Il culo di Bacchiddu

2 su 5

Il dibattito sul culo (sull’esposizione del) di Bacchiddu è uno dei rari dibattiti nei quali hanno ragione entrambe le parti, e ce l’hanno perché non si parlano. I primi dicono: «ehi, stai facendo una cosa sessista. Staiusando il tuo corpo a fini elettorali», e hanno ragione, al di là della povertà del verbo. I secondi dicono «una donna può fare quello che vuole col proprio corpo», e hanno ragione anche questi.

Il punto, però, è un altro; e forse è ben riassunto nell’«uso qualunque mezzo» con il quale Bacchiddu ha giustificato la pubblicazione della foto. Il sottinteso è, chiaramente, che questo mezzo – il culo – sia in qualche modo “oltre” i mezzi convenzionali, sia per il costo etico (replico un mondo maschilista), sia per il costo personale (mi pesa mostrare il culo). In sostanza, Bacchiddu mostra di sapere che c’è un costo nell’usare il proprio culo a fini elettorali, semplicemente pensa che “il fine giustifica i mezzi”. In altre parole, che questo peso sia meno importante del beneficio che si avrebbe – nella testa dell’autrice – da un voto alla lista Tsipras.

Naturalmente per fare queste considerazioni bisogna postulare due cose: A) Lista Tsipras guadagnerà almeno un voto per l’esposizione del bikini o per le successive reazioni (evidentemente ciò che pensa Bacchiddu); B) l’azione sia stata premeditata, e non sia semplicemente uno scherzo fatto per gli amici (io sono un grande fautore del diritto alla cialtronata, e infatti non farò mai il politico).

È evidente che la gradevolezza di un corpo in bikini sia completamente priva di valore politico (e quindi ogni voto guadagnato in questa maniera è un “trucco”), come è evidente che lo sfruttamento di questo trucco (“ci sono degli uomini stupidi che voterebbero per questo”) non aiuta l’emancipazione femminile. La risposta di Bacchiddu è, evidentemente: non mi importa, il piano economico (per dire una cosa) della lista Tsipras in Europa è più importante del, piccolo, danno che faccio nelle teste di quelle persone lì, rinforzando la loro idea cavernicola dei rapporti uomo-donna (in sostanza: il sesso come qualcosa che la donna concede all’uomo).

In pratica Bacchiddu è Ruby. Sfrutta la mentalità viscida di alcuni uomini per averne un tornaconto. In questo rinuncia a correggerli (piccolo danno alla società), e fa un sacrificio (piccolo danno a sé stessa), per ciò che ritiene un bene più grande. A livello procedurale non c’è alcuna differenza fra mostrare il bikini per guadagnare voti, e fare sesso per uscire dalla povertà. Il fatto che Ruby si sia spinta più in là potrebbe essere dovuto alla mancanza di alternative o al maggior interesse per il risultato (sarebbe interessante chiedere a Bacchiddu se sarebbe disposta a fare sesso con qualcuno per ricevere 1000 voti. E se la risposta è “no”, come credo: perché no?).

E siccome, a occhio, quelli che difendono Bacchiddu criticavano Ruby, e quelli che difendevano Ruby criticano Bacchiddu, penso che – una volta di più – questo dibattito si sia nutrito di partigianerie e difese/accuse d’ufficio, e non di logica e onestà intellettuale.

 

12 Replies to “Il culo di Bacchiddu”

  1. Una cosa che non mi è chiara: anche in relazione a ciò che tu hai sempre scritto sull’argomento non dovremmo dichiarare allora sempre sbagliata la prostituzione, in caso di libera scelta, visto che “sfrutta la mentalità viscida di alcuni uomini per averne un tornaconto.”?

  2. Guarda, credo che il discorso sia un po’ più complesso; ovvero, la domanda che si è posta la sig.ra Bacchiddu è “Le ho provate tutte con i mezzi ‘leciti’, ma nessuno fila ancora il partito; come posso riuscire a suscitare un minimo di interesse?”.

