendono ad essere più “agguerrite”!?) – a lasciare tutto alla moglie (poverina!) e loro… magari finiscono anche a fare i barboni…
Ma la donna è tutelata!
E questo in casa nostra, in ITALIA!
Però nessuno ne parla. Come mai?
tenkiu scrive::
ma … LOL!
che stravolgimento della realtà ! è proprio vero che 20 anni di balle propinate dal berlusconismo hanno ridotto in pappa il cervello degli italiani se nel 2013 mi tocca leggere affermazioni del genere.
Proviamo a tenerci ai fatti :
Solo mel 2012 in italia è stata uccisa dal proprio “compagno” una donna ogni 2 giorni. (dato ufficiale calcolato per difetto), praticamente un morto ammazzato su tre (compresi delitti di mafia, rapine, ecc. è una donna uccisa dal proprio uomo.
Le donne che hanno subito violenza sessuale a aprile 2012 (dato ufficiale Istat) sono sei milioni 743 mila.
Cifre spaventose, altro che ….
@ franco rivera:
certo che sono cifre spaventose e sappiamo che non sono reali: non tutte denunciano!
C’è da chiederesi COME MAI tanti uomini arrivino a questi livelli.
C’è anche da chiedersi come mai non faccia notizia (o passa in secondo piano) quando è la donna a compiere violenza sull’uomo.
Lascia perdere il Berlusconismo!
Fa il SERIO, per favore!
io non capisco perchè ci siano tante persone che dibattono sull’offensività o meno della battuta di Berlusconi. A mio avviso se Berlusconi rivolge una battuta a qualcuno è questi e solo questi, e non la giuria da casa, il pubblico di spettatori, che può decidere come considerarla. Ciascuno di noi ha una SUA dignità e decide da solo cosa la lede e cosa no. Ciascuno ha la propria sensibilità rispetto a ciò che è da considerarsi offensivo o irrispettoso, a ciò che è da considerarsi invadente e lesivo della propria intimità . Ciascuno ha una sua soglia di pudore, indignazione, offesa. E l’autodeterminazione di ciascuno merita rispetto.
Diverso è discutere di cosa ci dica di Berlusconi questo modo di comportarsi. Niente di nuovo direi. Ma odioso è considerare le donne come fa Serra, come se (scrive giusto Fontana) il loro ruolo fosse quello di offendersi ai riferimenti al sesso.
Il ragionamento sarebbe giusto se non si toccasse una questione delicata, non perchè si rivolga la questione ad una donna (come invece rimproveri allo scorfano), bensì perchè intima: avrebbero avuto lo stesso effetto domande del tipo “ma lei si pulisce il culo con le mani o con la carta igienica?”, “usa il tampax?” ma anche “lei ce l’ha lungo?” oppure “mai avuta una candidosi genitale?”. Domande fatte in pubblico, tra l’altro.
In questo senso la risposta suggerita da Serra assume un senso.
Condivido il punto di Giovanni Fontana che l’attività sessuale femminile non sia un “tabù”. Però, come diceva dtm, è una questione intima e, a priori, riservata: se avesse fatto la battuta a me, maschietto eterosessuale, io gli avrei risposto “Ma come si permette, maiale?”.
Magar scrive::
A telecamere spente o accese? 😉
@ Emidio Picariello:
@ franco rivera:
direi… per conoscenza (?!!!) 🙂
“Violenza contro gli uomini: quel 99% di denunce non fatte
giovedì 30 maggio 2013
Pubblicato da giulianoguzzo
Ebbene sì, esiste anche la violenza contro gli uomini. Spesso agita dalle stesse donne. A qualcuno sembrerà una ovvietà – non tutti gli uomini sono violenti, non tutte le donne sono ambasciatrici di pace – il punto è che nel dibattito odierno sembra che ne stiamo dimenticando, come se la violenza domestica fosse monopolio dei soli uomini. In questo senso, possono sorprendere le parole della dottoressa Heike Hölling, co-autrice di uno studio [1] che, parole sue, mette in evidenza un fatto sorprendente: «Nelle famiglie tedesche le donne esercitano violenze fisiche e psichiche con violenza molto maggiore rispetto agli uomini».
Ma come, dirà qualcuno, non è possibile; ci deve essere un errore. Invece è una realtà che, anche se non nelle modalità emerse dallo studio tedesco – con le donne che sarebbero persino più violente degli uomini – è arcinota agli studiosi della materia. I quali sanno che il problema della violenza domestica sommersa, anche se può sembrare strano, riguarda più gli uomini che le donne dal momento che costoro sono meno propensi a denunciarla [2]. Pertanto, anche se è vero che, quando sono le donne a ricorrere alla violenza o ad uccidere, spesso lo fanno per legittima difesa [3], alla luce del fatto che, per immaginabili ragioni di vergogna, si stima che meno dell’1% dei casi di violenza domestica contro gli uomini sia denunciato [4], sarebbe il caso di avviare una riflessione.
Riflessione resa più necessaria dalla constatazione che, laddove la violenza domestica non è reciproca, è agita per la prima volta dagli uomini in una percentuale di poco superiore rispetto alle donne: nel 27% dei casi rispetto al 24% [5]. Riflettiamo dunque, possibilmente senza limitarci a registrare la cosiddetta gender symmetry, una sorta di cupo mal comune mezzo gaudio, e men che meno tacendo la diffusa e orribile violenza della quale gli uomini si rendono autori nei confronti delle donne. Riflettiamo perché la violenza in quanto tale è inammissibile: non ne esiste di “buonaâ€, mai. Diciamo una banalità ? Ma sicuro. Il problema è che i mass media e non pochi politici parlano come se i violenti, oggi, fossero solo gli uomini, e questa è una menzogna. Che è peggiore, nello specifico, della più insopportabile delle banalità .
Note: [1] Cfr. AA.VV. DEGS-Studie 2013, Robert Koch-Institut; [2] Cfr. Rand M. R. – Strom K. (1997) Violence-related injuries treated in hospital emergency departments. «Bureau of Justice Statistics special report»: 1–11; Nicholls T.L. – Hamel J. (2007) Family interventions in domestic violence: a handbook of gender-inclusive theory and treatment. New York: Springer Pub; [3] Cfr. Dekeseredy W. S. – Saunders D. G. – Schwartz M. D. – Alvi S. (1997) The meanings and motives for women’s use of violence in Canadian college dating relationships: Results from a national survey. «Sociological Spectrum» 17 (2): 199; Swan S. C. – Snow D. L. (2002) A Typology of Women’s Use of Violence in Intimate Relationships. «Violence Against Women»; 8(3):286; [4] Cfr. Roberts A.R. – Springer D.W. (2007) Social work in juvenile and criminal justice settings (III Ed.). Springfield, Illinois: Charles C Thomas; 270; Sigler R.T. (1989) Domestic violence in context: an assessment of community attitudes. Lexington, Mass.: Lexington Books; [5] Cfr. Straus M. – Gelles R.J. (1989) Physical Violence in American Families: Risk Factors and Adaptations to Violence in 8,145 Families. «Transaction Publishers», Livingston Campus of Rutgers University, 622: 105.”