Deformazioni occidentali

Nawal El Saadawi:

Il fatto che donne famose si battano su temi dei quali lei ha parlato, solitaria, per anni, la fa sperare?

“No, questo no. Quella a cui fa riferimento lei è una deformazione occidentale. Voi pensate che Suzanne Mubarak, Mozah del Qatar, Rania di Giordania e altre donne come loro siano agenti del cambiamento. Da egiziana che conosce il proprio Paese, posso assicurare che non lo sono. Sono agenti dei mariti, figure cosmetiche messe lì per accontentare l’Occidente. E continuare a parlare di loro, e con loro, non vi aiuterà a capire il mondo arabo. E’ ai dissidenti veri che dovreste parlare per capire cosa vuole la gente, quali sono i problemi reali: chi viene imprigionato o esiliato dai mariti di queste signore per aver osato criticarli”.

Il resto dell’intervista, qui

A cuor leggero

Nei giornali anglosassoni e nel nord europa in genere, gli obituaries sono un genere. Non sono i soliti annunci funebri (ne dànno il triste annuncio etc.), ma sono storie o pezzi di storie. Il tono è meno formale, e più leggero. Certo, ci sono le persone famose, ma anche quelli un po’ meno. L’Economist, che è una rivista di non tantissime pagine, ne ha una dedicata esclusivamente a essi, e molti giornali li hanno anche online – qui qualche esempio illustre: NYT, Guardian, WP.

Questa premessa per spiegare bene l’immagine qui sotto, scovata da River, di una bella e molto azzeccata campagna per la donazione degli organi: “un donatore di organi può salvare otto vite”, recita il messaggio in basso.
Al centro della pagina l’obituary di un donatore, intorno a esso otto riquadri vuoti.

Otto vivi un morto

Mi fido di te

Ne ho viste tante grafiche, ma questa guida scritta (in italiano) da Christian Rocca, mi sembra la più comprensibile, da tenere sottomano durante la lunga notte.

p.s.  Io ho detto 298 a 240, ma ovviamente spero di più.

Spero bene

Ivan, cui va tutta la mia invidia, è in volo per Chicago dove seguirà la notte elettorale.
C’è da dire che io non saprei spiegare a parole perché è bello seguire l’elezioni proprio da lì, essere vicino al cuore dell’America di Obama, mi appellerei alle sensazioni, alla comunione spirituale dello star lì.
Lui, invece, le ha trovate quelle parole, e ci ha anche fatto un bel post.

Ecco dove vado, ecco cosa vado a fare. Vado a vedere che faccia ha la speranza. Obama ha detto che la sua storia non sarebbe stata possibile in nessun altro paese al mondo, e certamente non sarebbe stata possibile nell’Italia di Berlusconi, nell’Italia degli establishment che vincono sempre, nell’Italia che trasmette il potere, le cariche e i soldi rigorosamente dai padri ai figli, che disprezza il merito e protegge le rendite di posizione, nell’Italia dei rifiuti e della camorra trionfante, nell’Italia che sottovaluta le donne, che umilia i gay, che dimentica i giovani, che discrimina apertamente le persone di un altro colore. Arrivo da un paese chiuso, vecchio e disperato e sono in pellegrinaggio, un pellegrinaggio umanista e laico, nell’attesa di vedere da vicino com’è fatta la speranza