Lunedì degli aneddoti – II – GRA

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

GRA

Perché l’anello che circonda Roma si chiama Grande Raccordo Anulare? Raccordo Anulare, tornerebbe anche, ma grande? Il motivo è particolare, e la sigla – un acrostico – anticipa addirittura il nome: il Direttore Generale dell’Associazione Nazionale AutoStrade, e grande ideatore del progetto, si chiamava Eugenio Gra. Gra sostenne l’idea di un’autostrada che circondasse Roma così ferventemente che tutti, durante la fase costruzione, si riferivano al progetto come “il progetto di Gra” o, più brevemente, come “il Gra”. A costruzione ultimata quel nome fu mantenuto, associando a ogni lettera una parola: Grande Raccordo Anulare, appunto.

[Qui il primo: Brutti e liberi]

Lunedì degli aneddoti – I – Brutti e liberi

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

Brutti e liberi

C’è una tribù ganese, la tribù dei Nankani, che ha una sola parola per dire “brutto” o per dire “libero”. La stessa parola racchiude entrambi i concetti. C’è una ragione storica, ovviamente: nei periodi più spietati del colonialismo, quando la cattura di schiavi africani da portare in America era diffusissima, c’erano periodiche razzìe di individui, che venivano poi imbarcati per essere ridotti in schiavitù. Gli schiavisti erano soliti preferire la migliore “merce”, quella che desse l’impressione di essere più in salute, e più bella: come si fa con le mele al mercato. Resisi conto di ciò, i Nankani cominciarono ad autoinfliggersi orribili deformazioni o a sfregiarsi il viso dimodoché non fossero scelti durante la cernita. Fu così che la stessa parola che configurava una “persona brutta” presto assunse anche il significato di “persona libera”.

Chewing-gum al Viagra

Al di là della facile obiezione sull’interesse d’Israele alla non riproduzione dei palestinesi, questa notizia riproduce in una scala così macchettistica da sembrare farsesca, la piena esattezza delle ossessioni di quelli di Hamas. Il sesso. I Complotti. Gli ebrei. I complotti. Il sesso.

PALESTINIANS-ISRAEL/Ciò che sostiene Hamas è che il Mossad – servizio segreto israeliano – stia infiltrando a Gaza delle gomme da masticare con un principio attivo simile a quello del Viagra, per “corrompere” la gioventù palestinese. Già sulla parola “corruzione” in relazione all’attività sessuale di qualcuno ci sarebbe da scrivere un tomo intero, ma tutto il corredo di teorie cospirazioniste è un marchio onnipresente in quegli ambienti: io lo scrivo da un po’, noi sopravvalutiamo Hamas. Il fatto che Nizar Rayan (in foto), uno degli uomini più importanti di Hamas, ricevuta l’informazione di un bombardamento israeliano, abbia deciso di rimanere nella casa, e – anzi – chiamare a raccolta la propria famiglia,dà la perfetta misura della follia di questi personaggi, accecati dal loro dogma.

Una cosa di cui avevo imparato a non stupirmi più, quand’ero là in Palestina: ci credono davvero. Ci credono alle 72 vergini come premio per i martiri, e questo non perché geneticamente portati al male – ci credeva Mahdi, una delle persone più buone di cuore che abbia conosciuto – per una ragione semplice: perché in quella società nessuno considera ridicolo crederci, e nessuno si comporta come ci si comporterebbe con qualcosa di chiaramente ridicolo. Ed è questo che va cambiato. Non è molto diverso da ciò che succede da noi con la verginità della Madonna. Ma quello, come dogma, se non altro è meno pericoloso.

È questo malinteso concetto di “rispetto” che permette l’esistenza, non residuale, di tali – terribili – idee.

>Sources: 1 2<

Parlo con chiunque, di qualunque cosa

(gratis)

Piazza del Popolo, 12 luglio 2009. Ore 18.30->20.15

Era un sacco di tempo che lo volevo fare. Oggi, domenica, il giorno più adatto. Tardo pomeriggio, quando non fa troppo caldo. E andare.
Dice che “non si parla più”, sarà una cretinata dico io, il problema è che non la si fa mai parlare la gente, e allora vediamo!

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"I talk with anyone about anything (for free)"

Principalmente per vedere l’effetto che fa. È stato un successo strepitoso, in meno di due ore sono venuti quattordici gruppi diversi, e non sono mai stato per più di 3 minuti senza nessuno a parlare. Anzi, si son tutti lamentati che non ho portato abbastanza sedie.
A chi mi chiedeva di cosa si potesse parlare rispondevo che si poteva parlare di cose serie, come il calciomercato della Fiorentina, di cazzate, come il conflitto arabo-israeliano, oppure di problemi che sono nella testa e nel cuore di tutti, come la fecondazione assistita dei fenicotteri nani della Papua Nuova Guinea e delle Isole Kiribati.

