Lunedì degli aneddoti – XXXIII –Ponte Ponente

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

Ponte Ponente

Dove sta il Ponte di Londra? Sembra una domanda come il cavallo bianco di Napoleone, eppure la questione è molto ma molto più complessa.  La filastrocca sul London Bridge is falling down, il Ponte di Londra sta cadendo, è conosciuta un po’ in tutto il mondo. Anche in Italia la conoscono tutti, almeno il motivetto. Sembra una canzoncina basata sull’assurdo, e difatti lo è: ma ci fu una volta in cui il Ponte di Londra stava davvero cadendo. Era il 1962 e per quanto fatto di pietre robuste – Stone so strong will last so long, come si conclude la filastrocca – il ponte sembrava non reggere più all’aumentato flusso di corrente del Tamigi.

Il governo cittadino decise allora di demolire il ponte e di costruirne uno nuovo, ma visto il rilievo architettonico e artistico un membro dell’ente di governo della City of London, Ivan Luckin, ebbe un’idea del tutto particolare: perché non metterlo all’asta? Chi poteva essere interessato ad acquistare un intero ponte? Effettivamente all’inizio il vecchio London Bridge sembrava destinato ad andare invenduto, ma poi arrivò il magnate americano Robert McCulloch e un’asta vera e propria non ci fu neppure: offrì due milioni e mezzo di dollari, il doppio della base d’asta, e si aggiudicò così il ponte. McCulloch stava costruendo la sua città, Lake Havasu city, al confine fra la California e l’Arizona, e aveva bisogno di un ponte per collegare le due braccia della città divise da un canale del lago, oltre che di un’attrazione turistica. Con l’acquisto del London Bridge convogliò in una, le due esigenze.

Così fu dato mandato di smontare pezzo per pezzo il ponte sul Tamigi – ogni pietra fu numerata – e di imbarcarlo con destinazione Long Beach, California. Il ponte, smontato, fece il giro di mezzo globo, attraversando lo Stretto di Panama, prima che tutti i pezzi fossero fatti sbarcare in California, e poi da lì portati via terra fino a Lake Havasu city. Ci vollero tre anni e altri 7 milioni di dollari per completare tutte le operazioni, ma alla fine McCulloch ebbe il suo ponte: perfettamente ricostruito nella forma originaria, sotto alla quale per tanti anni era scorso il Tamigi, soltanto che 8500 chilometri più a ponente. È tutt’ora lì, con tanto di Union Jack sui piloni.

Perciò, ecco, se vi chiedono dove sia il London Bridge, ora sapete cosa rispondere: in Arizona.

[Qui il primo: Brutti e liberi qui il secondo: Grande Raccordo Anulare qui il terzo: Il caso Plutone qui il quarto: I frocioni qui il quinto: Comunisti qui il sesto: La rettorica qui il settimo: Rockall qui l’ottavo: Compagno dove sei? qui il nono: La guerra del Fútbol qui il decimo: Babbo Natale esiste qui l’undicesimo: Caravaggio bruciava di rabbia – qui il dodicesimo: Salvato due volte – qui il tredicesimo: lo sconosciuto che salvò il mondo qui il quattordicesimo: Il barile si ferma qui qui il quindicesimo: Servizî segretissimi qui il sedicesimo: Gagarin, patente e libretto qui il diciassettesimo: La caduta del Muro qui il diciottesimo: Botta di culo qui il diciannovesimo: (Very) Nouvelle Cuisine qui il ventesimo: Il gallo nero qui il ventunesimo: A che ora è la fine del mondo? qui il ventiduesimo: Che bisogno c’è? qui il ventitreesimo: Fare il portoghese qui il ventiquattresimo: Saluti qui il venticinquesimo: La fuga qui il ventiseiesimo: Dumas qui il ventisettesimo: Zzzzzz qui il ventottesimo: Teorema della cacca di cavallo qui il ventinovesimo: Morto un papa qui il trentesimo: L’invincibile Marco Aurelio qui il trentunesimo: L’Amabile Audrey – qui il trentaduesimo: Anima pura]

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