Fatta la legge divina, trovato l’inganno

La gara d’appalto per la costruzione della ferrovia superveloce tra Gedda e la Mecca è stata vinta dalla China Railway Engineering Corporation, nello scorso febbraio. Però l’accesso alla città santa è vietato agli infedeli [….] La soluzione è stata prettamente spirituale. 3.382 lavoratori cinesi si sono convertiti all’islam in due cerimonie pubbliche alla Mecca e ad al Taif.

L’omosessualità conviene

In questo periodo di bombe carta, accoltellamenti, noti omosessuali attenzionati, vivo sempre con una irta traccia di malessere che non riesco a definire bene. Sono fatti e frangenti che proprio non capisco, in fondo – mi rendo conto – io non so proprio come discutere con qualcuno che abbia qualcosa contro l’omosessualità, mi sembra una cosa fuori dal mondo, non politicamente sbagliata.

Allora sono andato a ripescare un ragionamento scritto da Max tempo fa – ero ancora in Palestina – che avevo molto apprezzato, perché rendeva – anche – politico, quello che è di umanità.
E lo traduco in italiano, l’originale è qui. L’argomento mi aveva particolarmente attirato, perché io sono sempre molto restio a spiegare che l’omosessualità non è una scelta perché – l’avevo scritto, dategli un’occhiata – questo sembra implicare che se, invece, fosse una scelta ci sarebbe qualcosa di male. Invece no:

(precedono numerosi argomenti scientifici che spiegano come l’omosessualità sia un tratto sia genetico – con un’incidenza fra il 5 e il 10 percento – che condizionato dalla società) Tutto questo per dire che l’omosessualità è parte di un “normale” spettro di comportamenti umani, e l’ambiente inciderà molto poco senza un background genetico con tale propensione: non tutti i figli minori di padri che li maltrattano e madri superprotettive diventeranno omosessuali, né l’opposto di questo preverrà il comportamento! L’inclusione dell’omosessualità nel “normale” range dei comportamenti umani è importante perché un comportamento “anormale” richiama immediatamente il concetto di cura o aggiustamento:  trattamento psicologico (com’era un tempo) o il carcere, come per i crimini.

Una volta che accettiamo che è un comportamento normale, la domanda successiva è “è male per la società?”

Lo stupro, la necrofilia, la zoofilia, l’omicidio non sono solamente comportamenti anormali presenti nella popolazione umana a livelli molto bassi e senza una sottostante base genetica, ma infrangono i diritti di altre entità. Sono comportamenti antisociali crudeli e distruttivi che ovviamente minano le basi della cooperazione sociale e della coesistenza. Violano la Golden Rule “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” (che, per inciso, non è stata inventata da Gesù ma si può datare almeno 5000 anni fa, nel subcontinente indiano con il Giainismo e lo Zoroastrismo), un fondamentale comportamento umano che scaturisce dal nostro innato senso di empatia e dal nostro spirito di cooperazione (il contraltare del nostro innato istinto competitivo), la base per i moderni diritti umani.

L’omosessualità non ha nessuna di tali caratteristiche. Non viola la Golden Rule.  Molteplici e vasti studi sostengono la tesi di “nessuna differenza” per i figli di coppie omosessuali. In più l’esposizione a un ambiente più diversificato porta a una maggiore tolleranza e apertura mentale da adulti, così che  la coesistenza e la cooperazione sociale ne beneficiano. Dove l’omosessualità e i matrimoni omosessuali sono legali la società non è crollata né si è dissolta, il cielo non è caduto: anzi, una forza lavoro più educata, più motivata, e più impegnata è stata promossa e attratta; i diritti civili hanno stabilizzato coppie e famiglie, togliendo tensione ed eliminando le incertezze. Ci sono molti elementi che suggeriscono che un’ampia accettazione sociale dell’omosessualità rende le persone più felici, e delle persone più felici sono migliori lavoratori e consumatori. Alla fine, l’omosessualità è ottima per l’economia!

