Lunedì degli aneddoti – XXIX – Morto un papa

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

Morto un papa

Permettete una volta, negli aneddoti, di raccontare una storia di casa mia, perché – anche se non è storico o accaduto a qualche personaggio celebre – trovo che questa valga la pena di essere raccontata. Talmente ne vale, che sfido il rischio – pressoché certo – che domani mi arrivi un’email dei nonni che si lamentano per l’imprecisione nei particolari di queste memorie («era un albero di albicocche, non di nespole!»).

La mia bisnonna si chiamava Lina, ogni volta che viene rievocata, assieme a lei viene evocata anche la sua proverbiale maestria nel giocare a carte, e soprattutto la sua mefistofelica attitudine nel bluffare: «ho delle carte orribili», diceva sempre Nonna Lina; si vestiva d’una faccia sconsolata e tutti finivano per crederci. Poi in quattro e quattr’otto chiudeva la partita. Ma la volta dopo, ancora, e quella successiva «ho delle carte orribili»: recitava di nuovo la stessa parte, e non ce n’era uno che una buona volta smettesse d’abboccare.

Nonna Lina era sposata con Nonno Vittorio, io non ho conosciuto né l’una né l’altro: forse è stato meglio così perché so che non gli sarei andato troppo a genio – Vittorio era un uomo d’ordine, severo e all’antica. Fascista della prima ora, fece anche la Marcia su Roma, per poi scoprire negli anni Trenta che il Duce non era – né aveva – una promessa mantenuta. Su di lui si racconta della piantina di nespole che aveva piantato negli ultimi anni della sua vita, per farne un albero, anche se ci avrebbe messo decenni a crescere: lui diceva «non le mangerò io, le nespole, ma qualcuno le mangerà per me». (buone!)

Nonno Vittorio era un omone alto quasi 1.85, che per il tempo era tantissimo. Lui e Lina non se li davano neanche gli appuntamenti: non c’erano telefoni, ma che bisogno ce n’era? Quando Vittorio arrivava in piazza, Lina lo vedeva da lontano stagliarsi su tutti gli altri: era il più alto del paese. E si vedevano – o meglio, lei vedeva lui – così.

Nonno Vittorio e Nonna Lina si fidanzarono abbastanza presto. Si racconta che lui fosse molto innamorato di lei. Però successe un fatto: quando Vittorio partì per fare il militare erano ancora fidanzati, con la prospettiva abbastanza concreta di sposarsi al suo ritorno. Durante la leva, però, gli vennero alcuni dubbi, o forse – chissà – dei capricci: si domandava se era davvero sensato quel matrimonio, se quei loro sentimenti fossero genuini, e tanti pensieri più articolati di così. Perciò prese carta e penna e si mise giù a scrivere, e a scrivere, una lunga lettera in cui esprimava alla sua ventura sposa tutti i suoi dubbi, le sue perplessità, le ragioni che lo spingevano a dubitare: che forse questo matrimonio non s’aveva da fare. Tutto ciò senza trascurare la possibile reazione della fidanzata, premurandosi di come Lina avrebbe ricevuto questa lettera, industriandosi a scrivere perché non ne soffrisse troppo, e cercando di metterci tutta la delicatezza di cui le sue corde erano capaci.

E, a onor del vero, di scenate Lina non ne fece proprio. Quando ricevette la lettera, la prese in mano, la lesse da cima a fondo, con attenzione. Poi volle rispondere – prese carta e penna anche lei, e ci scrisse la bellezza di otto parole: «morto un papa se ne fa un altro».
Beh, non si lasciarono più.

(Con rettifica)

[Qui il primo: Brutti e liberi qui il secondo: Grande Raccordo Anulare qui il terzo: Il caso Plutone qui il quarto: I frocioni qui il quinto: Comunisti qui il sesto: La rettorica qui il settimo: Rockall qui l’ottavo: Compagno dove sei? qui il nono: La guerra del Fútbol qui il decimo: Babbo Natale esiste qui l’undicesimo: Caravaggio bruciava di rabbia – qui il dodicesimo: Salvato due volte – qui il tredicesimo: lo sconosciuto che salvò il mondo qui il quattordicesimo: Il barile si ferma qui qui il quindicesimo: Servizî segretissimi qui il sedicesimo: Gagarin, patente e libretto qui il diciassettesimo: La caduta del Muro qui il diciottesimo: Botta di culo qui il diciannovesimo: (Very) Nouvelle Cuisine qui il ventesimo: Il gallo nero qui il ventunesimo: A che ora è la fine del mondo? qui il ventiduesimo: Che bisogno c’è? qui il ventitreesimo: Fare il portoghese qui il ventiquattresimo: Saluti qui il venticinquesimo: La fuga qui il ventiseiesimo: Dumas qui il ventisettesimo: Zzzzzz qui il ventottesimo: Teorema della cacca di cavallo]

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5 Replies to “Lunedì degli aneddoti – XXIX – Morto un papa”

  1. Fantastica!!!! Mi hai fatto morir dal ridere…
    che donna! E’ a questi esempi di donne “di una volta” che dovremmo sipirarci di più, noi cosiddette donne moderne e liberate (da cosa chissà).
    Questa risolutezza e spiccia genuinità e sicurezza di sè vale ben più di mille propagande femministe.
    Grande

  2. @ stellina : curiosa coincidenza….
    La “fantastica” nonna Lina di Giovanni in realtà si chiamava Stella ma tutti la chiamavano Lina diminutivo del vezzeggiativo Stellina

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