Le storie e le facce:

Loro sono Igor e Bogdan, con loro abbiamo parlato di poesia, e ho recitato loro la Quercia del Tasso:

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Con Sara e Ilaria abbiamo parlato dello shopping, degli emo, poi mi hanno chiesto di raccontar loro una barzelletta: ho raccontato loro quella di quello che aveva tre palle, hanno riso.

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Lina mi ha raccontato di lei, del marito morto di recente, e un vecchio pretendente – vecchio di 52 anni fa – prima che lei si sposasse, che l’ha richiamata per farle le condoglianze. Dice che papà, giù in Sicilia, le aveva impedito di sposarlo, e ora era tentata, a mezzabocca, di tornare a Ribera (Agrigento) per rivedere questo Pietro.
Io l’ho cercata di spingere in tutti i modi a smettere di fumare, e ad andare giù in Sicilia da questo suo vecchio grande amore.

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Con Federica e Valerio abbiamo parlato della fine del mondo, decidendo che non arriverà. E poi dei buchi neri. All’inizio avevo detto loro che io potevo assumere qualunque posizione: volevano litigare con un fascista? Facevo il fascista! Volevano discutere con un leghista tifoso del Palermo? Facevo il leghista tifoso del Palermo.
Lui ce l’aveva a morte con le religioni, non ho avuto il cuore di difendere le religioni.

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Domenico ha voluto sapere soltanto di me. Gli ho detto di me.

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Con Christian e Marta abbiamo parlato del mio cognome. In verità ho detto loro di chiamarmi Amadori di nome e Valter di cognome, perché mio nonno si chiamava Valter Walter, poi siccome durante il Fascismo regolarizzavano i nomi stranieri, lo chiamarono Valter Valter, ma tutti si confondevano, andava all’anagrafe e doveva ripetere mille volte nome e cognome, in comune, e doveva ripetersi. Allora ha deciso che tutta la sua progenie si sarebbe chiamata con un cognome, mio padre si chiama Lanfranchi Valter, io mi chiamo Amadori Valter, e se devo decidere un nome per mio figlio (maschio, per le femmine non c’è il problema della confusione) devo decidere un cognome: per esempio io ho pensato di chiamarlo Ariosto. Ariosto di nome, e Valter di cognome.

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Mariangela è brasiliana, è venuta in Italia per amore, ma il suo amore è finito, poi però…

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…sono arrivati Julieta e Tibo, lei argentina e lui francese: non c’è stato verso, a quel punto è diventato un derby Brasile-Argentina-Francia con discussione sul calciatore più forte del mondo. Ronaldo, Batistuta o Zidane. Ovviamente, a mio insindacabile giudizio, ha vinto Batigol.

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Lino e Enrica. Ho detto loro che c’era già stata una Lina, e che mia sorella mi chiama “Lino”, sarebbe il vezzeggiativo di lello. E poi ho spiegato loro, erano di Napoli, perché Roma fosse la città più bella del mondo, sempre la storia della ragazza che si trucca al semaforo e del camionista:

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Marianna, Nasser, Carola, Penelope, Fabiana e Sonia. Mi hanno istruito sull’emozione fugace del fare i commessi, e abbiamo parlato di Nuvolari. Una di loro voleva darmi dei soldi: credo non avesse proprio capito bene lo spirito, ma effettivamente quale spirito?

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Shakespeare, no non è lui. Lui è uno che scrive madrigali, e li canta, si chiamano Giuseppe ed Eleonora, abbiamo parlato di Shakespeare, appunto, dei poeti siciliani, e dell’instabilità come concetto filosofico in relazione allo stendino.
Potevo raccontar loro questo episodio, e me ne son dimenticato.

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Lei è stata la più noiosa, Veronica, del resto era l’unica che conoscevo già. Il dilemma era se fosse più opportuno comprare una Nikon o una Canon, io ricordandomi di Nikoletta ho suggerito la Nikon.

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Lorenzo (a destra), l’altro è Tommaso, aveva un problema con la sua ragazza. Innamoratissimo lui, lei era arrabbiata per una scemata che lui ha fatto (non troppo grave, nesusn tradimento, se mi ha detto la verità). Così gli ho detto tutte le sorprese che le doveva fare per riconquistarla, lui ha preso appunti. Spero che gli vada bene.

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Infine Ivana e Enertina (che nome!), abbiamo parlato dell’insensatezza della gelosia. Abbiamo disquisito, alla fine tutti concordi, del perché essere gelosi significa non essere innamorati. Un finale degno!

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E alle 20.15, mi sono ritenuto soddisfatto e ho sbaraccato.

