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Fra ieri sera e stamattina ho letto le cose peggiori riguardo all’assoluzione di Knox-Sollecito. Tantissima gente che, come scrive Nazzi, “vuole vedere altre persone marcire in carcere, al di là delle prove, dei ragionevoli dubbi, delle evidenze scientifiche. Hanno il cappio in mano, e non sanno niente”. E poi ho letto di altri che – con piglio più terzista – scrivevano dell’Italia guelfa e ghibellina, e si lamentavano di questa nuova spaccatura della società italiana per adesione fideistica al partito dei colpevolisti o degli innocentisti. Non sembra, ma fanno entrambi lo stesso errore: quello di pensare che il punto sia se x e y sono colpevoli o innocenti.
Per una coincidenza – per un periodo sono stato all’AP, un’agenzia di stampa americana – Perugia è l’unico fatto di cronaca di cui so per bene le cose, e posso dire che non esiste il partito degli innocentisti. Esiste il partito dei colpevolisti, quelli delle persone che scrivono queste cose. Quelli della persona che “trovandoti in una città non tua, ti sei sentita in diritto/dovere di andare in una piazza a gridar vergogna per una assoluzione”. Per queste persone ciò che conta è la loro opinione. E la loro opinione è che – come lo erano Rosa e Olindo, come lo era Annamaria – Knox e Sollecito fossero colpevoli. In questo si esaurisce la loro valutazione. E perciò, utilizzando soltanto questo piano, ignorano completamente il fatto che, se anche avessero ragione questo non conterebbe nulla. Nulla.
Quelli che invece consideravano sacrosanta l’assoluzione non sono innocentisti, perché non è questo il punto. Ed è quello che tanta gente non capisce: la questione non è se fossero colpevoli o no, la questione è che non ci sono le prove che lo fossero. Nient’altro. Questo deve esaurire la questione. Questo rende del tutto irrilevante l’opinione personale sulla colpevolezza di “Amanda e Raffaele”. Perché non possiamo buttare al cesso lo stato di diritto e mandare in galera millemila innocenti in cambio della carcerazione di due ragazzi, fossero anche davvero colpevoli.
Mi è capitato di leggere vari commenti e vari post sul tema. Anche negli articoli di Mazzi, da te citato, ci sono commenti colpevolisti. Interessante è notare il tipo di commento. Rudy non può essere colpevole perché è povero, nero ed indifeso. Inoltre ha confessato di aver visto Sollecito e Knox!
I due poi sono borghesi, (cosa da valutare nel caso di lei), e hanno soldi per pagarsi gli avvocati buoni, non posso che avere ragione.
Sono questi i commenti medi che si possono leggere, ce ne sono alcuni ancora più bassi, ma non sono così interessanti.
Si, perché sono interessanti. Nella società attuale è cambiata l’informazione, ma non sono cambiate alcuni elementi con cui conviviamo da, almeno, sei secoli. Il bisogno di un nemico esterno o interno.
Knox e Sollecito sono i Goldenstein del momento. Quello che si legge ricorda troppo da vicino i due minuti di odio di orwelliana memoria. Ma non solo. Il tutto è unito ad un malinteso senso democratico ed un’opinabile visione dell’uguaglianza. Dove il ricco, in quanto presunto tale, è oggetto di astio. Dove l’elite, culturale e scientifica, viene osteggiata in quanto tale. Questo è populismo. Non nella visione più politica del termine, in quella ideologica; il popolo ha ragione. La giustizia viene vista come sommaria, il popolo è giudice. Ed in quanto tale i due soggetti Knox, americana con lo stesso avvocato di Togliatti, Sollecito, figlio di un medico, ed entrambi studenti, parte dell’élite culturale di cui sopra non possono che essere colpevoli. Non fanno parte del popolo. Sono privilegiati. Lei è pure americana. Lui figlio di un medico. E le feste (?)? Non si possono non considerare le feste, embé, fanno orgie. Magari fumano pure spinelli e imprecano sul Padreterno. Non possono che essere colpevoli.
È il populismo che si è diffuso nella società . Tra la gente, nel senso comune. Con la complicità dei giornali*. Con l’assenso dei funzionari del pubblico ministero, quelli che erroneamente chiamiamo PM, come sottolinea Nazzi in alcuni articoli. Il populismo è (sopratutto) la volontà di portare il popolo al potere. O meglio, per dirlo alla Montesquieu; è la volontà di portare il popolo ai (3) poteri. Il primo è questo.