    La risposta è stata: il mio culo. La cosa triste è che ha funzionato: sarà anche pubblicità negativa, ma almeno adesso la lista Tsipras è entrata nel radar dei giornalisti e quindi di riflesso degli elettori. La vera domanda da porsi quindi non è “quanti voti questa trovata ha racimolato”; la vera domanda da porsi è “adesso i media, finiti i 5 minuti di pettegolezzo, continueranno a parlare della lista Tsipras?” e ancora “se sì, il branding negativo dato dalla trovata del culo sarà bilanciato dalla diffusione delle nostre idee, che speriamo possa interessare almeno un po’ di elettori?”

    Ci aggiungo una considerazione personale: ci sono altri mezzi, seriamente, per ottenere attenzione. Non so di flashmob, corse di simil-zombi, web-serie, o altre trovate pittoresche che ha usato la lista Tsipras, bensì solo di questa iniziativa. Prima di passare all’esposizione del corpo forse c’erano altri mezzi – anche se ammetto che è stata un’iniziativa a costo zero e a ritorno d’immagine elevato (adesso tutti parlano di loro, almeno per un giorno).

  3. C’è sempre la cosiddetta difesa del “meta” e cioè Bacchiddu voleva protestare contro la scarsa attenzione riservata dai media alla lista Tsipras evidenziando che i media s’interessano solo ai fenomeni scandalistici, sensazionali, gossip e/o sessisti, e ha quindi creato l’evento gossip, sensazionale e sessista per dimostrare quanto sopra. Ovviamente è una difesa che ha i suoi limiti (la si usa ad esempio per quei film che mostrano senza veli violenza razzista o sessista – “l’Autore vuole mostrare le conseguenze orribili del razzismo/sessismo”, ma magari l’autore invece fa soldi titillando proprio quel voyeurismo là).

  4. Secondo me manchi completamente il punto.
    Il punto che la Bacchiddu voleva fare era: alla Lista Tsipras nessuno dedica manco una riga, ma vuoi vedere che in questo Paese di cialtroni se faccio vedere il mio culo tutti subito si metteranno a parlare di noi?
    E infatti ha avuto ragione al 100%.
    L’obiettivo primo non era far parlare della lista, era semplicemente dimostrare che viviamo in un Paese dominato da un giornalismo cialtrone.
    E l’ha dimostrato.

  5. @ Giovanni Schiano:

    Sono vere entrambe le cose, io credo. Sia che, nel mondo di oggi, la maggior parte degli uomini vedrebbe nella prostituzione un retroterra maschilista, sia che – in un mondo migliore – vendere sesso (uomo con donna, donno con uomo, uomo con uomo, donna con donna, e rispettivi multipli) debba necessariamente essere sintomo di sessismo.

    Tommaso scrive::

    Oddio, esistono gli utilitaristi nel 2014. Specie rara.

    A dire il vero lo siamo un po’ tutti.

    @ Luca:
    @ jamesnach:
    @ Roberto:

    Direi che alla vostra obiezione risponde la stessa Bacchiddu quando dice “sono disposta a qualunque cosa per la lista”, ma – comunque – rimane il fatto che anche con una traiettoria “più complessa”, l’obiettivo finale è prendere dei voti.

  6. 1. se la bacchiddu ha messo la foto in bikini per dimostrare che viviamo in un Paese dominato da un giornalismo cialtrone ha certamente raggiunto il suo obiettivo. ma la bacchiddu non è pagata per fare della sociologia del giornalismo italiano, ma più semplicemente per comunicare le idee di una parte politica. le ha comunicate? secondo me, no. dalle mie parti si direbbe “c’entra come il culo (appunto!!!) con le quarant’ore”.