Poi, un giorno, anche in Italia i gay potranno sposarsi e adottare, e l’indomani nessuno ci troverà nulla di strano. Tutti percepiranno il vietarlo come un’inammissibile discriminazione, la Chiesa dirà che ciò che ne dicono i testi sacri va “interpretato”, e tutti vivranno felici e contenti, con i teisti che rivendicheranno come parte della loro fede (Dio è amore!) le conquiste fatte a scapito loro soltanto dieci o venti anni prima.

Termino con un video di dove queste cose sono già successe, e dove chi ha due papà lo va a cantare – non in un programma di approfondimento – ma allo Zecchino D’Oro.

Esatto!!!

Se l’insegnamento della religione fosse limitato ad un’esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e neutro, si potrebbe creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso.

Per una volta sono d’accordo col Vaticano.

Un tonfo in piscina

BURKINI E BRUTTE NOTIZIE
Mea culpa maxima. A seguito di una discussione su burkini e licenziamento per gli operai che non bevono durante il Ramadan, su di un social network, mi sono fatto trasportare in un polverone di pareri sulla condizione della donna nell’Islam che non avevo nessuna voglia di partecipare a creare, tantomeno ieri: proprio nell’infausto giorno in cui vengo a sapere che una mia cara amica – e compagna di tanti giorni – in quelle terre è stata costretta a sposarsi.

È stata forse la risposta a questo senso d’impotenza a farmi imbarcare nella discussione, nonostante fossi convinto di non doverlo fare, perché sapevo come sarebbe andata a finire. È andata a finire peggio, con l’essere accusato di voler “spogliare le donne mussulmane” per lussuria, e la reiterazione del concetto scandaloso per cui sia sensato che soltanto le donne si occupino dei diritti delle donne.

Non dovevo iniziarla quella discussione.

Però siccome sono recidivo, e confido un po’ di più nella ragionevolezza di quella manciata di ospiti del mio blog, ci riprovo qui al calduccio: tentando di partire da qualche spunto che mi sembra importante

LA TEORIA
Il problema teoretico non c’è: un mondo senza persone che rischiano la vita per un dio immaginario è un mondo migliore. Anche un mondo senza burkini, hijab, etc è un mondo migliore. Perché? Per un motivo semplice, perché è un simbolo chiaro – e chiunque neghi questo non ha letto una riga del Corano – di sottomissione, e di proprietà, della donna all’uomo. Più precisamente è lo spostamento dell’autocontrollo sessuale maschile, dal corpo dell’uomo stesso al corpo della donna. Gli uomini non possono fare nulla, se un corpo di donna li “provoca”. Il teorema della colpevolezza della ragazza stuprata perché in minigonna.

Questo è tanto ovvio quanto vero, e chi lo nega è o un laico a senso unico (leggasi contro la Chiesa Cattolica) oppure ha un malinteso concetto di laicità: la laicità non è l’imparzialità del giudizio, ma è il fondare su dei fatti – anziché su un qualunque tipo di allucinazioni – la propria valutazione. Fra una persona che sostiene l’efficacia della medicina, e uno che sostiene l’efficacia della preghiera, una persona laica dà ragione al primo, non è certo imparziale.

LA PRATICA
Dopodiché c’è un problema strategico, in cui tutte le opinioni sono valide: sono più le donne che, con un divieto, andrebbero in piscina togliendo questo velo, oppure sono di più quelle che con un divieto del genere rinuncerebbero ad andare in piscina restando imprigionate in casa da mariti o fratelli? Penso che, in questo caso, succederebbe la seconda cosa: quindi non è una cosa positiva vietare tale abbigliamento. L’inflessibilità ha senso se è al servizio del bene degli individui, altrimenti l’inderogabilità di un principio è solamente lo specchio di Narciso di una società senza altre risposte che quelle identitarie.