Quindi, riassumendo, non esistono gli innocentisti, ma i colpevolisti esistono? Ne siamo sicuri? Siamo sicuri si tratti di soli colpevolisti? Siamo sicuri che questo non faccia parte di un “sistema” più grande e complesso?
*Non voglio fare complottismi, mi riferisco al livello basso dei media più letti/visti, alle macchinazioni di ogni singolo caso e via dicendo.
Ok. nello stato i diritto l’onere e’ dell’accusa. and here they likely blew it, plain and simple.
pero’ c’e’un trend piu’ generale che preoccupa. nel mondo post-CSI ci si e’ abituati a sopravvalutare l’importanza o la natura delle prove biologico-forensiche, quasi che fossero magiche o condizione necessaria e sufficiente.
la realta e’ che spesso non sono ne’ necessarie ne’ sufficienti.
qui di certo un errore nel primo grado -corretto nel secondo- fu sopravvalutare quelle prove biologico-forensiche (era ovvio per me dall’inizio che in una abitazione condivisa tra vari studenti ci potessero essere tracce biologiche miste un po ovunque, quindi non ho mai capito il perche dell’enfasi). pero’ il secondo grado sembra trascurare completamente il fatto che nella decisione di colpevolezza in processi indiziari fattori come il comportamento sei sospetti, i tentativi di depistaggio, la natura del loro carattere, le inconsistenze delle loro storie o il cambiamento ad arte della ricostruzione degli eventi possano pesare quanto il match di un DNA fingerprint.
e qui da osservatore esterno casuale, le incosistenze della coppia mi parevano abbondanti (a partire dal tentativo iniziale di depistaggio verso Lumumba, fino agli eventi attorno l’immediato ritrovamento del cadavere, alle amnesie convenienti da cannabis, , al continuo cambiamento degli alibi).
che il loro collettivo peso arrivasse a quello di standard di prova non posso esprimermi. sappiamo solo che il secondo grado non la pensa cosi, ma assente le motivazioni ancora non sappiamo perche’ ne’ se tali perche’ siano ragionevoli.
pero’ non ne farei un caso di sociopsicologia collettiva: quello qui oggetto di attenzione e’ il classico dilemma di tutti i processi indiziari.
Max scrive::
giÃ
il processo indiziario è una brutta bestia, fonte di errori giudiziari terribili
tra l’altro non sono pochi i magistrati che si sono espressi contro l’utilizzo del processo indiziario laddove non esista perlomeno un evidente movente per il delitto
… ma non voglio deragliare dal post di giovanni, meglio tornare in tema 🙂
Infatti. Non ci dovrebbe proprio essere dibattitto, onestamente. Non ci sono prove sufficienti, meno male che li hanno assolti. Altro da dire, francamente, non trovo.
a volte mi sento una mosca bianca.
capita quando ci sono fatti di sangue tipo questo di perugia.
quando la tv ne parla, cambio canale.
perché tanto – tempo pochissimi giorni – se c’è una persona di sesso femminile di mezzo, si va a finire nel particolare scabroso: la zoccola, l’amante, era una brava ragazza ma il fidanzato la cornificava / voleva farci i giochini erotici, era una depressa, era una mantide, era una vedova nera e così via.
la conferma sono le prime pagine dei giornali di oggi: amanda assolta. l’altro, sollecito, cagato zero.
come disse quello: “la donna la donna la donna – o l’omo?”
‘nsomma, per farla breve: non riesco più a seguire questi fattacci. e così non mi formo nemmeno un’opinione. i due ragazzi son stati assolti? speriamo trovino il colpevole quanto prima.
(per dire quanto sono fuori dal mondo: ho scoperto solamente ora che albano aveva scritto una canzone su amanda knox…)
ho una curiosità : Guede è stato condannato per omicidio in concorso con altri, ora non dovrebbe essere scarcerato anche lui?
Giancarlo scrive::
No, o non necessariamente (è probabile che la sua difesa proverà a sostenerlo. È stato condannato per omicidio in concorso con altri, non con Knox e Sollecito. Se fai una rissa insieme ad altri, e beccano solo te, tu sconti comunque la tua parte in concorso con ignoti.
Giancarlo scrive::
da spinoza.it
Per una volta sono d’accordo con te. Spero solo che nessuno venga a dire “ecco i giustizialisti”, quando invece quelli che gridano “vergogna” sono forcaioli e basta.