    2. il paragone bacchiddu-ruby non regge. dimentichiamo, per un momento, l’anatomia femminile. il presupposto su cui regge il paragone è: “si sfrutta una debolezza altrui (in questo caso la mentalità viscida del maschio italiano) per avere un tornaconto”. ma, pensiamoci bene, ognuno di noi, in qualsiasi attività economica (intesa nell’accezione: “utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali o collettivi”) sfrutta, a volte pure inconsapevolmente, le debolezze altrui per avere un tornaconto. per esempio: quando io, tra una cazzata e l’altra che scrivo sul blog o nei commenti ai blog altrui, cerco di vendere servizi aziendali ai miei clienti, può capitarmi per arrivare al mio obiettivo di sfruttare le loro debolezze. portando all’estremo questo ragionamento siamo tutti ruby.

  7. nonunacosaseria scrive::

    “si sfrutta una debolezza altrui (in questo caso la mentalità viscida del maschio italiano) per avere un tornaconto”.

    No, è: accettare di rendere la società un po’ più maschilista per un proprio tornaconto.

  8. @ Giovanni Fontana:
    Giovanni Fontana scrive::

    nonunacosaseria scrive::
    “si sfrutta una debolezza altrui (in questo caso la mentalità viscida del maschio italiano) per avere un tornaconto”.
    No, è: accettare di rendere la società un po’ più maschilista per un proprio tornaconto.

    pensandoci bene, però, e sulla base di quest’ultimo commento, sono ancora più perplesso.
    se bacchiddu avesse fatto un manifesto con in primo piano una bella gnocca spupporata che dice “vota tsipras”, allora sì, avrebbe accettato di rendere la società un po’ più maschilista per un proprio tornaconto.
    però bacchiddu ha fatto una cosa diversa: ha detto pubblicamente “qua o mostro il culo o sennò non mi fila nessuno”, ha mostrato il culo (insomma, mostrato il culo… ha mostrato il bikini) e i giornali le hanno concesso lo spazio. è come quando uno fa una campagna di denuncia di qualcosa (e lasciamo perdere se l’obiettivo è stato raggiunto o meno e se i mezzi utilizzati sono stati congruenti o meno).

  9. La cosa più triste di tutte è che ci sarebbero delle regole che lo Stato si è dato per evitare queste situazioni: una commissione di vigilanza rai, l’agcom, le tribune in tempi di elezioni. Regole che puntualmente vengono infrante. Non sono una leguleia e trovandomi dall’altra parte del mondo nutro pure un interesse relativo per questa campagna elettorale. Ma credo che non ci sia differenza tra il culo firmato Tsipras o i tanti scioperi della fame e della sete di Pannella e della Bonino. In modo diverso si tratta di modalità di lotta che prevedono l’uso consapevole del corpo. Il nocciolo della questione secondo me sta nella qualità dell’informazione politica in Italia e nel rispetto delle regole che dovrebbero garantire questa qualità e la giusta complessità a una campagna elettorale.

    Uno spunto interessante è quello che scrive Roberto Della Seta della lista Green-Verdi http://www.huffingtonpost.it/roberto-della-seta/europee-par-condicio_b_5237923.html

  10. Io la metterei in questi termini.

    1) La comunicazione è libera. Vuoi usare il tuo culo? Va bene. Abbiamo avuto Cicciolina in lista, che ha fatto vedere la prima tetta televisiva, e dovremmo vietare le chiappe della Bacchiddu? Credo che questo sia pacifico. Ognuno si presenta agli elettori come preferisce. E quelli si regolano.

    2) La comunicazione che ha scelto la Bacchiddu è coerente con la cultura e la politica del suo partito? Qui casca l’asino: no. In un partito in cui, sacrosantamente, ci si è sempre opposti all’idea di ridurre una donna al suo culo, in cui si sostiene che le idee debbano essere discusse nel merito, che non debba essere la bellezza a condizionare scelte che con la bellezza non hanno niente a che fare, la Bacchiddu ci ha fatto capire che il femminismo della sua parte politica è una chiacchiera tanto per chiacchierare.
    Secondo me, è solo questo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *