(roba che avevo preparato, riscritto – che magari in qualche forma avete già letto – poi non è servita, quindi la metto qui)
A Roma, fra i quartieri male, si dice «suonare l’arpa» per intendere rubare: basta provare con la mano a mimare il gesto del suonare le corde dell’arpa, per capirne il perché.
Un vero suonatore d’arpa, invece, non l’avevo mai visto: è capitato a Gerusalemme. Attirato da una musica simile a un carillon intento a suonare l’inflazionato Canone in re maggiore di Pachelbel, sono sbucato su Ben Yehuda che è un po’ il centro della parte ovest della città, quella ebraica, ma anche quella più occidentalizzata. Da più vicino il carillon si è rivelato essere uno di quegli strumenti da dei dell’Olimpo con tanto di suonatrice in carne e ossa.
A giudicare dall’abbigliamento e da altri particolari direi che vivesse di quella musica, e dell’elemosina che gliene derivava. Quasi tutti quelli che passavano lasciavano qualcosa, colpiti dalla regalità dell’arpa e di chi la suonava: c’erano vari gruppi di ragazzi seduti ad ascoltare, come non mi ricordavo d’avere mai visto per un musicista di strada.
Poi sono passato davanti a un suonatore di violino che rientrava molto di più nel cliché del Juif Errant – c’era quel famoso indovinello Yiddish: perché i violinisti sono tutti ebrei? Beh, prova tu a scappare con un pianoforte sulle spalle!
Così gli sono passato davanti, e a lui che non aveva colpito la mia fantasia, non ho lasciato soldi. Poi, però, mi sono sentito in colpa di questa disparità di trattamento.
Mi sto ancora domandando se gli altri spettatori improvvisati abbiano avuto la mia stessa percezione: visto che avevano lasciato qualche moneta a lei dovevano lasciarla anche a lui, o – al contrario – avendo lasciato qualcosa a lei avevano consumato la propria buona azione così da non sentire il bisogno di lasciare qualche spicciolo anche a lui?
Insomma, mi sono chiesto: la suonatrice d’arpa, rispetto al violinista, avrà «suonato l’arpa»?
Ho visto suonare l’arpa qualche mese fa al matrimonio di Valentina. Se potessi inserire una foto sul messaggio [ossia, se sapessi come si fa :)], ti manderei anche l’immagine!
Comunque, mi è capitata la stessa cosa a Barcellona: a un tipo che suonava Vivaldi sul metrò ho dato gli spicci che mi trovavo in tasca e ad un altro che suonava Beethoven in strada non ho lasciato nulla; potere del campanilismo?
La barzelletta dei violinisti ebrei te la rubo, è troppo bella.
Grazie
se ci fossero stati 100 musicanti diversi “dovevi” a tutti qualcosa? il volersi sentire buoni e giusti è più importante della verità ? la suonatrice d’arpa ti ha fatto “sentire” qualcosa che sai solo tu, il violinista anche ti ha fatto “sentire” però “in colpa”, perchè sei vanitoso e più che sentire ti vuoi sentire in un certo modo… buono, giusto, bla bla. Tranquillo lasceranno i soldi al violinista, oppure no. L’amore non si dona a forza, nememno se è un soldino in un cappello.