Oggi è il sessant’unesimo compleanno di Israele, ovviamente ci sono celebrazioni e feste, mentre in Palestina ricordano la Nakba – la catastrofe.
Senza alcun tipo di pregiudizî, poi figuriamoci, il mio mondo ideale è un mondo con le frontiere spalancate (anzi senza frontiere), quindi sono favorevolissimo all’immigrazione. Ma in un articolo intitolato “Sono una sionista e ne sono orgogliosa”, Sara Miller – a proposito dei giovani israeliani che non capiscono il sionismo – scrive:
[they] cannot understand why someone from an evidently prosperous country, with a culture-rich and progressive society and which is relatively terrorism free, would choose to throw it all over, leave their family and friends and move to a country so riddled with internal problems and violence.
Eh! Manco io.
io si, se puo’ consolarti. poi non condivido, ma capisco. basta scindere.
Anch’io capisco, anche se non condivido…
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Uno si sente trattato da diverso perché vuole si rende diverso o è costretto a essere diverso perchè trattato da diverso?
E non si tratta di dire chi ha ragione e chi ha torto (per me è evidente che ha sempre torto chi è intollerante), ma si tratta di vedere fin dove è normale che un certo modo di tenere le distanze dagli altri provochi come risposta una loro (ignorante) intolleranza.
Il Sionismo ha fatto il suo tempo, il giudizio attuale negativo è ingeneroso se rivolto a chi è diventato sionista mezzo secolo fa, ma a io modo di vedere diventa corretto se applicato al mondo moderno.
Ed è giusto cambiare idea di fronte a nuove situazioni, non c’è nulla di male nel farlo.
Come ci sono i Marxismi, cosi’ ci sono i Sionismi…
Il Sionismo e’ un’idea proclamata nel 1904 da
Teodoro Herzel…chi vuole puo’ approfondire.
Da quella idea di popolo che si riunisce in stato,
(Herzel in un primo tempo propose l’Uganda come
futuro stato ebraico)seguirono varie varianti,
il sionismo socialista di Borohov (nel quale io mi sono formato) che ebbe anche la benedizione di Stalin. Il sionismo revisionista e tanti altri.
Io che sono ebreo e vivo in Israele (dopo aver vissuto 25 anni in Italia) credo che il sionismo sia superato. Io penso che oggi un’ebreo che vive in un posto qualsiasi del mondo puo’ decidere di vivere in Israele, dove si vorrebbe che gli ebrei siano in maggioranza, o in un paese diverso
dove l’ebreo sia minoranza.
La cultura degli ebrei in minoranza, dispersi o Diasporici ha prodotto culture di alto valore,
Marx, Einstain, Freud sono ebrei anche un terzo del partito comunista Russo di Lenin erano ebrei
compreso Trotzky che secondo me fu un grande eroe
ed aveva ragione contro Stalin. Ma non sempre
chi ha ragione vince!!!!
Potrei parlare ore del sionismo. Io non sono sionista, penso che gli ebrei e’ bene stiano dove vivono meglio, per esempio a New York o a Milano.
Perche’ convincere un ebreo Milanese a rischiare la vita qui.
Ci sono nuovi problemi: il rapporto degli ebrei nella diaspora con quelli che vivono in Israele!
Gli ebrei che vivono fuori di Israele hanno gli stessi interessi di quelli che vivono in Israele?
Se qualcuno ricorda i comunisti con la Russia di un tempo, gia’ puo’ rispondere no!!!!
E perche’ tanti israeliani vanno via da Israele?
E ancora Israele vivra’ ancora a lungo o e’ un fenomeno che si concludera’ e come? Nella violenza
o con una soluzione pacifica?
Spero di avere ampliato un poco l’orizzonte
oltre il livello del 61 compleanno.
Puo’ darsi che gli arabi sentano come una catastrofe l’arrivo degli ebrei, fu un fenomeno di un’epoca coloniale dove la volonta’ nazionale araba non si era ancora presentata.
Ma anche i longobardi e gli Unni furono una catastrofe per l’Italia ma la storia riusci’
a creare una identita’ nazionale nuova e complessa di straordinario interesse…e gli Etruschi?
a parte tutte le cose opinabili, due cose:
mi sembra un po’ semplicistico dire che il sionismo e’ “proclamato” da Herzl, quando gia’ prima in molti avevano cominciato a scrivere e parlare di concetti simili. e comunque Der Judenstaat e’ del 1896, non so perche’ scrivi 1904.
“la volonta’ nazionale araba non si era ancora presentata.” anche questo e’ semplicistico, ma capisco che in Israele abbiate di dirvelo sempre e comunque per giustificare la fondazione del suddetto: ma in realta’ nei primi anni del 1900 in Palestina si parlava gia’ di Umma e Watan, le due parole che rimandano all’idea di nazione: se ti va leggiti Said, Khalidi e persino Lewis quello che scrivono sull’argomento.
e poi: 1) non credo che funzioni il giochino “chi ha prima volonta’ nazionale ne ha piu’ diritto”, mi sembra abbastanza senza senso come formulazione 2)guarda quando sono nati gli stati arabi, sono processi di formazione diversi da quelli europei, sono postcoloniali, questo va considerato.
Si sono stato impreciso, nel 1904 Herzel e’ morto.
nel 1897 e’ stato fondato il Congresso sionistico,
che mi sembra l’atto fondamentale che trasforma l’idea in azione.Il libro “lo Stato Ebraico”
e’ del 1896. Adesso le date sono in ordine.
La cosa non ha un’importanza fondamentale, se non per capire la situazione politica dell’epoca,
che aveva altri parametri, cioe’ era l’epoca Coloniale.Lo stato di Herzel, non e’ lo stato di Marx e nemmeno di Lenin. I movimenti di liberazione nazionale non esistono ancora.
Il punto successivo non e’ chi per dire che il primo che ci pensa si prende lo stato (anche se e’ successo cosi’in molte parti del mondo)
La questione e’ come un’avanguardia di un popolo
procede, dal punto di vista politico, militare e
delle alleanza per arrivare all’obbiettivo.
Purtroppo qui i risultati sono la dimostrazione
della realta’. Se i palestinesi non sono ancora riusciti a fare uno stato, quando tutto il mondo e’ d’accordo (perfino Israele) e il mondo copre
i palestinesi di denaro, FORSE e’ perche’
hanno un gruppo dirigente incapace e inetto,
che porta lutti e tragedie al suo popolo e ai popoli attorno.
Io non leggo molti libri, anche perche’ vivo
in Israele e leggo solo in Italiano.
Ma vivendo qui credo di avere qualche cosa da dire vedendo la realta’ giorno per giorno
e non solo leggendo sui giornali o alla TV…
E comunque tengo presente che tutta l’informazione e’ distorta, anche quella che leggo e vedo io.