Giovanni Fontana scrive::
Scusa, ma mi sembra un esempio che centra come i cavoli a merenda. Il processo a Guede era tutto incentrato al fatto che avesse commesso l’omicidio insieme a Sollecito e alla Knox che ignoti non erano.
(mi dicono che la canzone di al bano non era riferita a questa amanda… chiedo scusa, sono davvero fuori dal mondo)
Questo non è stato un processo indiziario: è stato un processo con indizi inventati dai consulebti dell’accusa. C’è una bella differenza.
Giancarlo scrive::
essendo stato condannato non può essere scarcerato senza una nuova sentenza
con ogni probabilità i suoi difensori chiederanno una revisione del processo
ma non è detto che la scampi in quanto le sue dichiarazioni e ammissioni del primo processo resteranno comunque valide
franco rivera scrive::
Le sue ammissioni e dichiarazioni non possono rimanere valide: sostiene che lui stava in bagno mentre la Knox e Sollecito commettevano l’omicidio.
sta scritto nella motivazione della sentenza Guede:
” Rudy Guede entrò nella casa di via della Pergola dove venne uccisa Meredith Kercher “perché ce lo fece entrare qualcun altro” e questi “altri non può essere” se non Amanda Knox. E’ la ricostruzione che emerge dalle motivazioni con le quali il gup di Perugia ha condannato l’ivoriano a 30 anni di reclusione. Secondo il giudice non è credibile la versione di Guede di essere entrato nell’appartamento con il benestare della vittima. Il gup rileva poi che “se i segni di effrazione (trovati su una finestra della camera di una delle coinquiline – ndr) furono successivi alla morte della ragazza, se Rudy era in quella casa nello stesso contesto in cui vi era qualcuno che avrebbe poi manifestato l’interesse a far credere a un ingresso di ignoti malviventi, l’unica conclusione è che il Guede entrò in via della Pergola 7 perché ce lo fece entrare qualcun altro, titolare dell’interesse appena descritto (che altri non può essere se non la Knox)”
A me pare che o trovano qualche altra prova, o lo devono assolvere perchè questa motivazione non regge più.
Giancarlo scrive::
forse non mi sono spiegato bene, ci riprovo
non ho scritto che tutte le sue ammissioni e dichiarazioni saranno ancora ritenute vere, ho scritto che tutte le sue ammissioni e dichiarazioni saranno ancora ritenute valide
ovvero una aventuale revisione del processo potrà arrivare a nuove conclusioni, ma non si tratta di un rifacimento da zero
quindi, non è detto che un riesame del processo porti a una assoluzione, paradossalmente la sua posizione potrebbe aggravarsi
Franco Rivera scrive::
Ok, sono d’accordo, ci siamo capiti.
Grazie Giovanni, sottoscrivo il post parola per parola.
Giancarlo scrive::
Domanda: nel suo processo Guede ha mai indicato con chiarezza chi avesse partecipato con Lui all’omicidio?
baro scrive::
Certo che si, sostiene che lui stava in bagno mentre Sollecito e Knox commettevano l’omicidio. I giudici non gli hanno creduto: nelle risultanze del processo si sostiene che lui ha partecipato tenendo ferma la vittima, mentre i due uccidevano Meredith.
Giancarlo scrive::
Non sono un giurista ma mi sorge un’altra domanda:
la dichiarazione di Guede vale come prova?
Prova di che? a questo punto mi sorge il dubbio che tu non abbia letto ne il post ne i commenti.
Giancarlo scrive::
Riformulo la domanda: Guede ha dichiarato nel SUO processo che ha ucciso INSIEME ad Amanda e Raffaele?
Se si, la testimonianza ha un valore probatorio oppure no?
baro scrive::
Lui sostiene che stava in bagno e non ha ammazzato nessuno. Se non gli hanno creduto nemmeno nel suo processo sarebbe ben strano che la sua versione abbia valore probatorio in un altro processo, processo in cui è stato, peraltro, interrogato come testimone.
baro scrive::
si
ma, si tratta di una dichiarazione soggettiva, non di una prova oggettiva
occorre ricordare che il valore dato a una prova contenuta in una dichiarazione è proporzionale alla attendibilità del dichiarante
la conseguenza è che la parola di uno spergiuro in mancanza di riscontri oggettivi ha pochissimo valore