Uno dei problemi più seri che abbiamo oggi in Italia è la massiccia presenza di leghisti, riconoscerlo non significa essere razzisti.
Si stima che siano oltre tre milioni i leghisti presenti sul territorio nazionale, concentrati soprattutto nelle aree industriali del nord, e il loro numero è in continuo aumento. È innegabile che la convivenza di questa gente col resto della popolazione non sia una cosa semplice; le incomprensioni linguistiche, le barriere culturali, le differenze di valori, idee e abitudini producono inevitabili attriti che sarebbe sbagliato minimizzare. Anche l’aspetto del leghista, con quel suo modo di vestire che a noi può sembrare zotico e i tratti somatici un po’ scimmieschi, ci porta istintivamente a vederlo con diffidenza, come una specie di barbaro arrivato da chissà dove, che con la sua semplice presenza minaccia di distruggere l’ordine sociale così faticosamente raggiunto. Certamente l’integrazione dei leghisti è un processo lento e faticoso, non è gente abituata a vivere in zone urbane densamente popolate, ciononostante deve restare l’obiettivo primario di ogni politica responsabile e razionale, sia essa di destra o di sinistra.