Ecco l’occorrente – per chi volesse provare di persona: uno stendino, un cartellone, un lenzuolo, due sedie, uno sgabello, un po’ di scotch:

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Qui la postazione appena prima d’andare via:

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Mi son divertito un sacco, solo vedere le facce della gente che passava, valeva il gioco.
Va rifatto, e la prossima volta m’invento qualcosa di nuovo.

Bomb bomb bomb, bomb bomb Iran

Un sacco di gente importante – Sarkozy ieri Obama nei giorni scorsi – negli ultimi tempi, rilascia dichiarazioni su quanto sarebbe dannoso per il mondo un eventuale bombardamento da parte israeliana, dei reattori nucleari iraniani, come successe con l’Iraq di Saddam: sembra, davvero, che l’eventualità sia molto vicina, e qualcuno dice che sarebbe già avvenuta se non ci fossero state le rivolte post-elezione in Iran.

C’è anche da dire, però, che ‘sta cosa viene detta a più riprese da molti esperti: anzi, prima dell’esito delle elezioni negli USA c’erano i più scafati che si dicevano convinti che in caso di vittoria di Obama, Israele avrebbe lanciato l’attacco prima dell’inaugurazione – prima della salita al potere di un’amministrazione meno “amica”. Ovviamente non è successo.

Il titolo è una citazione di John McCain.

Il di dietro di Veronica

Scrivevo qualche mese fa:

Dato che le possibilità che le teorie complottistiche ci azzecchino è dovuta ai grandi numeri, al caso, e più precisamente a una parte del corpo, si è deciso di intitolargli la categoria: Il di dietro.

Non ne sentivo da un po’ di dietrologie, da quando Obama doveva essere ucciso prima di essere eletto, poi appena eletto, poi dopo un mese (a proposito mi sa che sia ancora lì, no?).
Oggi ho letto questa:

Scenari:  Silvio ha paura che Veronica parli. E se a lei capitasse un incidente stradale come a Diana?

Facciamo così, io dico di no, e qui ne serbiamo memoria.

Aggiornamento

Nuove teorie accreditate sulla faccenda Bicicletta bomba: mio nonno (lui dice di aver letto molti libri sul Mossad) sostiene che la bici perforata di colpi sia chiaramente un avvertimento ai miei danni, da parte dei servizi segreti israeliani, che non sarebbero felici del fatto che faccio il volontario in Palestina.

Soltanto che lui ci crede davvero.

Un mese

Sempre per la solita storia che ognuno può sparare la sua fanfaronata dietrologica, sperando d’azzeccarci, tanto nessuno gliene chiederà conto: ricordo a coloro che “non possono eleggere un presidente nero, e se lo eleggono lo ammazzano prima che sia trascorso un mese…” che oggi è un mese. E Obama è vivo, eletto, e lotta insieme a voi.

Inchiodarli al di dietro

Riincigno la categoria il di dietro – quella sulla dietrologia – per riferire la conversazione orecchiata da un amico nell’ascensore di un grande quotidiano: dice il tipo, immaginatelo attempato e canuto redattore vecchia scuola PCI.

(corsivi miei)

Ma vedrai che lo ammazzano. No, non possono (possono chi?) far vincere un nero, faranno sicuramente qualche broglio. S’inventeranno qualcosa per non farlo vincere. Figurati, dài. Ti pare che un nero possa diventare presidente degli USA (guarda che non tutti sono razzisti come te). E se – per sbaglio – ci diventa, beh, sicuro, lo portano a Dallas (anvedi quanto sei colto, ma ancora co ‘sta storia di Kennedy e il complotto?) e lo ammazzano (e dell’uomo sulla luna, che ne dici? Non ci sono andati eh…)..

Il problema di queste cose è che nessuno le sconta, nessuno va a ricordarsi che quello ha detto questa o un’altra idiozia, se Obama fra un anno e mezzo avrà ritirato le truppe dall’Iraq nessuno andrà a inchiodare il dietrologo di classe alla proprie precedenti parole. Cosippoi il giorno che – solo per di dietro – ne azzeccherà una su mille, potrà dire di saperla lunga e “hai visto?”.

Sportivi e Gentilini

Inizio la categoria delle fanfaronate dietrologiche da ricordare, con la più recente, quella per cui era ovvio che l’Olanda avrebbe lasciato la vittoria ai romeni.

Inizia così la categoria archivio dietrologico, perché capita al classico orologio fermo di azzeccare il minuto due volte al giorno, ma per l’orologio ci si ricordano gli altri 1438 minuti, mentre per i di(pi)etristi ci si ricordano solo le due volte che – per avventura – ci azzeccano.

Qui ne serbiamo memoria.

Dato che le possibilità che le teorie complottistiche ci azzecchino è dovuta ai grandi numeri, al caso, e più precisamente a una parte del corpo, si è deciso di intitolargli la categoria: Il di dietro.