Farei un discorso diverso per la regolamentazione del bere durante il Ramadan: credo che molti mussulmani alla fine cederebbero – anche perché c’è più tolleranza sulle infrazioni alla regola imposte da altri. Penso, tuttavia, che non sia compito dello Stato tutelare una persona dai proprio comportamenti autonocivi, e fino a quando queste persone facessero bene il proprio lavoro non ci sarebbe nulla da dire. Ovviamente firmando un’impegnativa dove ciascuno si assume la completa responsabilità degli attentati alla propria incolumità: dopodiché ognuno può farsi male come vuole, per le ragioni che vuole, basta che non faccia male agli altri.

Voi che ne pensate?

Arbitro venduto

Allora, c’è questo giovane di meno di trent’anni che fa la sua vita. Non si direbbe proprio spensierata, perché qualche pensiero ce l’ha, però ha scelto la sua strada e la sta percorrendo più o meno coerentemente, anzi, conoscendo il tipo – ci si dovesse scommettere un Euro – diremmo molto coerentemente. È ebreo, come capita, è nato in Turchia, anche questo capita. Il Nostro ha una passione: perseguitare i cristiani. Ora, non si sa bene se davvero li perseguiti fisicamente, o se più probabilmente cerchi di screditarli all’interno della propria comunità religiosa: effettivamente chi c’era, al tempo, non racconta di uccisioni deliberate, ma il nostro ragazzo ha una scrittura esuberante, e – si sa – quando si è giovani si tende a sopravvalutare la portata delle proprie azioni: ci sta che questo giovanotto avesse voluto vantare dei meriti che non gli appartenevano fra i suoi correligionari, perché – sì – il protagonista della nostra storia era anche una delle autorità più importanti nel suo mestiere: il persecutore.

Un giorno il nostro ragazzo si mette in viaggio per Damasco – ora lo so che avete capito di chi sto parlando, ma seguitemi un attimo – è un viaggio importante, di lavoro si direbbe. E il nostro Paolo è tutto intento a ripassare i suoi compiti. È lì che rimugina su catene, controindicazioni, autorizzazioni che deve ottenere. È un viaggione del resto, e di tempo per pensare ce n’è: lui, poi, c’è abituato, di questi viaggi interminabili – probabilmente a cavallo – ne ha fatti molti. E difatti è quasi arrivato a destinazione.

san paolo
San Paolo

Fermiamoci un attimo: abbiamo questo ebreo, Paolo di Tarso, che ha preso la sua strada. L’ha proprio decisa. Va detto – a onor del vero – ce l’ha già un po’ col sesso, e i maligni dicono che sia perché nessuno se lo fila, però non è da questi particolari che si giudica un persecutore. È un tipo risoluto, mica no: ha scelto la propria religione, ha scelto il suo Dio. Non come tanti di noi che dicono di credere e poi l’ultima volta che sono andati in chiesa era per il matrimonio di Gino (che ha già divorziato). Paolo no: ha scelto il suo Bene. Certo, si possono avere diversi pareri sulla bontà dell’opera di perseguitare i cristiani – personalmente non la trovo particolarmente commendevole – però non si può dire che Paolo non ci metta passione, dedizione e olio di gomito.

E chi t’arriva? Tiè. Il jolly. Er mejo figo der bigonzo, il Capo dei Capi – cioè il figlio del Capo dei Capi, che però è pure Capo dei Capi in proprio, eh lo so, è una storia è complicata – e gli dice: Saulo (a quel tempo era d’uso cambiare i nomi, come i calciatori brasiliani)! Paolo! «Perché mi perseguiti?».  Come chi sono? Tu chi è che perseguiti? I seguaci di Gesù! Quindi io sono Gesù! Come dici? Che allora avrei dovuto dire “perché perseguiti i miei seguaci”? Mmm, sai che forse c’hai ragione? Anvedi ‘sto Paolo, mica scemo! Ecco, difatti io ti ho scelto! Come “scelto per cosa”? Per perseguitare chi mi perseguita! Vabbè, vabbè, poi troviamo il modo per semplificarla.

E pensate che questo gli basti? Macché! Dicono pure che l’abbia fatto cadere da cavallo, anche se quella se l’è un po’ inventata caravaggio. Sufficiente così? No, non ancora. Non sia mai che quello rimanga un po’ scettico rispetto ai super poteri del Boss: l’ha accecato per tre giorni, e poi gli ha fatto tornare la vista dal curatore di occhi ciechi di fiducia.

libero arbitrioarbitro venduto

Oh! Ma il libero arbitrio? Come che? L’asso pigliatutto nelle discussioni, quello per cui «ma scusa, ma i milioni di miliardi di milioni uccisi in nome di Dio?» «beh, c’è il libero arbitrio: gli uomini sono liberi!». A ‘sto poveraccio di Paolo non spettava il suo misero libero arbitrio?

Signor Dio, e che ci si comporta in questo modo? Gli devi apparire così – zack! – e quello che può dire? Mica può dire: «eh, ma non ci sei». Ti vede! Com’è che non fai la stessa cosa con tutti gli assassinî? Guarda, non ti dico Stalin che non credeva in Te (ma in fondo gli potevi apparire lo stesso e fermarlo, che Ti costava?), diciamo Pinochet: quello era convinto d’operare nel pieno rispetto delle regole del Signore (sì, saresti Tu). Woitjla, il tipo che avrebbe anche dovuto essere il Tuo rappresentante in Terra, gli scriveva pure lettere d’amore. E Tu che hai fatto? Niente.

Mi dicono sempre che non gli potevi apparire perché sennò la sua libertà ne sarebbe stata intaccata (che poi ci sarebbe la libertà dei desaparecidos trucidati, di quella non ci curiamo perché dobbiamo rispettare quella di Pinochet? E anche la libertà della bambina indonesiana portata via e affogata dalle onde, quella vale meno rispetto alla libertà di… ehm… dello tsunami?). Cavolo, andavi lì e gli dicevi: «Pinochet, non si fa». Te lo dico io – lo so che non vuoi essere presuntuoso perché è un peccato capitale – T’avrebbe dato retta: Sei Dio!

Quando io dico che il libero arbitrio non lo voglio, ma voglio operare solo per il Bene, mi dicono sempre: «ma che vuoi essere, un burattino?». San Paolo, quello che ha fondato la tua Chiesa, era un burattino? Per i persecutori di cristiani il libero arbitrio non vale? Ecco poi: perché a me un’apparizioncina non spetta? Guarda che posso cominciare da domani, a perseguitarli. Anzi, anzi mi vengono mi mente alcuni cristiani che ti potrebbero dire che li perseguito, un paio leggono pure il mio blog, nel caso butta un… cioè… l’occhio (ce n’hai uno solo, vé?) ai commenti per una conferma.

Tanto io lo so come mi risponderai, caro Dio: «È un mistero».
Bella forza. Sempre così. ‘Ste cose non le posso capire. Non è nelle mie possibilità. Non ci arrivo.
Certo che, caro Signor Dio, mi potevi creare un po’ meno scemo.

Nichilista ‘sta cippa

«I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio».
(Benedetto XVI, Angelus di domenica)

“Io sono oggi convinto che la mia condotta sia in accordo con
la volontà del Creatore Onnipotente”.
(Adolf Hitler, Mein Kampf)

Benedetto XVI ci fa o ignora? Hitler non era ateo. Era credente, anzi cattolico. Battezzato, e mai scomunicato (Milingo è stato scomunicato, chi votava il PCI è stato scomunicato, Hitler e Pinochet no). Si professava cattolicissimo («Io sono un cattolico, come lo sono stato, e sempre lo rimarrò»), faceva continuo riferimento a Dio nei suoi discorsi, il motto del Reich era – appunto – Dio è con noi. I suoi sodali lo consideravano “inviato da Dio”, cosiccome vescovi e ferventi cristiani. Salutato dai prelati e benedetto persino dai francescani!

***

Se c’è una cosa che si può facilmente dire di Hitler è che non fosse né relativista, né nichilista inteso come esito dell’esclusione di Dio dall’orizzonte dell’uomo, né libertario:

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«Profonde divergenze esistono tra umanesimo ateo e umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta la storia, ma che con il nichilismo contemporaneo è giunta a un punto cruciale».
(Benedetto XVI, Angelus di domenica)

«Preserveremo e difenderemo i principî su cui la nazione è stata costruita: il Cristianesimo come fondamento della nostra morale, e la famiglia come base della nostra vita nazionale (…), combatteremo una guerra senza sosta contro il nichilismo spirituale, politico e culturale»
(Adolf Hitler, Scioglimento del Reichstag, 1 feb 1933)

«ci sono modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio (…) dall’altra ci sono i santi»
(Benedetto XVI, Angelus di domenica)

“Oggi i cristiani sono alla guida di questo paese. Io non avrò alcun legame con partiti che vogliono annullare la cristianità: noi vogliamo riempire di nuovo la nostra cultura dello spirito cristiano. Vogliamo fare fuori le recenti immoralità nella letteratura, nel teatro, nella stampa. In poche parole vogliamo sconfiggere la venerea immoralità che ha contaminato la nostra cultura e tutto il nostro modo di vivere, come risultato degli eccessi liberali degli anni passati”
(Adolf Hitler, estratto di discorso)

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Il Papa, quindi, dice una cosa scema e infondata. E ciò che mi fa infuriare, potete immaginare, è lo svilimento dell’umanesimo ateo: fra l’altro sono certo che molti cattolici che conosco, anche senza essere credenti, cercherebbero ugualmente di agire per il bene. Sarebbe offensivo per loro pensare il contrario!
Cosa dimostra il fatto che Hitler fosse cristiano? Nulla. Due ovvietà: che nella Bibbia ognuno legge il signficato che più lo aggrada (questo, ad esempio, ci legge che Obama è l’Anticristo), e il fatto che essere cristiano non funzioni da anticorpo al fare del male: ma per questo – molto facile – basta confrontare la storia di santi e martirî del Cristianesimo che fra torture, persecuzioni e uccisioni di infedeli sono riusciti a fare financo peggio di Hitler. Allo stesso modo nessun non-credente con la testa sulle spalle direbbe che sia sufficiente non credere in Dio per non fare del male.

Perché, ovviamente, non bisogna commetere l’errore opposto: Hitler non ha ammazzato 6 milioni di persone perché era cattolico, sarebbe una sciocchezza equivalente a quella per cui Stalin ha ucciso altrettanti milioni di persone in nome del suo ateismo. Sono entrambi dei non sequitur. Dicono anche che Hitler fosse vegetariano, non era il suo vegetarismo ad aver portato a quello sterminio (è tuttavia indubbio che due millennî di antisemitismo di chiaro stampo cristiano abbiano maturato le condizioni per il più grande massacro della storia di quel popolo “deicida”).

Ratzinger ha preso Hitler come esempio estremo di libertà sfrenata, trascurando la caratteristica principale del nazismo: il dogmatismo. Quello che, in misura meno perniciosa, contesto alla Chiesa sui profilattici in Africa. Io credo, invece, che la libertà sia uno dei pochissimi valori in cui possiamo universalmente credere, e considero ciascuna limitazione di essa in nome di qualcosa di diverso dalla felicità di ogni singolo, un abuso da perseguire.

Ciò che mi lascia sempre basito, quando sento qualche religioso parlare dell’uomo “che si sostituisce a Dio”, è come costoro siano talmente dentro al proprio dogma da non rendersi conto di non avere alcun elemento per sostenere di sapere quale sarebbe la volontà di Dio, se esistesse. Nessun elemento in più del loro “sentire” Dio, tanto affine al “sentire” di numerose altre confessioni che, però, sostengono che la volontà di Dio sia tutt’altra.

Se la mia amica Paperina, sciagurata, venisse da me – un libertario nichilista! – a chiedermi se c’è qualcosa di male nell’andare a letto con Paperino, io le risponderei «a me lo chiedi?», e poi «ma fai ciò che vuoi!». Non mi passerebbe per la testa di tirare in ballo l’opinione di Dio. Se, invece, Paperina facesse la stessa domanda a Ratzinger, questi gli risponderebbe «Dio non vuole».
Com’era la storia? Chi è che “si sostituisce a Dio”?